A Milano, alla Fondazione Adolfo Pini, inaugura oggi, 25 maggio, “La prima”, a cura di Adrian Paci, prima mostra personale di Yara Piras (1995, Torino), vincitrice dell’edizione 2021 del Premio Fondazione Adolfo Pini – ReA! Fair.
«La mostra – il cui titolo fa riferimento non soltanto al modo in cui nel contesto culturale si definisce l’anteprima di un evento, ma anche alla celebrazione di questa prima esperienza da parte dell’artista – raccoglie una serie di lavori espressione di una ricerca sul concetto di immagine, legata al materiale filmico/fotografico e alle possibilità della proiezione cinematografica», ha spiegato Fondazione Pini.
Per la giornata inaugurale, oggi, la mostra sarà aperta dalle 12 alle 19 e resterà visitabile fino al 16 luglio 2021, qui potete trovare le informazioni.
Adrian Paci: «Esatto. Il premio Fondazione Adolfo Pini ReA! Art Fair nasce proprio sulla scia della nostra mission statutaria, che oltre a promuovere il lavoro dell’artista Renzo Bongiovanni Radice, e valorizzare la sua casa museo, ha anche dose di attività rivolta al sostegno delle nuove generazioni attive in tutte le arti, attraverso l’istituzione di premi, borse di studio, offerte formative. Il premio ReA, come le Borse di Studio Fondazione Adolfo Pini e la fortunata serie di INCONTRI#, in collaborazione con le Accademie Naba e Brera, consolidano la nostra vocazione al sostegno degli artisti emergenti».
Adrian Paci: «Abbiamo visto il lavoro di Yara Piras all’interno della Rea Art Fair, una fiera giovane organizzata da un gruppo di giovanissime curatrici a Milano in un periodo di forti restrizioni e difficoltà. L’iniziativa ci era sembrata fresca e coraggiosa e, con Marco Meneguzzo, abbiamo guardato con interesse i lavori esposti e abbiamo cercato di approfondire la poetica di alcuni artisti che avevano attirato la nostra attenzione.
Abbiamo deciso di dare due premi: uno è stato assegnato a Yara, proprio perché abbiamo riconosciuto un senso di rigore concettuale e carico di una sensibilità, sia verso l’aspetto scultoreo che quello immaginifico, dando forma a un lavoro apparentemente semplice ma al contempo vibrante.
Il lavoro di Yara Piras offre sottili spostamenti che coinvolgono sia la presenza dell’opera in quanto oggetto che quella del corpo dello spettatore nello spazio per poi aprire spazi inattesi nel rapporto con il linguaggio espressivo delle immagini in movimento».
Yara Piras: «C’è una stretta relazione tra il percorso, l’ambiente e le opere che occupano lo spazio. La sala principale, in una condizione di penombra viene illuminata solo dalle lampade dei proiettori. Immediatamente si intuisce che l’intero spazio descrive i diversi aspetti e sfumature del concetto di protezione. Cinemà (2019), mette in primo piano la proiezione nel suo lato più intimo. Una pellicola super 8 è proiettata all’interno di un telaio da diapositive 35 mm. Riflessione che porta per riduzione a esplicare l’idea di cinema come il punto di vista unico dell’autore. Grande schermo ridotto in piccolo formato per riportare una fruizione individuale.
Proiezione in Difficoltà (2021) ne descrive il valore simbolico: mettendo in primo piano lo sforzo, la fatica e l’opposizione che una proiezione deve affrontare. Quaranta diapositive 35mm proiettate a ciclo continuo si scontrano con tre ostacoli di diversa entità (trasparente, opaco e riflettente).
Il secondo ambiente individua ed evidenzia l’interesse dell’elemento materico: la pellicola intesa come elemento viscerale e politico. Sbandierare ai quattro venti (2021) è un intervento su fotogrammi di censura cinematografica del periodo fascista, immagini limitate o negate alla proiezione in pubblico».
Yara Piras: «Cinema solitario è un’installazione site specific. La nicchia è stata pensata per dare valore alla proiezione per una singola persona. Una sedia degli anni Quaranta in legno appartenente al Cine Lux di Milano, un proiettore, una scritta che invita, una tenda che chiude. La visione è in solitaria. Il film è un corto che si focalizza sull’immaginario e i significati che racchiude in sé la pellicola, interamente realizzato con pellicole di archivio personale. Fa da compagnia alle immagini l’audio dapprima disturbante e poi accogliente, che avvolge lo spettatore in un saliscendi di emozioni».
Adrian Paci: «Il premio Fondazione Adolfo Pini ReA! Art Fair ci ha dato la possibilità di selezionare, e premiare, due giovani artiste Yara Piras e Freya Moffat. Marco Meneguzzo ed io (membri del Comitato Scientifico di Fondazione Adolfo Pini ndr) eravamo tra i membri della Giuria del premio, e per rinfrancare ulteriormente il proponimento di Fondazione Pini, a sostegno dei giovani artisti, abbiamo anche deciso di essere curatori, rispettivamente di Freya Moffatt e Yara Piras. Oggi inauguriamo la prima delle due mostre, negli spazi della galleria al piano terra di Fondazione, e nella prima metà di settembre inaugureremo la seconda».
Adrian Paci: «Settembre sarà un mese di riaperture molto importante, non solo per Fondazione Pini. Come sappiamo, a Milano, avrà luogo il più importante appuntamento dell’anno per il comparto dell’arte contemporanea, mi riferisco naturalmente a miart con Art Week. Appuntamento al quale parteciperemo, come ogni anno. Per questa edizione avremo un progetto site specific di Elisabetta Benassi a cura di Gabi Scardi, che vivrà nelle sale al piano nobile della Fondazione, di cui vi racconteremo presto».
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