A Ulassai, alla Stazione dell’Arte, le visioni di Maria Lai e Stefano Boeri si intrecciano nel progetto espositivo inedito “Sii albero”, a cura di Davide Mariani e Stefano Boeri Architetti, che domani, 20 giugno, alle 18.30 apre al pubblico, negli spazi del museo fondato dall’artista ulassese stessa.
“Sii albero”, ha spiegato il museo, «si compone di tre momentiinterrelati tra loro: l’esposizione nella nuova project room del museo, l’installazione realizzata nel parco e la mostra negli spazi della ex rimessa del treno». Attraverso questo percorso è possibile incontrare, «per la prima volta in Sardegna, il lavoro e la filosofia di Stefano Boeri in un sorprendente dialogo con le opere e la poetica di Maria Lai. Il legame tra uomo e natura viene indagato […] attraverso un percorso espositivo che mette in evidenza le affinità e le specificità della produzione di due personalità che hanno saputo guardare al futuro e aprire una profonda riflessione sul nostro rapporto con l’ambiente […]. Due visioni affini che, pur nella originalità dei loro linguaggi espressivi, lasciano trasparire una nuova concezione e rappresentazione del vivere umano sulla terra».
«La mostra nasce con l’intento di far dialogare due discipline, l’architettura e l’arte visiva, attraverso il lavoro e la filosofia di Stefano Boeri e di Maria Lai. Sebbene a prima vista possano sembrare due personalità distanti per questioni anagrafiche, formazione ed esperienze, in realtà i punti di contatto tra i due sono numerosi, per nulla scontati e perfino sorprendenti. Basti pensare al titolo della mostra, “Sii albero”, lo stesso che Maria Lai scelse per una serie di opere realizzate alla fine degli anni Novanta e che, al contempo, ben rappresenta la filosofia che anima il lavoro di Boeri. Altre volte questa unione è filtrata da alcuni riferimenti concettuali, come nel caso della fiaba “Il topo e la montagna” (1931) di Antonio Gramsci, ripresa da Maria Lai per l’opera “Fiabe intrecciate” (2007) e che, ancora una volta, trova importanti affinità con la poetica dell’architetto. Nella fiaba, scritta dal grande intellettuale sardo per i suoi figli durante l’esperienza del carcere, il topolino, per ringraziare la montagna di averlo aiutato a sfamare un bambino, promette che quest’ultimo, una volta adulto, avrebbe piantato nuovamente alberi lungo tutto il territorio per ripristinare un ecosistema afflitto dal disboscamento. Infine, c’è il comune interesse per il monumento “vivo” o “per i vivi”, che in Maria Lai ha ispirato “Legarsi alla montagna” (1981) e in Boeri “Radura della memoria” (2018), nella quale sono collocate quarantatré specie arboree differenti, in ricordo delle vittime della tragedia del crollo del Ponte Morandi a Genova, e la cui varietà richiama la biodiversità tipica della macchia mediterranea».
«Il progetto si inserisce in un programma espositivo iniziato alla fine del 2018, con la mia nomina a Direttore del museo, e che vede al centro una serie di iniziative volte ad approfondire le tematiche chiave dell’opera di Maria Lai, come il rapporto fra arte, comunità e paesaggio. Sempre di più vogliamo tenere viva la lezione dell’artista che, fin dalla nascita del museo, nel 2006, aveva visto nella Stazione, una metafora perfetta per ospitare le sue opere e per esplicitare la sua filosofia. La stazione, infatti, è un luogo di partenze, di arrivi e di incontri, che, specie nel nostro caso, producono scambi di visioni e di esperienze, il tutto all’insegna della partecipazione e della condivisione. Ancora oggi la Fondazione Stazione dell’Arte, dopo quindici anni, continua a portare avanti questa importante missione».
