Pubblicato nel Manifesto dell’Architettura Futurista (dato alle stampe nell’agosto del 1914) questo schizzo riassume il concetto di architettura e l’idea di città dell’unico movimento d’avanguardia italiano, il Futurismo. Nel progetto, s’impone prepotentemente l’idea di architettura nuova del giovane comasco Antonio Sant’Elia che stava divenendo, intorno agli anni ’10 del XX secolo, uno degli intellettuali tra i più innovativi e geniali del panorama architettonico italiano.
L’opera è il compimento ideologico della modalità di costruire da parte dei Futuristi, avvenuto attraverso cinque anni di grande e fervida ricerca plastica ed architettonica. Esso è una delle testimonianze più valide dell’origine dell’architettura italiana contemporanea.
Studio per la Città Nuova fa parte di una numerosa serie di schizzi di edifici monumentali iniziati nel 1909 e mai pubblicati nella loro globalità, nei quali gli elementi dominanti sono la volumetria netta delle forme, l’uso massiccio di contrafforti, le grandi scalinate -che danno un andamento piramidale alla costruzione- e le enormi superfici a forma di cupola. Quest’ultimo elemento, che Sant’Elia usa in moltissimi altri progetti, gli deriva dallo studio attento e profondo dei lavori dell’architetto secessionista viennese Otto Wagner che egli considerava uno dei suoi maestri.
In quest’opera la principale ispirazione è la metropoli e i suoi elementi caratterizzanti quali la monumentalità e la grandiosità delle forme, il cui forte pronunciamento verticale corrisponde alle molteplici comunicazioni orizzontali quali il traffico, la velocità delle automobili e della linea ferroviaria. Sant’Elia, immagina la città come un grande cantiere caotico e dinamico nel quale poter inventare, osare grazie all’ausilio di materiali innovativi come il cemento armato, il ferro ed il vetro. E’ sorprendente infatti, la grande capacità di anticipare i tempi, introducendo episodi che allora apparivano rivoluzionari come il blocco di appartamenti sulla sinistra dello schizzo; elemento questo, che verrà sviluppato venti anni più tardi dall’architetto Henri Sauvage.
E’ una immagine densa dalla quale provengono tutti gli spunti per l’ideazione di una città in perenne trasformazione, effimera, nella quale l’edilizia è improntata all’estetica della praticità e alla valorizzazione delle strutture nude realizzate con il cemento armato. Sant’Elia con questo progetto immagina di dare la possibilità agli uomini di vivere tra pareti di ferro con mobili d’acciaio e liberarli da esempi di fragilità e di mollezza come il legno e le stoffe. Tutto è all’insegna del nuovo. L’architettura, dunque, al servizio della vita moderna fatta di movimento e di velocità.
biografia
Antonio Sant’Elia nasce il 30 Aprile 1888 a Como. Nel 1903 completa gli studi tecnici, quindi si iscrive e frequenta la scuola di Arti e Mestieri «G. Castellini», nel corso di costruzioni civili, idrauliche e stradali. Nel 1906 si diploma capomastro trovando subito impiego tra gli addetti al completamento del Canale Villoresi a Milano. Nel 1909, dopo aver inviato per un giudizio redazionale lo studio di una villa alla rivista “La Casa” ed avendone ottenuto la pubblicazione, decide di iscriversi all’Accademia di Brera nel corso di Architettura, ma non ne consegue il titolo. Nel 1912 sostiene all’Accademia di Belle Arti di Bologna l’esame per il diploma di «Professore di disegno architettonico». Nel 1913, decide di aprire uno studio di Architettura a Milano, pur continuando la collaborazione con lo Studio Cantoni per cui disegna gran parte delle tavole progettuali relative al concorso per la nuova sede della Cassa di Risparmio di Verona. Il progetto si classificò tra i primi cinque. Nel luglio del 1914 esce su un volantino della direzione del Movimento Futurista uno scritto santeliano con il titolo «Manifesto dell’architettura futurista». Nel luglio del 1915 l’Italia decide il proprio intervento nel conflitto mondiale e Sant’Elia, condividendo le idee degli altri esponenti futuristi, si arruola insieme a Boccioni e Marinetti. Nel 1916, appena ventiseienne, in testa ad un plotone nel Carso, durante un’azione d’assalto muore colpito in fronte da una pallottola di mitragliatrice.
bibliografia essenziale
–Marinetti e i Futuristi, a cura di Luciano De Maria con la collaborazione di Laura Dondi, Garzanti Editore, Milano, 1994;
– Futurismo 1909-1944, catalogo della mostra a cura di E.nrico Crispolti, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 7 luglio – 22ottobre 2001, Mazzotta Editore, Milano, 2001;
– LLORENC BONET, Antonio Sant’Elia, TeNeuses, Barcellona, 2003.
Antonio Sant’Elia
Studio per la “Città Nuova”, 1914
Pinacoteca dei Musei Civici, Como
Matita e inchiostro su carta, cm.52, 5 x 51,5
alessandra marzuoli
progetto editoriale a cura di daniela bruni
[exibart]
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