Si inaugura oggi, nelle sale di Palazzo Carpegna, nei pressi della Fontana di Trevi a Roma, la mostra di Jim Dine realizzata in occasione della sua elezione ad accademico di San Luca. La mostra, si legge nel comunicato stampa, rappresenta il vicendevole omaggio che l’artista e l’istituzione si scambiano. Ma c’è anche molto di più. È un omaggio di Jim Dine alla forza dell’ispirazione europea, italiana, romana che ha, da sempre, informato la sua longeva attività di pittore, performer, poeta e incisore. Con la quale ha sviluppato un rapporto romantico, che ha portato lungo i decenni con sé nel cuore, compreso quello che ha più volte reiterato nella sua ricerca visiva. Jim Dine nasce nel 1935 a Cincinnati, in quell’Ohio dove, ricorda spesso, «non c’erano opere d’arte», ma un florilegio di riproduzioni di dipinti e sculture di grandi maestri del passato. È sua madre a descrivergli la Venere di Milo. Quasi fosse un racconto della tradizione da tramandare oralmente, di generazione in generazione. Questo è il suo primo incontro con l’arte classica. Con l’arte del vecchio continente, al quale inconsapevolmente già appartiene. Nella quale si è immerso, in lunghi soggiorni. Continui. Ripetuti. Non sorprende, pertanto, anzi, di non trovare nulla della “maniera americana del dipingere” anche nel suo ciclo pittorico inedito Black Paintings, concepito nel 2015 nel suo studio parigino e, da oggi, esposto al piano terra dell’Accademia di San Luca. Sulle sette tele di grande formato che lo compongono, la materia pittorica e le sue cromie sono sature di umori e rimandi a Dürer come a Rembrandt, Giacometti, Degas, Morandi. Anche il gioco di metafore, a cui fanno riferimento pure i differenti titoli delle opere, quali The Joseph Poem, The History of Screams-Bernini, Damaged by a Crack, Mad Dog Swimming, rimandano all’Europa. Ma c’è anche tanto di Roma. Di quel dipinto, per esempio, che lo impressionò con sant’Agata che mostra su un vassoio il suo seno amputato nel martirio, conservato in una chiesetta di Trastevere. Non solo immagini però, anche i riti che scandiscono i ritmi della Città Eterna da secoli fanno la loro parte. C’è qualcosa, in fondo, nei suoi lavori più recenti anche di quella messa a Santa Cecilia a cui Dine partecipò tempo fa, della sua liturgia, dell’aspersione e dell’incensazione. Simboli, allegorie che, come ha lui stesso ha ammesso «erano così ben celebrati da riuscire a sedurmi più di ogni altra cosa avessi potuto vedere (…)». E che alimentano il suo incessante scandaglio dell’interiorità, di cui le sue tele, le sculture e istallazioni sono, appunto, metafore.
Il salone centrale di Palazzo Carpegna completa il percorso espositivo con l’opera “totale” (nella foto in alto e in home) The Flowering Sheets (Poet Singing) presentata al Getty Museum di Los Angeles nel 2008: un’installazione composta da cinque grandi sculture lignee che circondano un gigantesco autoritratto bianco di gesso, poliestere e legno; mentre le pareti sono interamente segnate e scritte da The Flowering Sheets (Poet Singing), il poema composto dallo stesso Dine. Proprio quest’ultimo suo lavoro, il poema, rappresenta invece il passaporto statunitense dell’artista. La sua americanità. Dell’essere americano ciò che più lo fa palpitare è, infatti, l’uso della lingua in rapporto al lessico inglese. La manipolazione possibile sul linguaggio di cui è impastata la trama delle sue poesie. «(…) come se venissero sputate fuori, – ha dichiarato in un’intervista – rimasticate e poi digerite, quello mi piace molto. Ed è questo il motivo per il quale torno sempre in America, altrimenti deciderei di vivere in Europa». (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto e in home: The Flowering Sheets (Poet Singing), 2008-2016. Installazione con più elementi di dimensioni variabili, polistirolo, gesso, legno. Installation view, Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig, 2016. Courtesy l’artista e Richard Gray Gallery, Chicago/New York. Foto: Gunnar Meier
INFO
Opening: ore 18.00
JIM DINE. HOUSE OF WORDS. The Muse and Seven Black Paintings
apertura al pubblico: 27 ottobre 2017-3 febbraio 2018
Accademia Nazionale di San Luca
Palazzo Carpegna, piazza dell’Accademia di San Luca 77, Roma
orari: dal lunedì al sabato: 10.00-19.00 (ultimo ingresso 18.30); domenica chiuso
ingresso gratuito