Innanzitutto questo ambiente era all’origine dedicato allo studio della filosofia, il che riflette il mio modus operandi. Inoltre è nel titolo stesso dato alla Scuola, appunto nella misericordia, che trovo una completa simbiosi con il tema da cui deriva il soggetto principale della mia mostra: la pietà.
I suoi lavori, e qui il riferimento si accosta particolarmente a La Pietà, hanno subito una notevole metamorfosi rispetto ai modelli di riferimento. Perché ha scelto La Pietà di Michelangelo come punto focale intorno al quale estendere il resto della mostra?
Sin dal primo istante in cui ho ragionato sulla struttura di questa mostra, la materia principale sulla quale la mia creatività ha continuato a vertere è stata il cervello umano. C’è stata un’idea che mi ha ispirato in particolare: quella dei neuroni specchio concepita dallo scienziato Giacomo Rizzolatti. Tali neuroni permettono il processo di emulazione della realtà, legato alla conoscenza e al linguaggio. Si tratta della maggiore scoperta neuro scientifica degli ultimi dieci anni. Per me è stato un rilevante punto di partenza nell’ambito delle mie ricerche sul cervello umano che ho compiuto negli ultimi cinque anni: l’empatia, la compassione, l’imitazione dell’altro, tutti questi elementi mi hanno portato a un’analisi di avviamento che ha avuto un impatto incisivo su quello che potete osservare nella mostra oggi. Nella mia visione il cervello umano è uno strumento dotato di pietà; l’opera maggiormente
Quale significato assumono i diversi cervelli umani posti agli angoli della sala?
L’intera collana di sculture presenti nella mostra incita alla questione della pietà e dell’accettazione. Il primo cervello appena entrati nella sala sulla sinistra rappresenta un simbolo di paganesimo, in antitesi con la scultura a destra che sta invece a raffigurare il Cristianesimo; il cervello riempito di ossa è un aperto riferimento allo Shintoismo. Infine, il cervello sovrastato da tartarughe corrisponde ad una commistione tra antiche pratiche religiose indiane e mitologia greca. Proprio l’oracolo di Delfi fu condannato nel guscio di una tartaruga. Di conseguenza tutti gli elementi scultorei confluiscono nell’idea di pietà, mostrando un’immagine netta relativa ad uno stile di vita
Post-moderno, dove si percorre una esistenza presa in prestito. E poi ci sono i bozzoli, i quali divengono una diversa forma di cervello, giacché tutto cambia e si trasforma al loro interno.
Perché la presenza degli insetti è così insistente?
Ciascun insetto interessa una parte del corpo. Nell’opera della pietà sono io stesso a giacere tra le mani di una Madre. Sul mio ombelico è adagiato uno scarabeo, e non è un caso. Si dà il caso che nello stomaco si avviluppino le emozioni umane e questo insetto ha sempre assunto un valore iconografico come ponte tra la vita e la morte. Indosso un abito, ho i piedi nudi (quale raffigurazione dell’uomo che va incontro alla morte) ed un cervello umano che mi pendola tra le mani. Il cervello non è null’altro che il gettone del momento, la ragione dunque crolla e l’apertura al rinnovo non è lontana.
La dimensione fisica è centrale nel suo lavoro. Perché? Bisognerebbe forse guardarsi dalle apparenze?
Nel mio lavoro il corpo umano è stato sempre soggetto di ricerca nella sua interezza: a partire dallo scheletro, passando per la pelle, gli organi, il sangue, lo sperma, le lacrime; ho condensato gran parte
Il parallelismo michelangiolesco attuato ne La Pietà ricorda quello di Manet con Magritte per l’opera Il Balcone, alla quale quest’ultimo aggiunse dei dettagli funerei.
I miei paesaggi sono utopici, io metto a confronto religioni di natura diverse unendole in una miscellanea dove tutto è possibile, scevra da battaglie su Gesù, Buddha o Mohammed.
Il visitatore è invitato ad indossare pantofole all’entrata della sala…
L’oro è sempre stato un elemento ricorrente in tutti i dipinti classici; sin dalla notte dei tempi ogni genere di tempio o chiesa è adornato da soffitti composti riempiti di ori quale rappresentazione della più alta forma di spiritualità: io ho desiderato attuare il meccanismo inverso per fare in modo che i visitatori di questo luogo possano camminare su lastre dorate.
Per il visitatore la visita assume il carattere di un rituale, dove la gestualità individuale deve essere centellinata per dare spazio al campo di battaglia dove unicamente la bellezza la fa da padrona.
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Scuola Grande della Misericordia
Sestiere Cannaregio 3599, 30121 Venezia
A cura di
Giacinto di Pietrantonio e Katerina Koskina
Dal 31 maggio al 16 ottobre
2011
Orario: 10-18
Chiuso il lunedì
Ingresso libero
Catalogo: Offset
[exibart]
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e dove sarebbe il cervello riempito di ossa?