Il percorso espositivo presentato attraverso le parole della Stazione dell’Arte:
«Il bosco verticale, edificio-simbolo del lavoro di Stefano Boeri, trova spazio a Ulassai nella minuta “Casa delle Janas”, la nuova project room della Stazione dell’Arte, che ospita un modello in scala 1:50 di questa nuova architettura della biodiversità. Nello specifico, degli oltre dieci progetti realizzati nel mondo, viene esposto al museo il prototipo del primo caso, costruito a Milano nell’area Porta Nuova e formato da due torri alte 80 e 112 m che accolgono, nel complesso, 800 alberi (una vegetazione equivalente a quella di 30.000 mq di bosco e sottobosco) […].
Lo spiazzamento derivante dall’osservare un grattacielo all’interno di una piccola dimora, decontestualizzato rispetto al suo frenetico luogo di origine, offre una riflessione sui cambiamenti paradigmatici che interessano la società contemporanea. La riscoperta della dimensione locale e dei suoi valori, culturali, sociali e ambientali, hanno spinto l’architetto Stefano Boeri ad affermare che «nei borghi storici c’è il nostro futuro». «Ulassai, già metafora del mondo per Maria Lai – ha spiegato Davide Mariani – diviene ora simbolo di questa rinnovata visione del vivere circondati dal verde, da cui trae ispirazione lo stesso “Bosco Verticale”, che proprio qui si ricongiunge idealmente e concettualmente con la natura e le sue radici».
«Il ciclo della vita e della natura sono al centro di un altro dialogo tra Maria Lai e Stefano Boeri che questa volta si sviluppa nel parco della Stazione dell’Arte, rispettivamente tra la scultura Fiabe intrecciate. Omaggio a Gramsci (2007) e la micro-architettura temporanea Radura degli abbracci (2017).
L’opera di Lai, alta quasi sei metri, – come spiegato sopra – nasce dalla fusione tra due narrazioni, Il topo e la montagna (1931) scritta da Gramsci […] e la leggenda della bambina e del nastro celeste che ha ispirato Maria Lai per la celebre performance collettiva Legarsi alla montagna (1981)».
Oggi con questi due lavori si confronta Boeri, realizzando «un prototipo di spazio pubblico, Radura degli abbracci, declinazione del progetto Radura (2016), che qui si compone di novantacinque cilindri di legno d’abete di cinque m di altezza e sei cm di diametro, che creano un luogo al contempo permeabile e intimo, in cui i visitatori possono accedere per vivere un’esperienza originale di contatto con la natura, accompagnati dalla suggestiva melodia del violoncello di Piero Salvatori con il brano “Visioni”».
«Il rapporto tra uomo e ambiente è ulteriormente approfondito negli spazi dell’ex rimessa del treno dove, per la prima volta in un’istituzione museale, viene proiettato il cortometraggio TROIANE, premiato al Venice Architecture Short Film Festival 2020. La pellicola, diretta da Stefano Santamato e prodotta da Paolo Soravia / The Blink Fish per Stefano Boeri Architetti, racconta, dal punto di vista degli alberi, il viaggio degli abeti divelti dalla Tempesta Vaia del Friuli e “rinati” nella scenografia de Le Troiane di Euripide al teatro greco di Siracusa, seguendoli per oltre 1.500 km, nell’avvicendarsi di paesaggi, colori e suoni. È una storia di sacrificio e di resurrezione, che trova affinità nel lavoro di Maria Lai con la narrazione che l’artista affida al ciclo di opere “Sii albero”, realizzate alla fine degli anni Noventa, che danno il titolo alla mostra.
Il percorso espositivo si chiude con una selezione di progetti, schizzi, foto e disegni riferiti alle varie installazioni di Radura nel mondo, fino ad arrivare a Radura della memoria, l’ultimo straordinario esemplare realizzato a Genova, in seguito al crollo del Ponte Morandi avvenuto nell’agosto 2018. L’intervento è costituito da un podio ligneo circolare del diametro di 50 m, all’interno del quale sono collocate quarantatré specie arboree differenti, in ricordo delle vittime della tragedia e la cui varietà richiama la biodiversità tipica della macchia mediterranea».
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