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Quayola all’Orto Botanico di Padova con Fondazione Alberto Peruzzo
Opening
di Silvia Conta
All’Orto Botanico di Padova inaugura oggi, 13 novembre, la personale di Quayola (1982, Roma) “Seconda Natura”, un progetto di Fondazione Alberto Peruzzo e Orto Botanico – Università di Padova con il sostegno della Galleria Marignana Arte di Venezia.
L’Orto Botanico di Padova fu creato dall’Università di Padova nel 1545 per la coltivazione di piante medicinali ed è il più antico orto botanico universitario al mondo, oggi Patrimonio UNESCO. In questo contesto Quayola porta le opere digitali «dalle serie Remains e Jardins d’Été, che hanno per soggetto fiori e foreste, le quali dialogano con i luoghi dell’antico Orto Botanico in uno scambio non soltanto estetico: il progetto dischiude connessioni tra la pratica dell’artista, la tradizione scientifica dell’Orto e le più cogenti tematiche relative alla direzione evolutiva della specie umana e del pianeta. L’esposizione mira a offrire una nuova lettura del mondo vegetale secondo uno sguardo contemporaneo, in un luogo storico che è tra i più illustri testimoni dell’evoluzione della scienza della botanica», si legge nel comunicato stampa.
Alberto Peruzzo, presidente della Fondazione Alberto Peruzzo, ci ha raccontato la mostra e i progetti della Fondazione, fino all’attesa apertura nel 2020 della nuova sede nel centro storico di Padova, nella chiesa di Sant’Agnese, dopo il restauro.
Qual è il tema della mostra che Quayola porta all’Orto Botanico di Padova?
«Quella presentata da Quayola è una realtà che sta tra la percezione dell’uomo e quella della macchina, e ci presenta una ‘seconda natura’ diversa da quella che vediamo ad un primo sguardo. Questo è un tema molto contemporaneo e interessante: l’invito a guardare le cose, anche quelle che diamo per scontate, una seconda volta, non fermandoci alle apparenze. L’invito a guardare meglio, a riconsiderare, in un mondo che dà spesso le cose per scontate senza soffermarsi troppo. Che è quello che dovrebbe fare tutta l’arte contemporanea».
Come è nata questa mostra?
«Quello che interessava alla Fondazione Alberto Peruzzo era creare un contatto ed un dialogo tra un artista che usa la tecnologia e la ricerca, ma partendo da un soggetto classico come la natura, con un luogo che da sempre è la culla della ricerca scientifica in campo botanico. Già nel Cinquecento, epoca nella quale nacque, l’Orto Botanico di Padova cominciò ad essere al centro di una fitta rete di relazioni internazionali legate alla ricerca in campo medico, botanico, biologico, etc., svolgendo un ruolo preminente nello scambio di idee e di conoscenze scientifiche. Era l’epoca nella nacque grandi ricercatori e sperimentatori come Galieo Galilei scelsero di lavorare a Padova e il connubio Orto Botanico / Università di Padova era visto come modello di eccellenza».
In che modo l’arte può unire questi aspetti?
«Oggi l’arte può essere il mezzo con cui si cerca di colmare il gap che esiste tra tecnologia e scienza da una parte e natura e realtà dall’altra, dando una chiave di comprensione più istintiva. La Fondazione è interessata a valorizzare eccellenze del patrimonio storico artistico del territorio – l’Orto botanico di Padova è per forza di cose una di esse – e a farlo con l’arte contemporanea. L’opera di Quayola e la mostra “Seconda Natura” da questo punto di vista sono una operazione coerente, in quanto sottolineano l’importanza pluricentenaria di un luogo di cultura e di ricerca scientifica, patrimonio Unesco, e lo fa attraverso un tipo di arte contemporanea che cerca di indagare nuovi linguaggi espressivi ed il rapporto tra ciò che ci circonda ed il progresso tecnologico».
Può ricordarci in breve la storia della Fondazione?
«La Fondazione Alberto Peruzzo nasce formalmente nel 2015, ma già da alcuni anni eravamo attivi con alcune operazioni culturali importanti. L’interesse mio personale per l’arte nasce comunque molti anni fa, anche da un punto di vista collezionistico, prima focalizzandomi sull’arte moderna per poi comprendere anche il contemporaneo. Nel 2011 il recupero del Padiglione Venezia ai Giardini della Biennale, in collaborazione con la Louis Vuitton, segna l’inizio di un impegno più importante e pubblico. In quell’occasione decidemmo anche di inaugurare il Padiglione con una mostra di Fabrizio Plessi, con il quale abbiamo dato vita negli anni a vari progetti espositivi in luoghi suggestivi come Cà d’Oro a Venezia ed il Museo Pushkin di Mosca. Per la Biennale Arte di Venezia 2017 abbiamo presentato il progetto Do ut Des di Omar Hassan nella chiesa di San Sebastiano, ed in occasione della Biennale Arte 2019 il progetto Tra realtà e immaginazione di Alberto Biasi a Palazzo Ferro Fini. Nel novembre 2018 abbiamo portato il cartone del Guernica, realizzato da Picasso per l’arazzo che oggi sta all’ONU, a Padova per i cento anni dell’Armistizio della Grande Guerra, che proprio in città venne firmato.
