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(un)fair: The Blank Contemporary Art, Bergamo
Opening
(Un)DISCOVERED ART IN (un)EXPECTED FAIR: è (un)fair un nuovo format di fiera non fiera d’arte contemporanea che sarà proposto per la prima volta a Milano, presso Superstudio Maxi, dal 9 febbraio 2022. Diretta da Laura Gabellotto e Manuela Porcu, (un)fair è giovane e coraggiosa: nata in piena pandemia, ha atteso la fine di un lungo lockdown per presentarsi come ironica negazione del concetto stesso di fiera. Attenta alla sostenibilità, alle pari opportunità e alle nuove tendenze dell’arte contemporanea e del collezionismo, propone nuove modalità di interazione, per coinvolgere e creare nuove generazioni di collezionisti e per supportare il sistema dell’arte, gallerie e artisti che stanno facendo la storia dei nostri giorni.
(un)fair si presenta al pubblico concretizzando una delle sue intenzioni fondanti, ovvero quella di creare uno spazio per nuove relazioni che avvicini all’arte contemporanea un pubblico nuovo e sempre più ampio. Per farlo, abbiamo dato voce ad alcune delle realtà che sostengono e contribuiscono alla crescita del nostro panorama artistico: The Blank Contemporary Art, White Noise Gallery, Nicoletta Rusconi e Madragoa.
Intervista a The Blank Contemporary Art, risponde Claudia Santeroni
The Blank Contemporary Art è stata fondata a Bergamo nel 2010, ed è diventata nel tempo il principale network italiano dedicato all’Arte e alla Cultura Contemporanea, in grado di connettere istituzioni, musei, aziende, pubblico, collezionisti e artisti attraverso mostre, residenze, festival, progetti educativi e altri numerosi interventi artistici e culturali.
The Blank nasce sul territorio di Bergamo ben 11 anni fa. Come è cresciuto, come si è sviluppato, come ha affrontato il tempo pandemico?
«L’associazione è cresciuta estendendo il suo raggio d’azione oltre il circuito locale, pur mantenendo un legame particolare con Bergamo, anche attraverso l’intesa culturale stipulata con il Comune della città. Il secondo lockdown del 2020 è stato annunciato pochissimi giorni prima del nostro evento principale, il festival di arte contemporanea ArtDate: abbiamo convertito l’intero palinsesto in digitale, un lavoro faticoso e doloroso, ma la partecipazione è stata talmente positiva da indurci a mantenere il doppio canale dell’online anche durante ArtDate 2021, che fortunatamente si è potuto svolgere in presenza».
Che mission ha oggi The Blank? Quali sono i progetti che porta avanti? A chi sono rivolti?
«The Blank ha mantenuto la sua mission delle origini: avvicinare sempre più persone all’arte e alla cultura contemporanea attraverso progetto organizzati non solo nei luoghi preposti, ma anche dove meno ti aspetteresti di incontrare l’arte. Un esempio per tutti, il progetto CANONE INFINITO di Lorenzo Senni, un’installazione sonora permanente pensata per i corridoi adiacenti al reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Teniamo molto inoltre a coinvolgere professionisti non direttamente riconducibili al mondo dell’arte, ma che riteniamo possano leggere il nostro mondo da un punto di vita alternativo e per questo stimolante. Negli ultimi anni abbiamo organizzato talk con Massimo Fini (giornalista e scrittore), Luca Bigazzi (direttore della fotografia), Andrea Moro (linguista e neuroscienziato), Paolo Flores d’Arcais (filosofo e direttore della rivista MicroMega)».
Quali sono le modalità che The Blank sceglie per favorire il piacere di conoscere l’arte del tempo presente?
«La modalità che abbiamo sempre adottato: lavorare sia con artisti internazionali sia artisti emergenti, nell’intento di portare l’arte fuori dai circuiti deputati e ampliare la platea dei fruitori, rendendo la percezione dell’arte meno elitaria.
Abbiamo investito molto nel progetto The Blank LISten Project, che ha coinvolto professionisti sordi e permesso la formazione di mediatori culturali LIS capaci di rendere accessibili i nostri eventi al pubblico sordo, con la conseguente realizzazione di eventi e proposte inclusive».
Negli anni The Blank, da dove sono passati davvero tanti tanti artisti, ha integrato sempre più pratiche differenti riuscendo a favorire l’incontro di identità individuali, politiche e nazionali. Cosa vi lasciano in eredità gli artisti e soprattutto che significato hanno per voi i termini partecipazione, crescita e integrazione e come li traducete nelle vostre attività?
«The Blank è una realtà che è stata più che fortunata nella relazione con gli artisti: in 11 anni di attività abbiamo lavorato con centinaia di persone che si sono dimostrate sempre entusiaste e generose, con cui abbiamo coltivato rapporti che sono andati al di là del rapporto professionale. Ho sempre pensato questo dipendesse dal connubio di professionalità e passione che per primi immettiamo, come staff, in quello che facciamo, e che gli artisti lavorando con noi avvertono».
The Blank connette istituzioni, musei, aziende, collezionisti e artisti attraverso mostre, residenze, festival, incontri e progetti, anche in luoghi di rilevanza sociale. Cosa vi rende il principale network italiano dedicato all’arte e alla cultura contemporanea?
«The Blank si è strutturata in oltre un decennio grazie al lavoro di uno staff consolidato che ha creduto nel progetto dell’associazione, spesso incontrando non poche difficoltà. Può sembrare banale, ma quello che abbiamo oggi è semplicemente frutto di un grosso investimento di tempo e di energia».