23 ottobre 2021

‘Tempo di vivere’: Mario Giacomelli alla Galleria Gilda Lavia, Roma

di

Da oggi la galleria Gilda Lavia ospita l’opera del grande fotografo Mario Giacomelli, in una mostra con più di sessanta scatti che ripercorrono la sua carriera. Fino al 31 dicembre

“Mario Giacomelli. Tempo di vivere”, exhibition view, Galleria Gilda Lavia, 2021. Foto: Giorgio Benni. Courtesy Galleria Gilda Lavia, Roma

Sessantasei fotografie d’epoca costituiscono il corpus di “Mario Giacomelli. Tempo di vivere”, la mostra alla galleria Gilda Lavia, a Roma, che inaugura oggi, 23 ottobre, alle 18. Una selezione di opere che copre l’intera carriera di Giacomelli (Senigallia, Ancona, 1925 – ivi, 2000): fotografie più iconiche e datate insieme a scatti mai visti prima. Dopo l’omaggio a Palazzo del Duca di Senigallia, in cui si metteva in rilievo il realismo magico del fotografo marchigiano, “Mario Giacomelli. Tempo di vivere” è una mostra che ci racconta qualcosa di più. Infatti, curata da Katiuscia Biondi Giacomelli in collaborazione con l’Archivio Mario Giacomelli, con sede a Senigallia, quest’esposizione raccoglie anche lavori inediti: opere del periodo maturo, gli anni Novanta.

“Mario Giacomelli. Tempo di vivere”, exhibition view, Galleria Gilda Lavia, 2021. Foto: Giorgio Benni. Courtesy Galleria Gilda Lavia, Roma

Mario Giacomelli e la fotografia

La produzione di Mario Giacomelli è copiosa, vasta, viene paragonata al film di una vita intera di cui le fotografie sono i fotogrammi. Erano gli anni Cinquanta e nel mondo della fotografia prendeva piede un certo stile informale definito come fotografico-pittorico. Nino Migliori e Minor White scattavano in bianco e nero, scene di vita e immaginazione. Mario Giacomelli anche scattava in bianco e nero, portando il contrasto a un punto estremo e cominciando a unire le suggestioni del reale alla sua visione fantasiosa. Così, andava creando uno stile unico che presto sarebbe stato apprezzato anche oltreoceano. Un piccolo uomo grande che di se stesso diceva «Io non faccio il fotografo, non so farlo». Nella galleria Gilda Lavia, la mostra “Mario Giacomelli. Tempo di vivere” rinvigorisce l’importanza di quello che, oggi, è riconosciuto come uno dei più grandi fotografi italiani, immergendo lo spettatore nel flusso creativo dell’artista.

“Mario Giacomelli. Tempo di vivere”, exhibition view, Galleria Gilda Lavia, 2021. Foto: Giorgio Benni. Courtesy Galleria Gilda Lavia, Roma

Un flusso di immagini

L’intento curatoriale di Katiuscia Biondi Giacomelli è stato proprio quello di «rendere presente il personaggio, l’uomo e l’artista, che ha creato per noi tanta bellezza». Perciò, l’esposizione non segue un ordine cronologico o una divisione in serie ma si concentra sul flusso delle immagini, cercando di portare chi guarda dentro il mondo del fotografo. In Mario Giacomelli coincidevano arte e vita, l’una influenzando l’altra. Allo stesso modo convivevano nello stesso corpo l’uomo e il fotografo, l’uomo e l’artista. Si percepisce nel suo particolare modo di esprimersi, capace di trasformare le parole in immagini e che possiamo ascoltare negli spazi della galleria Gilda Lavia grazie a un contributo audio.

“Mario Giacomelli. Tempo di vivere”, exhibition view, Galleria Gilda Lavia, 2021. Foto: Giorgio Benni. Courtesy Galleria Gilda Lavia, Roma

In mostra il rapporto uomo/natura

La produzione di Mario Giacomelli ha due temi fondamentali: quello del tempo e quello del rapporto uomo/natura. Sul secondo si sviluppa “Mario Giacomelli. Tempo di Vivere”. Il fotografo visse sempre nella sua città marchigiana d’origine, la sua piccola città di mare, Senigallia. Legato alla sua terra, Giacomelli sempre si fece influenzare da questa traendone grande ispirazione, in un percorso lungo una vita. Perciò, le opere in mostra vogliono restituire la totalità della fotografia di Giacomelli, seguendo un andamento sinuoso, “meandriforme”. Un flusso di immagini che narra la sua ricerca fino all’“arte fotografica performativa”: «una fotografia né oggettiva né soggettiva che si aggrappava, come mai prima, alla concretezza del mondo, restituita più vera del reale».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui