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Canaletto Il ritorno del Bucintoro al molo il giorno dell’Ascensione
opera
Una festa veneziana, un cerimonia che ricorda una vittoria antica, proprio il giorno dell’Ascensione. È lo Sposalizio del Mare. Raccontato da Canaletto con un suggestivo impianto narrativo. Che combina i colori sfavillanti della laguna con un efficace taglio prospettico…
Gettando un anello in acqua il giorno dell’Ascensione il Doge rinnovava ogni anno il legame tra Venezia e il suo mare. È lo Sposalizio del Mare, cerimonia ripetuta nei secoli per commemorare la vittoria ottenuta intorno al 1000 dai veneziani sui pirati che infestavano l’Adriatico.
Una festa che Canaletto (Giovanni Antonio Canal, Venezia 1697-1768) ha rappresentato in numerose varianti, affidando il fascino della città lagunare alla bellezza orientaleggiante dei palazzi, alla cristallina limpidezza della luce, ma anche alle celebrazioni solenni, ai ricevimenti sontuosi.
Canaletto che aveva iniziato dipingendo scenografie teatrali nella bottega del padre, dipingendo ribalta completamente il punto di vista dello scenografo: per lui Venezia non è un immobile teatro per le azioni degli uomini, al contrario i personaggi che animano calli e canali sono dei particolari che, al pari di altri dettagli, contribuiscono alla magnificenza della città.
Il dipinto, attualmente nelle Collezioni Reali di Windsor, fu realizzato attorno al 1734.
Canaletto raffigura il momento in cui il Bucintoro, la grande galea a remi decorata da una tenda di seta rossa e da bassorilievi dorati, rientra nel bacino di San Marco. Il ritmo lento della nave sembra scandito dalla fuga degli archi che si intrecciano sulla facciata di marmo bianco e rosa di Palazzo Ducale, sulla quale “la vibrazione della luce scende come un pulviscolo luminescente” (Pedrocco); la ricca decorazione dell’edificio rivaleggia con gli ori della barca.
In primo piano le limpide acque del mare, solcate da un vivace gruppo di gondole, gondolieri e aristocratici i cui abiti sono riprodotti con ricchezza di particolari. Figure definite con tocchi rapidi di colore che si moltiplicano sulla tela, lasciando immaginare il brusio allegro della folla. Ogni imbarcazione traccia sull’acqua la propria ombra, che in Canaletto “non incide mai come macchia, ma come cesura di vibranti effetti di luce” (Pallucchini). Felice intuizione, che avrà un séguito nella pittura di luce e colore del secolo successivo.
L’attenzione di chi guarda, però, oltrepassa le gondole, attratta dalla rossa galea e dalle sue sfarzose decorazioni, anche se questa non è posta al centro, ma sul lato destro del dipinto. Intensità del colore e linee di fuga conducono l’occhio su quel punto. La struttura prospettica non è definita da ampie quinte laterali, né da linee di fuga convergenti verso il centro; queste attraversano trasversalmente la tela, per incontrarsi sul Bucintoro.
La trasparenza dell’atmosfera, i colori brillanti, la grazia con la quale Canaletto riproduce i particolari senza essere banalmente fotografico rendono quest’opera vivace ed elegante. L’artista intende coinvolgere lo spettatore nell’atmosfera gioiosa del giorno di festa e ricorre ad un insolito (per lui) registro cromatico (dominato dal contrasto tra il rosso brillante e l’oro) e ad un efficace impianto prospettico; abbandona il ritmo geometrico e solenne della “veduta” e intreccia linee e colori, regalando al dipinto un fresco tono narrativo.
Luce, colore e prospettiva strutturano quest’opera di Canaletto. Il quale, è noto, faceva uso della camera ottica per catturare ogni dettaglio e riprodurre con illuministica esattezza la profondità degli spazi e la prospettiva degli edifici. Un uso consapevole e non banale, inseguendo non una riproduzione fotografica della realtà, ma un “effetto di realtà” (Pedrocco). Egli riutilizzava in modo critico le immagini ottenute con la camera ottica e impiegava con maestria il colore per ammorbidire la luce e l’atmosfera. Canaletto si rivolgeva alla realtà non tanto con una razionale fiducia nella possibilità di riprodurla fedelmente, ma piuttosto “con un amore per ciò che si vede….che gli fa cogliere di quella realtà il magico momento della sospensione” (Briganti).
biografia. Giovanni Antonio Canal nasce a Venezia nel 1697, figlio di Bernardo, noto scenografo teatrale. Inizia l’attività di “pittor” nella bottega del padre intorno al 1716. Nel corso di un viaggio a Roma nel 1719 matura la decisione di abbandonare il teatro per rivolgersi alla pittura di paesaggio e alla veduta. Le prime opere sono “capricci”, in uno stile vicino a quello di Marco Ricci, a tinte cupe e molto chiaroscurate. La critica attribuisce all’incontro con il mondo anglosassone a Venezia (prima Mc Swiney, poi e soprattutto lo Smith, suo mecenate) il progressivo schiarirsi della tavolozza di Canaletto, che forse per meglio assecondare i gusti dei compratori inglesi (tra i suoi maggiori estimatori), si volge verso atmosfere limpide, cieli azzurri, “vedute” prospettiche e rigorose. A partire dal 1746 visiterà due volte l’Inghilterra; sono gli anni in cui la sua pittura si raffredda, progressivamente imprigionata da una visione troppo razionale e statica. Rientra definitivamente a Venezia nel 1755. Solo nel 1763 è ammesso all’Accademia veneziana di pittura e scultura (come “prospettico”).
bibliografia essenziale
Rodolfo Pallucchini, La pittura veneziana del Settecento, Roma 1960
Lionello Puppi, L’opera completa del Cataletto, Milano 1968
Filippo Pedrocco, Canaletto e i vedutisti veneziani del Settecento, Firenze 1995
Filippo Pedrocco, Canaletto, Firenze 1995
Catalogo della mostra Canaletto prima maniera, Milano 2001
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Giovanni Antonio Canal detto Il Canaletto
Il ritorno del Bucintoro al molo nel giorno dell’Ascensione
1734 circa – olio su tela; 77 x 126
Windsor, Windsor Castle, Royal Collection
antonella bicci
progetto editoriale a cura di daniela bruni
[exibart]
Volevo solo aggiungere che il Canaletto si potrebbe definire il primo fotografo della storia,
nel senso che usando una camera ottica e restituendo fedelmente ciò che la camera ottica proiettava sulla carta oleata, Canaletto diventa il primo ad usare in modo espressivo uno specifico della fotografia, in questo caso legato al tipo di prospettiva.
Nel quadro esaminato, si vede chiaramente che il punto di fuga non sta la centro, è come se il canaletto avesse scattato una foto da una barca che segue il corteo di barche con la camera rivolta verso il bucintoro. Questo ha una indubbia valenza espressiva nel concentrare l’attenzione alla parte più importante della rappresentazione.
I cromatismi poi invece sono qualcosa di personalissimo del Canaletto, e ribadiscono il suo essere vero pittore, e non semplice vedutista; uso generoso del colore, in cui le ombre sono eseguite con variazioni del tono che fa certamente riferimento alla tradizione, alla pittura tonale iniziata dal Giorgione, all’uso gestuale apparentemente impreciso delle penellate, ma perfette nell’insieme, dell’ultimo Tiziano.