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Foiso Fois Il Cristo
opera
Drammaticamente sospeso su un fondale di mare e nuvole. Un paesaggio quasi informale, su cui si staglia l’Uomo sofferente, un Cristo potente e vigoroso staccato dalla croce. Riprende, trent'anni dopo, un disegno del '47 che rappresentava un partigiano. Fulminee pennellate rosse e nere...
di Marco Peri
Foiso Fois (Iglesias 1916 – Cagliari 1984) da sempre impegnato a rappresentare epicamente i grandi temi corali della rivolta sociale e del lavoro, o quelli più lirici del mondo naturale, si dedicò nell’agosto del 1977 alla pittura di un Cristo su commissione dell’amico parroco Don Ottavio Cauli, che lo aiutò nel processo ideativo e gli fornì un solido supporto teologico e biblico durante tutta la realizzazione.
L’enorme tela ad olio domina, con la sua forte carica di religiosità, la navata della chiesa di San Pio X a Cagliari della quale costituisce la pala d’altare. Le sue dimensioni sono imponenti: 9 metri d’altezza e 7 di base, ciò significa un’estensione della tela di 56 metri quadri che l’artista dipinse con l’aiuto di tre suoi allievi.
Rappresenta un Cristo -una delle figure più vere e riuscite che Fois abbia mai composto- drammaticamente sospeso su un fondale di mare e nuvole. Un paesaggio quasi informale, su cui si staglia l’Uomo sofferente, un Cristo potente e vigoroso staccato dalla croce, pittoricamente risolto in una vibrante combinazione di poche fulminee pennellate di rosso e di nero che conferiscono alla figura una violenza espressionista.
E’ stata certamente una delle opere più impegnative realizzate da Fois, che tuttavia resta appartata nella sua produzione e questo non solo per la sua dichiarata laicità ma anche per il dato stilistico, cioè una pittura fusa in passaggi tra mezzetinte anziché costruita dalle caratteristiche giustapposizioni cromatiche.
La difficoltà maggiore per Foiso Fois fu quella di proporre un’interpretazione nuova, a misura dei contemporanei e della loro sensibilità, evitando di ripetere l’iconografia scontata e sacralizzata della crocifissione. L’inedita soluzione iconografica giunse all’artista perfezionando un piccolo disegno eseguito nel 1947 dove rappresentava la figura di un giovane partigiano torturato ed ucciso, esposto al ludibrio, da lui visto a Biella durante l’occupazione nazista.
Dopo trent’anni il Cristo doloroso di San Pio X mostra quel volto sfigurato dalla tortura. Per questo l’opera s’inserisce in un preciso filone dell’arte sacra contemporanea, in cui il tema della crocifissione è accostato alle esperienze della guerra e della denuncia della tortura (si pensi ad esempio alla porta eseguita da Manzù in San Pietro).
Tanto il fervido fedele quanto il più esperto d’arte sacra non possono che rimanere smarriti ma anche emozionati di fronte all’originalità della soluzione proposta da Fois.
Il corpo del Cristo appare forte e vitale nella solitudine della propria tragedia, una solitudine sottolineata dall’assenza del legno della croce e di qualunque elemento del paesaggio per conferire valore assoluto all’evento umano. Il corpo ancora vitale si libra verso l’infinito segnato da contorni neri, energici e continui che forniscono l’impressione di una figura michelangiolesca. Nella drammatica ascesa verso il cielo l’accento più crudo e aggressivo è nell’espressione del volto deformato da un urlo di dolore e nel nero della mano sinistra illividita in un pugno di morte. La mano destra, invece, è aperta nell’atto di benedire e rappresenta la Resurrezione. Un chiodo infisso sul piede destro indica la morte mentre il sinistro è libero. Vita, morte e Resurrezione che si manifestano simbolicamente nella figura del figlio di Dio. Tutto nella rappresentazione è simbolo, un’attenta lettura ne rivela a poco a poco la presenza ed i significati teologici. Anche la natura agitata sulla quale si staglia il corpo è simbolica. Nello spazio che si apre profondissimo sul mare agitato, le nuvole tempestose sembrano attraversate dallo sguardo del Padre.
Durante la realizzazione della tela il pittore si chiuse in un esilio ascetico, estromettendo chiunque dalla propria vita tanto era grande e complessa l’ideazione dell’opera.
Dopo poco più di un mese di duro lavoro, il 24 settembre 1977, l’opera fu inaugurata. Da allora, l’esasperazione cromatica e drammatica che contraddistingue quest’ultima opera monumentale di Foiso Fois, unita alla presenza di un messaggio tanto profondo quanto non scontato provocano un’imprevista emozione artistica ed umana che non può lasciare indifferenti.
bibliografia essenziale
Naitza, Salvatore Foiso Fois, Nuoro, Ilisso, 1989
Un drammatico Cristo dipinto da Foiso Fois, in L’Unione Sarda, Cagliari 22/9/1977
Fiori Vittorino, Nella sua mano un messaggio di vita, in L’Unione Sarda, Cagliari 16/10/1977
Naitza, Salvatore, Un artista che parla agli uomini d’oggi, in L’Unione Sarda, Cagliari 16/10/1977
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La madre dell’ucciso di F. Ciusa
Foiso Fois
Il Cristo, 1977
olio su tela, 7×9 m
Cagliari, Chiesa S. Pio X
marco peri
progetto editoriale a cura di daniela bruni
[exibart]
davvero ben scritto e intenso.
complimenti!