Nessuno è in grado di dire se il quadro, terminato prima dell’inizio della rivoluzione, veicoli un messaggio antimonarchico, ma certo contribuì in maniera determinante a creare un clima di severità, rigore morale, intransigenza che caratterizzarono il periodo immediatamente successivo, vediamo perché. Il protagonista del dipinto è Lucio Bruto, personaggio della Roma antica i cui contorni si perdono nella leggenda, che come racconta lo storico Tito Livio scacciò il re Tarquinio il superbo e instaurò la repubblica. Bruto per queste sue caratteristiche divenne uno dei simboli della lotta alla tirannide, così come il suo omonimo, questo realmente esistito, che uccise Cesare. Il soggetto iconografico del dipinto riguarda però un altro episodio, più tardo, della vita di Bruto; quando divenuto console, non esitò a condannare a morte i propri figli rei di aver cospirato per abbattere la repubblica. David ritrae il momento in cui i littori, che hanno appena eseguito la condanna, riportano al padre i corpi dei figli. Se proviamo per un momento a immaginare il dipinto senza colori non vediamo molta differenza da un bassorilievo antico: la narrazione si svolge in orizzontale, con poca profondità, le linee sono nitide, le masse ben delineate, non ci sono fronzoli o inutili dettagli decorativi, tutto è esenziale. Sullo sfondo si notano delle colonne doriche, sobrie, spoglie,
Il suo atteggiamento composto, misurato, che denota forza interiore di fronte all’immane tragedia si contrappone alla reazione scomposta, isterica, fragile delle donne, viste in questa e in altre occasioni da David come esseri deboli e passive. Il tutto è sottolineato dalla luce fredda, come tutti i colori del dipinto, che irrompe sulla scena come se fosse un palcoscenico e illumina il gruppo femminile lasciando il protagonista nella penombra. In definitiva il messaggio è chiaro: il bene comune viene prima dell’interesse personale, degli affetti, al punto che è lecito sacrificare ciò che si ha di più caro se questo nuoce al bene comune. Dal Bruto traspare rigore morale, severità, intransigenza fino alle estreme conseguenze, tutti valori che negli anni successivi avrebbero fatto da sfondo al bagno di sangue del terrore, quando bastava un semplice sospetto per finire sul patibolo come nemico del popolo.
bibliografia essenziale
·Rosenblum Robert, Trasformazioni nell’arte. Iconografia e stile tra Neoclassicismo e Romanticismo., La Nuova Italia Scientifica, 1984
·Honour Hugh, Neoclassicismo, Einaudi, 1980
·Pinelli Antonio, Avanzare regredendo. Neoclassicismo e Primitivismo tra XVIII e XIX secolo, Tipografia Editrice Pisana, 1999
michelangelo moggia
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