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18
ottobre 2017
Salvo. Arte senza compromessi
Opening
La galleria Dep Art di Milano apre oggi la nuova stagione espositiva con una retrospettiva dedicata a Salvo. Dalle “lapidi” degli anni Settanta ai “paesaggi” dell’ultima produzione, passando per i ricami e alcune carte, le opere riunite ripercorrono un ampio arco temporale, dal 1972 al 2012
di redazione
Un programma di reazione al clima freddo e intellettualistico, per quanto significativo e fecondo, prodotto dalle poetiche del ’68, in particolare a quelle “concettuali” con il “grado zero” della pittura e, in generale, della manualità operativa, con il contestuale ricorso a media extra-artistici di matrice tecnologica, nonché alla destinazione sociale e politica dell’attività artistica, viene perseguito sul finire degli anni Settanta da una serie di movimenti concorrenti diversamente etichettati. Dalla Transavanguardia tenuta a battesimo da Achille Bonito Oliva, agli Anacronisti teorizzati da Maurizio Calvesi, dai Pittori Colti riuniti da Italo Mussa al Magico primario concepito da Flavio Caroli, dagli Ipermanieristi guidati da Italo Tomassoni a La Nuova Maniera Italiana configurata da Giuseppe Gatt, ai Nuovi-nuovi cooptati da Barilli. Ciascuno di essi contribuì a traghettare l’arte concettuale fuori dalle “sabbie mobili” di un percorso senza ritorno che aveva portato Giulio Carlo Argan a paventare addirittura la “morte dell’arte”. Forse, come riconosce oggi lo stesso Barilli, sarebbe stato meglio adottare una strategia unitaria, ma ci fu una corsa da parte dei vari critici ad accaparrarsi ciascuno un manipolo di quelle forze in campo, con il tentativo di passare sotto silenzio gli altri.
Tra le diverse declinazioni di ognuno di questi movimenti, emergono come tratti comuni l’abbandono del concetto di avanguardia, il recupero della pittura e degli strumenti più tradizionali, un rinnovato interesse e utilizzo del colore, la ricerca di una nuova figurazione, la riconsiderazione della propria storia che si vuole rivisitare, interrogare ed evocare anche attraverso la citazione.
Salvo (nome d’arte di Salvatore Mangione, Leonforte 1947-Torino, 2015) trova la sua collocazione nella couche dei Nuovi-nuovi. «Connotato tipico dei Nuovi-nuovi, – ha spiegato Barilli – una leggerezza ludica, quasi degna di Palazzeschi, con la connessa consapevolezza che il colore, l’immagine, la manualità oggi possono riproporsi non già come valori assoluti e a sé stanti, ma solo in sottile contrappunto con l’analoga leggerezza di cui sono dotati i pixel dell’immagine elettronica. Ho sostenuto a varie riprese la prova di commutazione: si è Nuovi-nuovi se portati a produrre immagini convertibili appunto nel mezzo elettronico, quello che trionfa nel linguaggio della pubblicità e dei cartoni animati».
Salvo ha alle spalle esperienze extrapittoriche in ambito concettuale (come le note lapidi incise), accanto ai poveristi veri e propri riuniti intorno al critico Germano Celant e al gallerista Gian Enzo Sperone. Ma volge, poi, in un processo divenuto irreversibile, alla pittura a olio su tela, tra perfezione formale e una lussureggiante, e unica, magia cromatica che, nei decenni seguenti, e fino agli ultimi anni di vita, ne ha caratterizzato gli incredibili e inconfondibili paesaggi metamorfici. I primi temi affrontati da Salvo sono all’insegna di un’iconografia di angeli e santi che appaiono catapultati direttamente dal Quattrocento. Nei quali capita anche che egli tradisca il suo “debito concettuale” nella scelta di citare il passato reincarnandosi nei soggetti ritratti, assumendo le fattezze, per esempio, dell’arcangelo Michele (da Raffaello) che schiaccia Lucifero (1973), oppure di san Giorgio che uccide il drago (1976).
Dalle “lapidi” degli anni Settanta ai “paesaggi” dell’ultima produzione, passando per i ricami e alcune carte, le opere di questo grande maestro siciliano, torinese d’adozione, riunite da oggi negli spazi di Dep Art, ne riassumono quarant’anni di ricerca artistica, attraverso lavori intensi e significativi.
Le trenta opere esposte nella galleria milanese, tra cui l’imponente Alba di 200×250 cm del 1989 – tra le tele più grandi da lui realizzate –, appaiono infatti come una piccola, ma preziosa, antologica, contribuendo a ricostruire la storia di un uomo che si è sempre sentito libero di apparentarsi a movimenti e ideologie, senza tuttavia mai affiliarsi in modo esclusivo a nessuno, senza compromessi. Per un’arte senza compromessi. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto e in homepage: “Salvo. Un’arte senza compromessi”, vista della mostra
INFO
Opening: 19.00
Salvo. Un’arte senza compromessi
dal 19 ottobre al 23 dicembre 2017
Galleria Dep Art, Via Comelico 40, Milano
orari: da martedì a sabato, ore 10.30-19. Chiuso domenica e lunedì
tel. 0236535620 | art@depart.it | www.depart.it
price range opere: 2.800 / 120.000 euro