Presso Gagosian Roma, “Pat Steir: Paintings” è una mostra sulle più recenti opere dell’artista americana. Con questa serie di nuovi dipinti, Pat Steir torna a Roma dopo quasi vent’anni dall’ultima mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (“D’acqua e d’aria”, 2003) e dalla bipersonale del 2014 con David Tremlett. Donna alla ribalta nella scena artistica newyorkese degli anni ’70, perlopiù popolata da uomini, Pat Steir ha una carriera di oltre cinquant’anni ed è ancora oggi una presenza importante nella pittura contemporanea.
Dopo aver sperimentato con l’associazione di immagini iconiche a testi, con il Concettualismo e con il Minimalismo, nella metà degli anni ’80 Pat Steir ha cambiato il suo approccio alla pittura, traendo ispirazione dall’arte e dalla filosofia dell’estremo oriente. Dando grande spazio al cromatismo, in tele spesso monumentali l’artista americana coagula in colori impressioni di luce, sensazioni naturali. Anche dalla natura la pittura di Pat Steir si lascia condurre, tra intenzione e improvvisazione: dopo esser stata versata, spruzzata o spazzolata sulla tela, cola in rivoli guidati dalla forza di gravità e dal caso. È un caso che rimanda alla casualità di John Cage, quella da lui adottata nella composizione musicale.
Accanto a Cage, gli altri riferimenti di Pat Steir si trovano oltre i confini del continente americano: il pensiero del buddismo zen e del Daoismo, la calligrafia e la pittura a inchiostro dei cinesi “literati”. Una pittura dalle origini antiche, come ha spiegato Louise Neri, che impiega inchiostro nero in composizioni tipicamente monocromatiche in cui le sfumature sono date da virtuose pennellate. Scopo di questa pittura è trasmettere l’essenza di un qualcosa che si è percepito, ed è proprio quello che Pat Steir fa con le sue opere alla Gagosian. È un lavoro che prende le mosse da Color Wheel (2019), una serie di trenta dipinti su larga scala che indagano le dinamiche binarie del colore. Un progetto che l’artista ha presentato tra il 2019 e il 2021 all’ Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington.
Caso, colori e, prima di questi, il gesto: è così che Pat Steir assembla le sue enormi composizioni pittoriche. Di più, è anche la dimensione del tempo a entrare nelle sue tele: strati su strati si sovrappongono al di sotto delle stesure orizzontali di colore. Sono questi fondi, le cui increspature e i cui rivoli sono più visibili all’avvicinarsi, a mostrarci la storia di un’opera, il suo stratificarsi nel tempo. «Una volta che ho iniziato a versare la pittura non si può tornare indietro – non la si può togliere. È lì. Posso ricominciare, ma non posso modificare ciò che ho fatto. Come nella vita».
Winter evening, Small many, Small Rainbow, Winter Daylight: stagioni, luci ed elementi naturali si susseguono sulle pareti di Gagosian Roma. Qui, tre grandi tele nere ricoprono una parete curva della stanza ovale, dove fanno da contrappunto ai grandi spazi di luce che si aprono dalle finestre della parete opposta. Tre tele nere ricoperte di bianchi che raccontano la caduta dell’acqua e la notte: One Afternoon, Raindrop, Night. Tra tutte le opere in mostra, realizzate tra il 2021 e il 2022, il gesto pittorico di Pat Steir narra anche di Roma, una città piena di ricordi per lei, nei colori di un arcobaleno intenso dell’opera realizzata appositamente per questa occasione, Roman Rainbow.
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