A San Gimignano, alla Galleria Continua, inaugurano oggi, 22 febbraio, tre nuove mostre: “Evergreen I” con Berlinde De Bruyckere (1964, Belgio) “in dialogue with Old Masters and Salvatore Scarpitta”, “Whiteout” di Marta Spagnoli (1994, Italia) e “The Artist-Collector’S Dream (a nice thing)” di Nedko Solakov (1957, Bulgaria).
Partendo dalla propria passione per il collezionismo, negli spazi della galleria l’artista bulgaro «esporrà una grande installazione realizzata nel 2008 “Some Nice Things to Enjoy While You Are Not Making a Living”. A differenza degli allestimenti fatti in precedenza – al Kunstmuseum di Bonn, al Kunstmuseum St. Gallen e allo S.M.A.K. di Gent -» l’artista ha inviato una lettere a diciannove artisti, viventi e non, per chiedere loro un’opera da aggiungere all’installazione.
Gli artisti coinvolti sono Monica Bonvicini, Geta Bratescu, Daniel Buren, Chen Zhen, Hans-Peter Feldmann, Ceal Floyer, Shilpa Gupta, Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor, Sol LeWitt, Andrei Monastyrski, Rudi Ninov, Dan Perjovschi, Raymond Pettibon, Carol Rama, Karin Sander, Roman Signer, Dimitar Solakov e Artur Zmijewski.
Attraverso questa operazione Solakov gioca contemporaneamente ruoli diversi: «artista, collezionista, artefice della realizzazione di uno dei suoi sogni», l’intero progetto nasce, infatti, «dal desiderio di Solakov di arricchire, anche se solo temporaneamente, la sua collezione con opere più grandi o semplicemente diverse, instaurando con gli autori un dialogo», che in alcuni casi è andato al di là del prestito e, come per Daniel Buren e Dan Perjovschi, si è tradotto in interventi ad hoc, ha spiegato la galleria.
«Noi, io e mia moglie, collezioniamo principalmente disegni. Il disegno è un media che racconta molto dell’artista che lo ha realizzato, davvero molto. E amo osservare l’energia peculiare dei lavori degli altri artisti e “collezionarla”. Il desiderio di toccare e contemplare quell’energia è alla base del nostro collezionare».
«Sì, c’è l’arte attorno a noi, nel luogo in cui viviamo. Non abbiamo mai esposto le opere in uno spazio pubblico. Soltanto una volta, in occasione dell’otto marzo, abbiamo esposto i lavori delle artiste della nostra collezione, circa quaranta nomi».
«In realtà non ho mai calcolato esattamente quante opere e quanti artisti sono presenti nella nostra collezione. Suppongo siano tra i 150 e i 200, ma potrebbero essere di più. Vi ho inviato le immagini delle pareti del mio salotto. Quando mi rilasso sul mio divano posso contemplare disegni e collage di Marcel van Eeden, Yoshitomo Nara, Joep Van Lieshout, Raymond Pettibon, Emily Jacir, Paul McCarthy, Mark Dion, Lawrence Wiener, John Bock, Jonathan Monk, Biris Michaylov, Hans-Peter Feldmann, Andro Wekua, Thomas Hirschhorn, Stephan Balkenhol, Roman Ondak, Jimmie Durham, Gelitin, Wim Delvoye, Karin Sander, Eric van Lieshaut, Heimo Zobernig, Peter Kogler, per nominare solo alcuni di loro. Perché ho invitato proprio quei sedici? Puro istinto. Semplicemente ho percepito di avere necessità di una selezione molto differente».
«Non propriamente. Non sono un curatore. La mostra è “creata” da me, non esattamente curata».
«I lavori di Carol Rama sono molto costosi, e anche quelli di Anish Kapoor. Se Chen Zhen fosse vivo avrei la possibilità di fare uno scambio con lui».
«Con Chen Zhen siamo stati in diverse mostre insieme. Non con Carol Rama. E anche in alcune collettive con Geta Bratescu, che ho avuto il grande piacere di andare a trovare nel suo studio alcuni anni fa».
«Galleria Continua ha chiesto a Hauser and Wirth per Bratescu, con un art dealer di Torino per Rama e le opere di Chen Zhen sono gestite dalla Galleria Continua».
«La risposta, per dirlo nel modo più professionale possibile, è che dico sempre che io racconto storie nello spazio e quindi spazi così diversi nella galleria di San Gimignano sono perfetti per un progetto come questo».
«Ci sono molteplici livelli di testi. C’è un testo principali, poi ci sono tutti i testi correlati con e componenti di “Some Nice Things to Enjoy While You Are Not Making a Living” (scritti con un grosso pennarello nero, e poi ci sono le piccole storie su ciascuno degli artisti invitati (con un pennarello nero più sottile)».
«Tutti gli elementi che compongono questa grande installazione contribuiscono a dare piacere, ma c’è sempre una sorta di limitazione a questo piacere».
«Sì, il tempo trascorso visitando una mostra o un museo è differente. Non è mai sprecato, anche se la mostra è noiosa».
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