Con “NO, NO? NO. NO!”, mostra personale dell’artista sino-malese H.H. Lim, a cura di Sabino Maria Frassà, Gaggenau si unisce agli appuntamenti del Fuorisalone 2023 trasformandosi in un incubatore di energia e contaminazione creativa proprio in occasione dell’attesissima Milano Design Week.
«Queste opere sono per Lim un pretesto per riflettere ancora una volta sul significato liquido delle parole e sul ruolo del design nella società contemporanea. In un modo giocoso e quasi infantile l’artista vuole condurre l’essere umano al ritrovamento di una connessione autentica con se stesso e con gli altri, e lo fa anche attraverso gli oggetti di design che entrano a far parte delle sue performance. Dal suo punto di vista, infatti, il design ha la capacità di permettere al corpo di concentrarsi e allinearsi alla mente», afferma Frassà.
La mostra, allestita su entrambi i piani dello showroom milanese, propone una selezione di opere che si collocano lungo due assi, reciprocamente dipendenti, ai cui estremi troviamo la partecipazione e l’estraneità, l’idea e l’azione. Possiamo servirci di questi assi per capire, storicamente e culturalmente, il significato che Lim affida alla parola. Quante parole pronunciamo in un giorno? Quante sono necessarie a esprimere e catturare il flusso dei nostri pensieri? E a quante saremmo disposti a rinunciare in un ipotetico esercizio di digiuno della parola?
Gli interrogativi di Lim toccano tutte le sfere dell’umano, ponendo in essere un’interessante vicinanza tra la performance, la scultura e la pittura. A metterle in relazione, sorprendentemente, è qualcosa di tanto comune quanto effimero: la parola. È lecito chiedersi se il significato di una parola risieda in ciò che esprime, nei gesti e nei processi che la accompagnano, o se invece sia essa guidata da uno schema concettuale. La risposta di Lim è molto chiara: «la parola è un dono, la parola è assai potente, ma ha bisogno di un corpo per vivere».
Ecco allora che i quadri, la performance e le sitting sculptures di Lim esprimono l’uso patologico delle parole, diverso dall’uso fisiologico corretto delle espressioni secondo la grammatica o logica dei termini chiarendo le regole dei giochi linguistici. Ci abbiamo mai pensato, per esempio, a come cambia il significato di una semplice espressione come “no”? Una virgola, un punto di domanda, un punto o un punto esclamativo intervengono irreversibilmente nel messaggio che la parola veicola. La riflessione è estremamente attuale se proviamo ad ampliarla ed estenderla oltre il sistema dell’arte nel mondo tout court. La pandemia, la guerra, quanto hanno inciso le parole?
La risposta di Lim di fronte alla grandezza, che ubriaca e disorienta, della parola è il silenzio, inteso come azzeramento e reso, artisticamente, attraverso un semplice oggetto, una sedia. Che cosa rappresenti la sedia per l’artista è lui stesso a dirlo: «la sedia è una compagna di viaggio, più fedele di un amico, la sedia è un’ombra, la sedia è quanto di più prossimo ha con sé ogni essere umano». Ci sediamo per mangiare, per chiacchierare, per riflettere, per creare, per riposare. Possiamo esserne inconsapevoli ma niente, più della sedia, accoglie il nostro essere più intimo.
Riconoscendo nella sedia quanto di più reale, famigliare e vero esista, Lim svela la sua più geniale connessione: come la parola così la sedia, entrambe hanno bisogno di un corpo per vivere, per essere connotate funzionalmente secondo le rispettive relazioni di produzione e consumo. Una delle sedie esposte ha una struttura in legno e la seduta fusa in alluminio, sopra leggiamo “PUNTO DI VISTA”. La connessione è inusuale, ma estremamente a portata umana, senza discriminazione alcuna: ognuno di noi è corpo e dà vita alle parole, ognuno di noi ha il proprio punto di vista, ma sedendoci adottiamo il punto di vista di Lim. Riuscirci dipende solo dalla nostra mente: ce lo consentirà?
Provando a considerare “NO, NO? NO. NO!” Come il risultato della somma di idea e azione riusciremo ad andare oltre la semplice descrizione per comprendere la portata estetica, la natura e la qualità dei processi coinvolti nell’azione. La modalità con cui questa viene immaginata o agita influenza la nostra posizione rispetto a essa.
La risposta sarà silenziosa, non urlata, non propagandata, non aggressiva ma sorprendentemente armonica e pacifica, per quanto sconosciuta, apparentemente caotica. Ma è un novuo equilibrio, che necessita di forza e di concentrazione.
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