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Domani, 19 settembre, a Palazzo de’ Rossi Fondazione Pistoia Musei inaugura “Pistoia Novecento. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra”, a cura di Alessandra Acocella, Annamaria Iacuzzi, Caterina Toschi: oltre 70 le opere per il secondo capitolo del progetto “Pistoia Novecento”, allestimento temporaneo a lungo termine dedicato alla collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei con opere delle collezioni di Fondazione Caript e Intesa Sanpaolo (già Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia), pensato per rileggere in modo molto approfondito il panorama artistico e del design pistoiese del secolo scorso.
A fine agosto si è conclusa la prima parte del progetto, dedicata alla prima metà del Novecento, ora, fino ad agosto 2021, con “Pistoia Novecento. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra” l’attenzione si sposta sulla seconda metà del secolo.
In mostra, oltre alle opere di autori pistoiesi presenti nella collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei, alcuni lavori di artisti non locali ma che sono entrati in rapporto con l’ambiente locale e prestiti da collezioni pubbliche e private. A completare il percorso espositivo anche una ricca selezione di documenti, con fotografie, lettere, manifesti, inviti, video.
Tra gli autori in mostra Archizoom, Roberto Barni, Sigfrido Bartolini, Vinicio Berti, Massimo Biagi, Franco Bovani, Umberto Buscioni, Sergio Cammilli, Alfiero Capellini, Gianfranco Chiavacci, Andrea Dami, Agenore Fabbri, Alfredo Fabbri, Aldo Frosini, Giuseppe Gavazzi, Valerio Gelli, Donatella Giuntoli, Remo Gordigiani, Renato Guttuso, Mirando Iacomelli, Lando Landini, Marcello Lucarelli, Fernando Melani, Francesco Melani, Eugenio Miccini, Adolfo Natalini, Gualtiero Nativi, Mario Nigro, Renato Ranaldi, Gianni Ruffi, Giorgio Ulivi, Jorio Vivarelli, Corrado Zanzotto.
Alessandra Acocella, Annamaria Iacuzzi, Caterina Toschi, curatrici di “Pistoia Novecento”, ci hanno raccontato il progetto.
Inaugura oggi il secondo capitolo dell’ampio progetto “Pistoia Novecento”. Come è nato questo grande progetto e come si articola?
«Si tratta della curatela dell’allestimento temporaneo a lungo termine della collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei con opere delle collezioni di Fondazione Caript e Intesa Sanpaolo (già Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia), pensato per consentire una lettura il più possibile esaustiva del panorama artistico pistoiese nel suo articolarsi attraverso il secolo scorso. La prima parte del progetto, conclusasi a fine agosto 2020, ha raccontato la prima metà del Novecento. Questo secondo capitolo – “Pistoia Novecento. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra” – offre un’immagine d’insieme della seconda metà del secolo a Pistoia. La mostra raccoglie, oltre alle opere degli autori pistoiesi presenti nella collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei, alcuni lavori di artisti non locali ma che con la città hanno intrattenuto rapporti di scambio e dialogo, oltre a prestiti da collezioni pubbliche e private».
Nelle mostra che apre oggi l’attenzione è sul secondo dopoguerra. Quali aspetti di questo periodo a Pistoia, in relazione alle arti visive, avete trovato particolarmente interessanti?
«Abbiamo riscontrato una vivacità culturale in ogni decennio indagato in mostra, una volontà, da parte degli artisti, di cercare un confronto con le ricerche più aggiornate a livello nazionale e internazionale, e, inoltre, un dialogo interdisciplinare tra arti visive e altri linguaggi, come il design, il teatro, la musica e l’architettura. Il progetto affronta anche il tema della provincia, indagandone le difficoltà, in rapporto ad esempio al mercato, ma anche il potenziale, già a partire dalla metà degli anni Cinquanta, come luogo di maggiore libertà sperimentale rispetto ai grandi centri di produzione».
Come sarà articolato il percorso espositivo di “Sguardi sull’arte del secondo dopoguerra”?
«Il percorso espositivo è articolato in cinque sezioni tematiche: realismo e figurazione; astratto, materico, programmato; oggetto e immagine; natura e artificio; segno, gesto, ambiente. Una selezione di argomenti, indagati decennio dopo decennio attraverso le opere e le riproduzioni di documenti presentati in mostra, che scandiscono la cronologia del progetto espositivo dal realismo del secondo dopoguerra all’arte ambientale di fine secolo».
Potete suggerirci un paio di opere a cui prestare particolare attenzione durante un’eventuale visita alla mostra?
«L’opera grafica Rimbalzo (1967) di Gianni Ruffi, esponente della Scuola di Pistoia, che insieme a Roberto Barni, Umberto Buscioni e Adolfo Natalini ha dato vita a una stagione di avanguardia nella città toscana alla metà degli anni Sessanta. Abbiamo scelto la sua opera come immagine della mostra perché con i suoi rimbalzi suggerisce l’idea di un progetto curatoriale che, pur non avendo la pretesa di essere esaustivo, propone interessanti affondi su alcuni episodi e artisti del secondo Novecento pistoiese, offrendo ricco materiale per ulteriori spunti per progetti futuri.
Il dipinto Costruzione pluridimensionale (1948) di Gualtiero Nativi. Un artista che racconta come Pistoia abbia dato i natali anche ad importanti esponenti dell’astrattismo, subito dopo il secondo conflitto mondiale, ma che racconta anche di come inizialmente la città, prediligendo una figurazione che cercava di coniugare il Novecento al Realismo, abbia avuto una resistenza verso questo tipo di ricerche, portando autori come Chiavacci, Melani, Nativi e Nigro a stringere proficue relazioni fuori dalla provincia.
Infine, i collage di Remo Gordigiani che offrono un confronto interessante con le ricerche poetiche verbo-visuali fiorentine a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta».