Mentre fino al 15 marzo al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, a Prato, sono aperte al pubblico le mostre “بيت Bayt” di Mario Rizzi e “Romanistan” di Luca Vitone e, fino al 3 maggio, “The Missing Planet. Visioni e revisioni dei ‘tempi sovietici’ dalle collezioni del Centro Pecci ed altre raccolte”, l’istituzione ha reso nota la propria programmazione fino a febbraio 2021:
Questo progetto espositivo, a cura di Cristiana Perrella, «propone un dialogo tra le opere di Francesco Vezzoli, le ceramiche realizzate da Gio Ponti durante la sua collaborazione con la manifattura Richard-Ginori e alcuni lavori del designer e artista Martino Gamper».
«Attraverso la più recente generazione di artisti, “Protext!”, a cura di Camilla Mozzato e Marta Papini, prende in considerazione il tessuto e le sue diverse declinazioni formali come pratica artistica trasgressiva, e ne esplora il ruolo in prima linea nei dibattiti critici su autorialità, identità queer e appartenenza, sulle modalità di produzione e il cambiamento ambientale, e come resistenza all’ordine costituito».
Curata da Luca Lo Pinto, «è la prima grande mostra in Italia dedicata all’opera fondamentale di Simone Forti. […] La mostra, sviluppata in stretta collaborazione con l’artista, si propone di offrire una panoramica dell’ampia gamma creativa che definisce la sua pratica che copre una carriera artistica che dura da sessant’anni. La mostra include performance, fotografie e opere su carta, installazioni, ologrammi e opere audio ed è accompagnata da una colonna sonora commissionata per l’occasione che comprende la lettura degli scritti di Simone, le sue canzoni e i brani tratti dall’album “Al di Là” e che saranno riprodotti in tutto lo spazio offrendo una visione alternativa delle immagini dell’artista e sulle opere esposte.
“Senza Fretta” è concepita come un grande paesaggio con uno speciale display progettato da Forti che esprime una cornice cronologica optando per una coreografia intuitiva, che mostra l’evoluzione naturale e lo scambio tra danza, film, disegno, suono e scrittura».
Questo progetto espositivo, a cura di Cristiana Perrella, «indaga una nuova generazione di artisti provenienti dalla Cina di oggi, ma anche artisti di origine cinese cresciuti altrove o che in Cina si sono formati, nati fra i primi anni ‘80 e la fine degli anni ‘90 e identificati da demografi, sociologi ed esperti di marketing occidentali come Generazione Y, Millennial Generation, Generation Next o Net Generation».
A cura di Francesco Urbano Ragazzi e Milovan Farronato, co-prodotta con Centre d’Art Contemporain Genève, in collaborazione con La Casa Encendida di Madrid e Kiosk di Gent, questo articolato progetto di ricerca «è la prima retrospettiva dedicata all’opera di Chiara Fumai […]. A tre anni dalla prematura scomparsa dell’artista, un team di curatori internazionali, Francesco Urbano Ragazzi e Milovan Farronato in collaborazione con Andrea Bellini, Cristiana Perrella, Monica Carroquino e Wim Waelput, si sono riuniti per diffondere la sua eredità culturale e canonizzare il suo messaggio. La mostra avrà un ruolo decisivo nell’indagine di una personalità che ha contribuito a sviluppare sia i linguaggi della performance sia l’estetica femminista del XXI secolo. Il progetto allestitivo si pone il doppio obiettivo di ordinare cronologicamente la carriera di Fumai, mostrando allo stesso tempo come quella dell’artista fosse una pratica cross-mediale che ha incluso videoinstallazioni, ambienti sonori, wall drawing, collage e sculture».
Si tratta della prima mostra personale in Italia, a cura di Camilla Mozzato e Tommaso Speretta, di Sister Corita Kent (Fort Dodge, Iowa, 1918 – Boston, 1986), «suora […], artista e attivista della giustizia sociale, che opera a partire dagli anni ‘50 in California.
Il lavoro di Sister Corita evolve da figurativo e religioso fino a incorporare immagini pubblicitarie e slogan, testi di canzoni popolari, versi biblici e letteratura, per diventare, a partire dagli anni ’60, sempre più rivolto ad una riflessione di protesta sulla povertà, il razzismo e l’ingiustizia.
La mostra indaga sia la produzione artistica, con un’accurata selezione tra oltre 800 edizioni serigrafiche, migliaia di acquerelli e innumerevoli commissioni pubbliche e private, sia la figura politica di Sister Corita Kent attraverso la restituzione di una ricerca documentale, interviste, fotografie e materiali d’archivio».
La mostra, a cura di Stefano Pezzato «sarà incentrata su decine di opere della collezione del Centro Pecci, dalle ricerche di Poesia Visiva donate al museo da Carlo Palli all’installazione di Barbara Kruger e alla recente opera neon di Martin Creed, integrandole con altre opere provenienti da importanti collezioni e istituzioni italiane e internazionali per comporre un’ampia ricognizione sull’uso molteplice e sperimentale delle parole da parte degli artisti contemporanei. Decine di lavori di autori italiani e internazionali copriranno un arco temporale dagli anni ’60 del XX secolo a oggi, decenni dominati dall’impiego di mezzi e tecniche di comunicazione avanzati».
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