Categorie: Opening

Urs Lüthi e sant’Agata

di - 7 Ottobre 2017
Il tempo. Sì proprio lui è uno degli ultimi, veri tabù di oggi. Se ne parla poco (tranne che delle previsioni meteo). Controvoglia. Si preferisce rivolgere il più delle volte il pensiero altrove. Perché non si riesce a prevederlo, piegarlo, governarlo, neutralizzarlo. E, tantomeno, si è nella possibilità di moltiplicarlo. Estenderlo. È una risorsa limitata. Non rinnovabile. Preziosa, pertanto. Non a caso si usa dire “il tempo è denaro”. Ma non è possibile comprarne neanche un secondo. Tra tutti i suoi difetti, sicuramente spicca un’innegabile qualità: la sua democraticità. Seppure con declinazioni e sfumature diverse, non fa sconti a nessuno. Ma come raccontarlo? Lo stesso sant’Agostino, al riguardo, balbettava fino ad ammettere «io so che cosa é il tempo, ma quando me lo chiedono non so spiegarlo». Al riguardo, l’arte, con il suo bagaglio di metafore, può venirci incontro. E lo sa bene Urs Lüthi (1947). Libero e sempre con accenti ironici, che spazia dalla fotografia all’installazione e, fin dai loro esordi, che ha messo in scena se stesso. Giocando tra camuffamenti e ambiguità. Proponendo il suo “qui e ora” in carne e ossa, attraverso una pratica da tableau vivant. Enfatizzata dalla scelta del bianco e nero che esalta la dimensione del ricordo. Del tempo che scorre. Che ne scandisce la “testimonianza biologica”. Tra il disincanto e la spensieratezza nell’affrontare la caducità della vita e prendersi gioco della morte. Riscattata dall’arte, con l’arte, per l’arte. Che ne diviene passepartout per oltrepassare la soglia liminare della mortalità. Verso l’immortalità. Questa concezione “escatologica” informa tutta la sua ricerca lungo i decenni, tra vertigini di cinismo, ma anche di entusiasmo. Nella cura maniacale e la perfezione formale delle opere. Che, d’altronde, sono concepite per sempre. Senza scadenza. Lüthi vive le fasi progressive dell’invecchiamento, adottando il tempo come modalità che si aggiunge alla sua tipica condizione dicotomica intersessuale, tra il maschile e il suo diretto alter ego femminile. In un gioco raffinato tra essere e apparire. Come nella sua famosa serie di fotografie in bianco e nero Just Another Story About Leaving (1974). Ma per venire all’oggi dobbiamo fare un salto a Catania.
Perché qui, negli spazi espositivi della galleria Collicaligreggi, l’artista ha progettato una grande installazione caratterizzata da un’atmosfera dai toni pastello verde e rosa, esito formale dei wall drawings realizzati sulle pareti. Una grande scultura in alluminio, posta su un pretenzioso tappeto di produzione asiatica, lo ritrae ritorto su se stesso. A testimonianza ulteriore di una mostra (nelle foto in alto e in homepage) realizzata in omaggio alla città siciliana, Lüthi presenterà oggi pomeriggio 18 fotografie realizzate recentemente in occasione delle annuali festività di sant’Agata, patrona di Catania. La documentazione fotografica delle celebrazioni dedicate alla popolare Santa diviene, in questo caso, un ulteriore specchio delle contraddizioni, dei meccanismi complessi e ambigui che regolano il concetto del tempo e il suo disvelarsi nella società contemporanea. In Sicilia, come altrove. Tra sacro e profano. Tra fede, devozione e superstizione. (Cesare Biasini Selvaggi)
INFO
Opening: ore 19.00
Urs Lüthi. LOST DIRECTION & SIMILAR DISASTERS
dal 7 ottobre 2017 al 20 gennaio 2018
Galleria collicaligreggi
via Indaco 23, Catania
da martedì a venerdì, ore 15:00-19:00 – sabato ore 16.00-19.00 o su appuntamento info@collicaligreggi.it – t/f: +39 338 4068486

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