La Fondazione intende favorire la diffusione dell’arte moderna e contemporanea, ma allo stesso tempo adoperandosi per il recupero del nostro patrimonio artistico e storico. In questa direzione va anche il restauro della Chiesa di Sant’Agnese a Padova, del Mille, ricca di storia.
Al termine dello stesso, nel 2020, la chiesa diventerà la casa della Fondazione Alberto Peruzzo, nonché luogo di cultura e di dialogo tra arte classica e contemporanea».
Quali sono gli obiettivi della Fondazione?
«Dare un aiuto importante nel recupero del patrimonio storico e artistico, specie del territorio di competenza – Venezia, Padova, tutto il territorio veneto, ma non solo -, e promuovere progetti di arte moderna e contemporanea, soprattutto quando servono a rivalutare la nostra storia e le nostre eccellenze culturali – come palazzi storici meno conosciuti ma di grande importanza, vedi Palazzo Ferro Fini a Venezia grazie alla mostra su Biasi, Palazzo Contarini a Padova con la mostra con il cartone del Guernica, e la stessa mostra di Quayola all’Orto Botanico, già patrimonio Unesco. Ma anche dare un contributo alla comprensione del significato del ruolo dell’arte oggi e dei nuovi linguaggi espressivi».
Qual è, secondo Lei, il ruolo delle fondazione private nel contesto dell’arte contemporanea italiana oggi?
«Sicuramente colmare un gap che esiste tra ciò che necessita nel recupero del patrimonio e nella diffusione della cultura e ciò che il pubblico non può o non riesce a fare. Nel nostro Paese c’è probabilmente una sottovalutazione dell’importanza e del peso economico del patrimonio culturale, ma anche del ruolo dell’impresa come soggetto che produce cultura. La cultura è anche mezzo per creare connessioni, relazione e valore in una comunità. Una fondazione è anche un ambito e un mezzo per tenere insieme la memoria, la storia e l’innovazione. Il modo di dire “l’arte è sempre stata contemporanea” è abusato ma vero. L’arte aiuta a dare significato e nuovi punti di vista a ciò che facciamo e alla realtà che ci circonda, e diventa molto importante per me sia come appassionato d’arte che come imprenditore. “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni” è una affermazione di Picasso che mi trova particolarmente in sintonia».
A che cosa state lavorando in questi mesi alla Fondazione e quali progetti saranno inaugurati nel prossimo futuro?
«Il grande progetto al quale stiamo lavorando è appunto il recupero di una chiesa del Mille a Padova, la chiesa di Sant’Agnese. Se ne parla già in documenti del 1026. Nel Medioevo è una delle chiese di riferimento di Padova. La struttura è medievale, e nel Settecento venne rialzata. Tra le opere d’arte presenti all’interno, poi spostate al momento della sconsacrazione, vi erano un dipinto del Tiepolo, alcuni dipinti del Ciriello (artista del Seicento), ed altri ancora. Cercheremo di riportarli in chiesetta, almeno con un prestito di lungo periodo. Sono stati ritrovati anche sepolcri e frammenti di affresco di epoca giottesca. La Fondazione ha voluto fortemente acquisire la Chiesa per restituirla al suo aspetto di alcuni decenni fa, come omaggio alla città e per farne luogo di cultura. Dal 2020 sarà un luogo dove conviveranno in dialogo l’anima classica e la storia con l’arte contemporanea e i nuovi linguaggi espressivi».
Quayola
Seconda Natura
Un progetto di Fondazione Alberto Peruzzo in collaborazione con Orto Botanico di Padova e Università degli Studi di Padova
Con il sostegno di Galleria Marignana Arte di Venezia
Dal 14 novembre 2019 al 6 gennaio 2020
Orto Botanico di Padova
Via Orto Botanico 15, Padova
Opening: 13 novembre 2019, ore 18.00
Orari: dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 17.00 (lunedì chiuso)
Durante le festività l’Orto Botanico sarà chiuso solo il 25 dicembre e il primo gennaio
www.ortobotanicopd.it, www.fondazionealbertoperuzzo.it
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