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‘Palazzo Monti Degree Show’. Intervista a Edoardo Monti

di - 1 Ottobre 2020
A Brescia il 3 ottobre inaugurerà la prima edizione di “Palazzo Monti Degree Show”, progetto ideato e curato da Edoardo Monti.
«Il focus di “Palazzo Monti Degree Show” è offrire a un artista emergente, ancora in fase di studio, la possibilità di realizzare una mostra in un contesto istituzionale con un pubblico dedicato, attivando un dialogo con un luogo speciale, vissuto da altri artisti che qui hanno lasciato tracce e opere», ha spiegato l’organizzazione.
Palazzo Monti mette, quindi, a disposizione le due sale espositive del piano nobile per esporre, fino al 24 ottobre, le opere dei finalisti selezionati da una giuria tra le oltre cento candidature di studenti delle Accademie e Scuole d’Arte italiane.
Edoardo Monti, ph. Federica Simoni, courtesy Palazzo Monti

Intervista a Edoardo Monti

Tempo fa, in una conversazione, ti chiesi, punzecchiandoti, di mantenere quella visione “pura” che hai nei confronti dell’arte, che va un po’ fuori dai sistemi, poiché segui quello che ti piace, in maniera molto soggettiva. A distanza di tempo pare che tu abbia consolidato questa linea: a Palazzo Monti, anche dopo le contingenze dovute al lockdown, sei riuscito ad alternare la residenza invitando artisti più svariati: pittori, scultori, designer, ovviamente focalizzandoti, per via della pandemia appunto, su tanti italiani. Hai deciso di proseguire il percorso impostandolo così, o è un tragitto più casuale?

«Credo sia necessario mantenere questo percorso per rimanere consistenti nell’offerta culturale che offriamo non solo ai visitatori, ma agli stessi artisti in residenza. È bellissimo partecipare in prima persona alle dinamiche di amicizia, supporto e confronto che avvengono durante i mesi di residenza tra artisti di svariate provenienze, che utilizzano materiali e pratiche varie e, soprattutto, che si trovano a punti diversi della loro carriera. Proprio in questi giorni, ad esempio, ospitiamo Sofie Muller, classe 1974, un’artista belga con alle spalle un’eccellente carriera tra biennali, mostre museali e gallerie in giro per il mondo, e Alan Silvestri, studente fresco dell’Accademia di Urbino, classe 1996. L’unica cosa che accomuna tutti gli artisti, invitati o selezionati, è un’attitudine alla ricerca di novità con la voglia di mettersi in gioco e un’energia positiva che rende il palazzo un luogo in costante evoluzione».

Opera di Roberto Picchi, courtesy l’artista e Palazzo Monti
Il “Degree Show”, il nuovo progetto che inaugurerai a breve tra le mura di Palazzo Monti, è un’altra conferma del tuo interesse verso gli artisti giovani, emergenti e ancora non alle prese con un sistema più o meno consolidato. Come è nato il progetto? Chi sono i suoi attori?

«Il “Degree Show” è nato durante una delle molte visite alle Accademie italiane che ho svolto nel 2019. È impossibile che non ci sia una Scuola o Accademia che organizzi un degree show come si deve, al pari di tante altre Accademie in giro per il mondo. Certamente esistono eventi e mostre che studenti e professori organizzano per presentare le produzioni a fine anno, ma, parlandoci onestamente: nessun curatore, collezionista o gallerista ha interesse ad andarci. E il risultato purtroppo è quello di un saggio di fine anno per studenti e i loro genitori, invece che una prima opportunità per mettersi in gioco lavorativamente. Sono consapevole del fatto che Palazzo Monti non possa risolvere il problema, ma abbiamo gettato questa sfida, ampliando il progetto a livello nazionale e mettendoci in prima linea. È importante offrire a giovani talenti, ancora in fase di studio, la possibilità di realizzare una mostra in un contesto istituzionale con un pubblico dedicato, attivando un dialogo con un luogo speciale, vissuto da altri artisti che qui hanno lasciato tracce e opere. Nel dettaglio: presentare un portfolio ben strutturato; saper scrivere e parlare di se stessi e dei propri lavori; saper interagire con un curatore per la scelta delle opere; iniziare a tessere legami e relazioni con curatori, gallerie e collezionisti.
L’invito è stato mandato a tutte le Scuole e Accademie d’Arte, coinvolgendo studenti dal primo all’ultimo anno. Oltre 100 studenti hanno fatto richiesta, e 17 sono stati selezionati dal Board di Palazzo Monti., ovvero Erin Kim (Direttore a Mana Contemporary), Anne-Claire Morel (Art Collections Manager – Artiq) ed io, con tre ospiti italiani. È fantastico vedere come i vincitori siano così ben distribuiti uniformemente sul territorio nazionale, e lavorino con pittura, scultura, performance e fotografia».

