-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
“L’anima della Natura” di Vanni e “Cripta” di Vincenzo Buonaguro sono le nuove mostre che la Galleria Malinpensa di Torino inaugura oggi con le presentazioni, rispettivamente, di Monia Malinpensa e Rosa Maria Lanza.
Vanni, originario e residente nel cuore verde dell’Umbria, è solito suggerire trame artistiche con una narrazione cromatica legata alla luce mediterranea delle proprie radici. Dopo i primi studi artistici a Roma, Vanni ha perfezionato il suo percorso pittorico a Parigi, città dove ha vissuto diversi anni. Nella mostra “L’Anima della Natura” la pittura è strumento di recupero del senso dell’immagine in un’atmosfera intrisa di silenzio e di pace all’insegna di un messaggio continuo e immediato di amore per la vita e per tutto quello che lo circonda. Il cromatismo lirico di Vanni è animato dall’estetica e da una ricerca della materia assolutamente originale che lo contraddistingue. Soggetto delle opere esposte è il trionfo della natura, spiritualizzato in un racconto emotivo, intimo, riflessivo e affascinante. L’inesauribile spontaneità, la verità di ambientazione e la raffinata sensibilità cromatica aderiscono a un modulo compositivo figurativo che sconfina nell’astratto confermando una narrativa pittorica di notevole evoluzione condotta con una trasposizione fantasiosa. Il dialogo con la natura, serrato e costante, apre un’incantevole poetica da cui scaturisce un’interpretazione di grande analisi e di viva consapevolezza.
Vincenzo Buonaguro, nato a Nola e laureato prima in Medicina e Chirurgia e poi specializzato all’Accademia di Brera con il Professore Giuseppe Spinoccia, è guidato dalla prospettiva che sia Dio a dare luce e non viceversa. La sua mostra, “Cripta”, muove dalla difficoltà, dell’essere umano, di accettare che un giorno tutto possa finire senza avere la certezza di cosa lo aspetti in seguito. Da qui l’artista, associando l’arte a Dio, cerca la luce di una salvezza religiosa attraverso la sua produzione, come Chagall fece nelle sue opere in bilico fra la vita di tutti i giorni e la salvezza religiosa. “Cripta” è uno spazio apparentemente chiuso e claustrofobico, che permette di raggiungere una luminosità interiore visibile anche a occhi chiusi, affidandosi alla preghiera e alla lode al Signore. In quest’ottica la mostra si offre come luogo di luce artistica e interiore, di aperture e voli mentali, dove non occorrono macchine o accessori di lusso, perché sono sufficienti le opere più vicine a ognuno di noi, usando aria, fiori, piume, preghiera. Nella storia dell’arte, del resto, traspare spesso l’anelito a qualcosa di superiore, di salvifico. Non arrivando l’uomo alla perfezione, egli deve trovare in questa impossibilità una strada per continuare a cercare: l’arte è, nelle opere di Buonaguro, la speranza della serenità e della forza che permettono di affrontare le dure prove della vita.