Se bellezza e verità ci sono apparse negli ultimi tempi quanto mai distanti, la visita alla mostra di Peter Lindbergh (1944, Leszno, Polonia – 2019, Parigi) non può che rivelarsi una confortante ed entusiasmante scoperta di quanto di più straordinario possa circondarci.
Da oggi, 13 maggio, al 13 agosto 2021 gli spazi dell’Artiglieria di via Verdi 5 a Torino ospitano la mostra “Peter Lindbergh: Untold Stories”, organizzata da Paratissima, nel suo nuovo corso direzionale e di programmazione.
Olga Gambari, Direttrice artistica di Paratissima, definisce la mostra come un «omaggio, un ritratto e un autoritratto» del fotografo tedesco. Il progetto, infatti, era stato voluto e curato da Lindbergh in prima persona, e concepito in tre capitoli, partendo da “Manifest”, installazione monumentale in apertura, per poi proseguire nel cuore dell’archivio fotografico e terminare con la toccante video installazione “Testament” (2014).
Il corpo centrale della mostra racchiude 140 scatti fotografici d’archivio, noti e inediti, di moda ma non in senso stretto: se è vero che agli inizi degli anni Novanta la sua scelta stilistica fu del tutto innovativa e collocabile per soggetti e fruitori nel mondo della moda, dall’altro lato la sua ricerca non può considerarsi limitata a questo, e ciò lo dimostra un contesto come quello di “Untold Stories”, in cui le immagini riprendono consistenza, attualità e contemporaneità.
Anton Corbijn, fortemente legato al Lindbergh e curatore della mostra “MOOD” per Paratissima prevista per il prossimo autunno, ha parlato di amore per le persone fotografate come uno dei criteri distintivi della ricerca del fotografo. Lindbergh si impegnava ad andare oltre, verso una intimità e una empatia per i suoi soggetti che vengono evocati con coraggio dagli scatti contrastati e per certi versi polverosi che richiamano il suo luogo d’origine.
Le fotografie più note che ritraggono modelle e attori sono scatti senza postproduzione e che vogliono dare un volto alla bellezza dell’essere umano in quanto tale, e questo approccio accompagna lo spettatore in ogni singolo scatto o “set fotografico”, in una costante ricerca della verità e realtà. Dobbiamo dimenticarci dell’apparenza in senso ampio.
Il risultato è sublime.
Anche nella video installazione “Testament”, l’empatia verso l’essere umano e la sua condizione ci accompagna con toccante delicatezza. Il condannato a morte Elmer Carroll osserva il suo riflesso per 35 minuti in un momento di profonda introspezione, con una parallela e fortissima umanità che dall’altro lato ci vuole trasmettere Lindbergh, ponendo l’accento sulla casualità delle nostre origini e sotto un certo punto di vista delle nostre vite, che talvolta ci plasma con risvolti crudeli e drammatici.
Con questa mostra, dunque, inizia quello che è stata definita dalla Presidente, Laura Milani, «una dichiarazione di impegno per il futuro», con lo sviluppo di un programma che comprenderà l’arte emergente, ma anche grandi mostre al fine di creare un dialogo costante con il pubblico.
Il desiderio di sinergia è quello che ha portato alla collaborazione tra Paratissima, la Peter Lindbergh Foundation di Parigi e il Kunstpalast di Dusseldorf. Non solo, perché le grandi mostre sosterranno la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, diretta di GianMarco Sala, tramite la donazione di 1 euro per ogni biglietto (#più1europerlaricerca).
Parliamo quindi di grandi sogni.
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