E chi sono i vincitori?

«Di seguito le studentesse e gli studenti vincitori, tutti degli anni Novanta: Clarissa Baldassarri (1994), Ambra Castagnetti (1993), Ludovico Colombo (1998), Stefano De Paolis (1992), Alessandro Di Lorenzo (1997), Giacomo Giannantonio (1998), Andrea Mauti (1999), Jimmy Milani (1995), Viola Morini (1997), Andrea Noviello (1996), Simon Pellegrini (1997), Roby Picchi (1996), Cristina Pozzan (995), Samuel Rosi (1995), Giovanni Rossi (1996), Alan Silvestri (1996), Orsola Zane (1997)».

Opera di Ambra Castegnetti, courtesy l’artista e Palazzo Monti
Palazzo Monti è una dimora riconosciuta, soprattutto in un ambiente giovane e anche internazionale, come una istituzione italiana. La consideri tale?

«Ci riconosciamo pienamente in questa definizione. L’obiettivo per i prossimi anni è quello di continuare a ospitare artisti affermati in parallelo a giovani talenti, così da poter mantenere attivo questo scambio di esperienze e conoscenze. Pensiamo di ridurre leggermente il numero degli artisti ospitati, semplicemente per poter dedicare più tempo e risorse ai singoli residenti. Infine, è importante continuare a tessere e coltivare le nostre relazioni internazionali, che da anni abbiamo con istituzioni, gallerie e musei, così da poter contribuire al Sistema Italiano in supporto ai talenti italiani e a tutta la comunità di Palazzo Monti».

Interno di Palazzo Monti, courtesy Palazzo Monti
Quali saranno i prossimi progetti curatoriali? E le residenze si ri-apriranno agli artisti che provengono dall’estero?

«Il 18 ottobre aprirà a Mana Contemporary a New York ‘Transatlantico’, la prima retrospettiva che vede crescere il nostro viaggio curatoriale all’interno di un centro culturale internazionale. La mostra vuole onorare gli oltre 150 artisti che sono stati ospitati e accolti da ogni angolo del mondo, rispecchiando questo spirito di inclusività all’interno di una comunità creativa globale.
Seguirà il 31 ottobre la mostra ‘Complesso della Mummia’, progetto curatoriale di Matteo Pollini coi lavori di Gabriele Beveridge, Paul Chapellier, Gabriella Hirst, Oliver Laric e Giusy Pirrotta.
Completeremo il programma del 2020 con una mostra a dicembre che presenti tutti gli artisti italiani ospitati da maggio: Thomas Braida, Valerio Nicolai, Linda Carrara, Leonardo Pellicanò, Ambra Castagnetti, Ludovica Anversa, Giulio Scalisi, Alan Silvestri, Roberto Patella, Francesco Cima, Roberto Picchi, Andrea Bocca e Giuseppe di Liberto.
Le residenze ospitano già da settembre artisti internazionali, come appunto Sofie Muller».

Interno di Palazzo Monti, ph. Filippo Bamberghi, courtesy Palazzo Monti

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Tag: Accademia di Belle Arti di Urbino Alan Silvestri Alessandro di Lorenzo Ambra Castagnetti Andrea Bocca andrea mauti Andrea Noviello Anne-Claire Morel Clarissa Baldassarri Cristina Pozzan Edoardo Monti Erin Kim Francesco Cima Gabriele Beveridge Gabriella Hirst Giacomo Giannantonio Giovanni Rossi giulio scalisi Giuseppe di Liberto Giusy Pirrotta Jimmy Milani Leonardo Pellicanò Linda Carrara Ludovica Anversa Ludovico Colombo Mana Contemporary Matteo Pollini Oliver Laric Orsola Zane Palazzo Monti Paul Chapellier Roberto Patella Roberto Picchi Roby Picchi Samuel Rosi Simon Pellegrini Sofie Muller Stefano De Paolis Thomas Braida Valerio Nicolai Viola Morini

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