Gaspard Félix Tournachon (1820-1910), in arte Nadar, fu senza alcun dubbio un uomo e un artista eclettico ed esuberante: studente in medicina, scrittore, disegnatore e caricaturista, animato da una vivace e irruenta curiosità intellettuale che lo spinse insaziabilmente verso percorsi sempre nuovi. Tuttavia, il suo incontro con la fotografia avvenne quasi per caso, nel 1854, quando si trovò, per l’ennesima volta, a dover soccorrere il fratello minore Adrien, volitivo e inconcludente, in gravi condizioni economiche. Lo mandò a lezione dal fotografo Gustave Le Gray, e, successivamente. gli mise a disposizione l’apparecchiatura fotografica, acquistata anni prima da un amico e poi riposta e dimenticata in soffitta. In questo frangente Nadar stesso prese lezioni di fotografia da Bertsch e Arnaud, e aprì un piccolo atelier, all’ultimo piano della casa in cui viveva. Inizialmente i fratelli lavorarono insieme e, nel 1855, presentarono all’Esposizione Universale la serie fotografica che ritrae il mimo Charles Deburau, vincendo la medaglia d’oro. Questo riconoscimento causò la rottura dei rapporti tra i due, dal momento che Adrien, ormai sicuro del successo, allontanò il fratello, e proseguì da solo la sua delirante carriera fino alla rovina.
Ma Nadar non abbandonò la fotografia, e continuò a coltivarla con slancio anche maggiore, anche a causa delle significative restrizioni imposte alla satira da Napoleone III, che costringevano e mortificavano la sua attività di caricaturista.
La fotografia era per Nadar un universo dalle molteplici possibilità ancora tutte da sperimentare, sebbene non ancora considerata una vera e propria forma d’arte, e addirittura guardata con disprezzo e timore da artisti e letterati, tra cui anche Baudleaire che la definì “vile ancilla”.
Nadar si innamorò della macchina fotografica e iniziò a immortalare tutto e tutti. Inizialmente si dedicò soprattutto ai ritratti; fotografò amici, artisti, attori, letterati, col suo occhio, da eccezionale caricaturista quale era, attento e capace di catturare l’essenza della persona, la sua interiorità psicologica. Amava conversare con le persone che ritraeva, facendole sentire completamente a loro agio, studiava la luminosità, donando ai suoi ritratti una spontaneità mai vista prima. La curiosità lo spinse oltre: nel 1858 Nadar scattò la prima foto aerostatica, frutto di mirabolanti avventure che diedero spunto al personaggio Andar, protagonista di Dalla Terra alla Luna di Jules Verne.
La fotografia presa in esame, Le fogne fa parte di quel gruppo di immagini che hanno come soggetto le fogne e le catacombe di Parigi. Nadar si confronta, ed è il primo a farlo, con l’oscurità dei sotterranei parigini, illuminati dalla luce artificiale (un altro suo brevetto), una scelta rappresentativa di uno dei temi ricorrenti dell’epoca: gli ambienti sotterranei parigini, non visitabili ai più, erano già stati ampiamente descritti dalla letteratura contemporanea, ed in particolare giocano un ruolo importante ne I miserabili di Victor Hugo.
Se con gli uomini Nadar è stato tanto bravo da portarne sulla pellicola una rilassata spontaneità, con le gallerie sotterranee, e la luce artificiale, è riuscito a massimizzare la qualità del bianco e nero. Gli spazi funzionali che ritrae parlano di poesia del volume, di arte della costruzione; descrivono una città, la sua fisicità ed i suoi vuoti, come forse nessuna foto in superficie potrebbe fare. Sembra quasi che l’archeologia industriale, il modernismo, la riscoperta dell’art & crafts siano solo piccole conquiste culturali di una elite che solo tardivamente ha capito quello che un fotografo, dunque non-artista secondo i contemporanei, aveva già immortalato.
bibliografia essenziale Nadar Fotografie, a cura di Eileen Romano, TEA, 1996
AA.VV., Nadar, Portraits 1855-1870, CD-Rom, Paris, 1994
Nadar, Testi di Nadar, J. Prinet e A. Dilasser, L. Vitali. Con 100 fotografie di Nadar e altri documenti, Torino, 1973
AA.VV., Nadar, les années créatrices 1854-1860, catalogo della mostra al Musée d’Orsay, Paris, 1994
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