Corre l’anno 1917. È il mese di febbraio e, in Europa, imperversa tra sangue e distruzione la Grande Guerra. Pablo Picasso ha solo 36 anni, ma è già una star. Il geniale alfiere della rivoluzione cubista. E giunge, per la prima volta, in Italia. Dove rimane meno di otto settimane. Ma tanto basta a cambiare per sempre la sua arte, e non solo. È in compagnia dello scrittore e drammaturgo Jean Cocteau e del compositore Igor Stravinsky, al seguito della compagnia dei Balletti Russi di Sergej Djaghilev. Mentre lavora ai costumi e alle scene della compagnia, conosce Olga Kochlova, la prima ballerina, che diverrà la sua prima moglie. Ma questo è anche il tempo che segna il suo incontro con l’arte etrusca, con gli affreschi (tra cui quelli erotici) di Pompei, così come con il Rinascimento romano e la rivoluzionaria avanguardia tutta nostrana del Futurismo. E con quel patrimonio demo-antropologico che informa la cultura “popolare” e quelle sue espressioni che, dalle strade di Napoli conducono alla Commedia dell’Arte, da Arlecchino agli spettacoli di marionette, passando per le cartoline con le giovani donne, come le proverbiali Ciociare, con il tipico costume tradizionale.
A cento anni da questo viaggio che tanto avrebbe segnato la sua arte, a cominciare dagli anni del dopoguerra, le Scuderie del Quirinale celebrano Pablo Picasso con una grande mostra che conclude le manifestazioni, aperte nella primavera scorsa, dedicate al Gran Tour dell’artista spagnolo nel nostro paese. Dal Ritratto di Olga in poltrona a quello di Paul, il loro figlio, vestito da Arlecchino; da L’italiana alla natura morta Chitarra, bottiglia, frutta, piatto e bicchiere su tavola, alle Due donne che corrono sulla spiaggia. Stiamo parlando di un’esposizione di oltre 100 opere provenienti da più di 50 prestatori europei, nordamericani e giapponesi, dal Musée Picasso e dal Centre Pompidou di Parigi alla Tate di Londra, dal MoMa e dal Metropolitan Museum di New York al Museum Berggruen di Berlino, dalla Fundació Museu Picasso di Barcellona al Guggenheim di New York. Non solo prestatori d’eccellenza. Perché il curatore non è da meno. Si tratta di Olivier Berggruen, membro del comitato scientifico del Musée Picasso di Parigi, nonché proprietario dell’omonimo museo e figlio dei coniugi Berggruen, grandi collezionisti, amici dell’artista e suoi mercanti di fiducia.
E non è ancora tutto. Perché per la prima volta, infatti, a Palazzo Barberini, nel salone affrescato da Pietro da Cortona, viene contestualmente esposta Parade, l’immensa tela di Picasso, lunga 17 metri e alta 11, dipinta come sipario per il balletto teatrale omonimo, ideato da Jean Cocteau e rappresentato per la prima volta a Parigi al Théâtre du Châtelet il 18 maggio 1917. Esito della collaborazione tra l’impresario Sergej Djagilev, il musicista Erik Satie, il coreografo Léonide Massine e, soprattutto, Picasso, che concepì l’idea del sipario proprio a Roma, durante il suo viaggio in Italia in cerca di ispirazione. (Cesare Biasini Selvaggi)
In home e in alto:
Pablo Picasso
Sipario per il balletto “Parade”, 1917
Tempera su tela, 1.050 x 1.640 cm
Musée National d’Art Moderne
Centre Georges Pompidou, Parigi
© Succession Picasso, by SIAE 2017
INFO
PICASSO. Tra Cubismo e Classicismo: 1915-1925
Dal 22 settembre 2017 al 21 gennaio 2018
Le Scuderie del Quirinale
via XXIV Maggio, 16 – Roma
Da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00
Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura