Categorie: opera

Il Pianeta Oplontis | Area Archeologica Vesuviana

di - 5 Novembre 2002

Nel 1997 Oplonti è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità, pertanto le cause di un afflusso non “massiccio” devono essere cercate altrove e soprattutto nella mancanza di un reale circuito archeologico che coinvolga intorno ai “poli attrattori” (Pompei ed Ercolano) i siti finora definiti “minori” dell’area vesuviana (Oplonti, Boscoreale, Stabia).
Oplonti era un sobborgo marinaro risalente al II secolo a. C. alle pendici del Vesuvio, luogo incantevole, collocato sulla riva di un mare azzurro e circondato da flora lussureggiante.
Oplontis è presente nella Tabula Peutingeriana, tabula picta, risalente al III secolo d.C., nella quale il toponimo del borgo è un edificio fiancheggiato da due torri. Sempre dalla Tabula si evince che era distante sei miglia romane da Ercolano e tre miglia da Pompei, pertanto era la punta più avanzata della città di Pompei e la culla dei traffici marittimi della zona vesuviana.
Gli scavi archeologici, compiuti sistematicamente a partire dal 1964, sotto la direzione di Amedeo Maiuri, hanno riportato alla luce resti di ville patrizie, una delle quali è posta nel cuore di Torre Annunziata (il territorio nei secoli ha mutato la sua denominazione ed l’antica Oplonti si identifica con l’attuale Torre Annunziata).
Il complesso identificato con il nome di Villa di Poppea si trova a sei metri sotto il livello stradale, ed è uno stupendo esempio di architettura romana. Datato dagli esperti tra la fine del I secolo a.C ed il 79 d.C., si estende su un’area di 4000 metri quadrati e gli ambienti scavati sono 55. Lo scavo conferma un’ulteriore estensione della villa. Attualmente i lavori sono interrotti a causa della presenza del canale del conte di Sarno (costruzione di epoca cinquecentesca che permetteva di alimentare i mulini, progenitori di quella che fu l’arte bianca di Torre Annunziata) e di una strada (Via Sepolcri) fondamentale arteria di comunicazione dell’attuale città vesuviana.
Oplonti, come tutta l’area vesuviana fu distrutta dall’eruzione del 79 d.C. La villa di Poppea all’atto della calamità era disabitata. La conferma è data sia dall’assenza delle suppellettili necessarie alla vita di tutti i giorni, sia dal fatto che diverse strutture architettoniche e decorative (capitelli, colonne, erme, vasi e statue) sono state ritrovate fuori d’opera, sia infine da evidenti segni di trasformazioni, in parte eseguiti, in parte in corso di esecuzione. Lo schema distributivo degli ambienti, pur ricalcando le caratteristiche essenziali della dimora romana, si presenta con vaste proporzioni e con un impianto più avanzato rispetto a quelli classici. Le ampie zone aperte o destinate a verde consentivano una buona esposizione di tutti gli ambienti, disimpegnati con criteri razionali, offrendo la concezione più progredita della “domus” senza le costrizioni di spazio delle città. Oltre alle grandi sale di rappresentanza, agli ambienti termali, ai raffinati cubicoli, all’atrio di grandi dimensioni, alla vasta cucina, alla grande sala dedicata al larario, vi sono numerosi ambienti destinati alla vita rustica e servile, dai quali si intuisce che intorno alla villa gravitava una redditizia industria agricola. Di particolare interesse è poi tutta l’area orientale, ispirata per l’architettura e per la decorazione da un unico obiettivo di carattere scenografico, la cui fusione con la natura resta alla base della realizzazione dell’intero complesso, culminante nella piscina di dimensioni olimpioniche (61 metri di lunghezza per 17 metri di larghezza), adibita a natatio e alimentata direttamente dall’acquedotto.
Questa villa non poteva non appartenere alle più alte classi sociali dell’impero: una scritta su di un’anfora, dalla quale si è intuito che il destinatario fosse un certo “Secondo”, liberto di Poppea, seconda moglie di Nerone, ha originato l’ipotesi che la villa fosse appartenuta alla gens Poppeae, se non proprio a Poppea Sabina.
L’altra villa attribuita a Lucius Crassius Tertius è stata rinvenuta nel 1974; prende il nome da un sigillo di bronzo rinvenuto, risalente al II sec. a. C. Purtroppo non è visitabile, ma è da questa villa che sono emerse ricchezze inestimabili. Innanzitutto l’edificio doveva essere un’azienda che si occupava della lavorazione di prodotti agricoli, e di imbottigliamento vinario, dal momento che sono state rinvenute 400 anfore a vino, capovolte ed inserite l’una nell’altra. Gli scavi hanno riportato alla luce anche 54 individui, non solo abitanti della villa. Accanto a questi scheletri sono stati trovati i famosi “Ori di Oplonti”, una cassa di legno contenente 170 monete, molte delle quali in oro ed in argento, gioielli, unguentari, stecche in osso, piastrine in vetro per la cosmesi. Alcuni cadaveri indossavano monili in oro. Orecchini del tipo “a spicchio di sfera”, pendenti ornati con perle, globetti, anellini in oro e smeraldi. Bracciali di tipo tubolare, a forma di serpente. Anelli con gemme incastonate sia lisce che incise con figure animali e divine. Una tipologia di monili ampia, diversa da quella rinvenuta a Pompei ed Ercolano, tipica delle officine magno–greche. I gioielli sono conservati nel caveau di una banca, pertanto non fruibili, e come le statue e le suppellettili rinvenute ad Oplonti, attendono una giusta collocazione, di cui si parla da più di trent’anni, in un Museo. Un progetto sbandierato da tutte le forze politiche, punta di diamante di tutte le campagne elettorali. Non manca la sede, non mancano gli studi di fattibilità, cosa manca?
bibliografia
Malandrino C., La villa di Poppea in Oplontis, Torre Annunziata 1980
Dati F. , Origini storiche di Torre Annunziata, Napoli 1959
Meo F.- Russo S., Torre Annunziata – Oplonti- dalle origini ai giorni nostri, Torre Annunziata 1995

link correlati
Soprintendenza archeologica di Pompei

manuela esposito


Scavi di Oplonti Via Sepolcri, Torre Annunziata (NA)
Per le scuole in visita è obbligatoria la prenotazione. Per informazioni:Sezione Didattica – tel. +39 081 8575331; Orari: dal 1° novembre al 31 marzo: tutti i giorni dalle ore 8.30 alle ore 17.00 (ultimo ingresso ore 15.30) dal 1° aprile al 31 ottobre: tutti i giorni dalle ore 8.30 alle ore 19.30 (ultimo ingresso ore 18.00)Giorni di chiusura: 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre Principali collegamenti:
in treno: Circumvesuviana Napoli-Sorrento o Napoli-Poggiomarino o Napoli-Torre Annunziata ( fermata Torre Annunziata ) in auto:Autostrada A3 Napoli-Salerno (uscita Torre Annunziata sud) Biglietti:Con accesso a 3 siti (Oplonti, Stabia, Boscoreale) – validità 1 giorno Intero: € 5,00 -Ridotto: € 2,50 (*)
Con accesso a 5 siti (Pompei, Ercolano, Oplonti, Stabia, Boscoreale) – validità 3 giorniIntero: € 18,00
Ridotto: € 9,00 (*)
Gratuito: per i cittadini dell’Unione Europea minori di 18 anni o maggiori di 65 anni.
(*) Ridotto: per i cittadini dell’Unione Europea di età compresa tra 18 e 25 anni non compiuti e per i docenti delle scuole statali dell’Unione Europea, con incarico a tempo indeterminato.
I biglietti gratuiti e ridotti possono essere rilasciati solo previa presentazione di un valido documento di identità.
Le foto contenute in quest’articolo sono di proprietà della Soprintendenza Archeologica di Pompei che si ringrazia per la collaborazione.


progetto editoriale a cura di daniela bruni

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