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assolo show Alan Reid / Håvard Homstvedt
parola d'artista
Uno è un texano classe 1976, che però si mette in mostra da Lisa Cooley a New York. L’altro, suo coetaneo, è nato a Lørenskog ma espone a Napoli, da Francesco Annarumma. E qui si raccontano in due assolo...
Thankfully, our world births souls endowed with the
verbal élan to pry into art; they are critics. I’m simply occupied with
“making”.
I’d like to offer some foothold; but meaning is timid,
friend.
Art is organization, but priorities continually change.
What was paramount is soon marginal. True, my subjects often look bored, bitchy
or despondent.
Caring was directed at the concept of lightness in my
first show, “Heiresses on Terraces: love-of-life insouciance, breeziness
plays variously. The title of the exhibition implies as much the words
“heiress” and “terrace” both pun on being in the air.
Pencils replaced paints and all was perceptively lighter.
So, my paintings undermine the idea of weight as a
metaphor for seriousness. I would suggest that lightness can not only convey us
towards more reflective, weighty conversation, but also, that lightness can
assuage the weight of seriousness and our myriad anxieties.
Fortunatamente
nel nostro mondo alcune persone nascono dotate di una grande sensibilità verso
l’arte e di un élan verbale – quelle persone sono i critici – mentre io
mi occupo semplicemente di “fare“.
Comunque vorrei offrire qualche timido e informale
spunto di riflessione.
L’arte
è organizzazione, ma le sue priorità cambiano continuamente. E proprio quel che
è stato fondamentale ben presto diventa marginale. Però è anche vero che i miei
soggetti sembrano annoiati, menefreghisti o depressi.
Nella mia prima mostra, Ereditiere sui terrazzi, una
particolare attenzione era rivolta al concetto di leggerezza: lo stile di vita
spensierato delle protagoniste, il libero movimento della ventilazione. Il
titolo della mostra è basato su un gioco di parole, ‘heiresses’ e
‘terraces’, proprio per rendere l’idea dello stare per aria. Le matite
sostituivano la pittura e tutto era percettivamente più leggero.
I
miei quadri mettono in discussione il concetto di peso come metafora della
seriosità. Poiché, attraverso di essi, voglio suggerire che la leggerezza non
solo può condurci verso una riflessione tutt’altro che banale, ma anche
alleviare il peso della seriosità e la nostra miriade di ansie.
HÅVARD HOMSTVEDT
I am a collector of sorts. Rummaging through the image bank of
common visual culture, I am constantly mining for seeds of painting possibilities.
Often, pictures in older image reproduction techniques, such as woodcuts, hold
my interest the most. In the simplicity of design, and the reduction of space
into hatched lines, woodcuts are akin to modern digitized images.
My studio could’ve been just about anywhere. The pieces of my
painterly compositions are drawn mostly from magazine scraps, and illustrations
of bibles float around in my workspace. I try to collect image material from a
wide variety of sources wherever I go. The collected material is then the start
off point for my own painterly inventions.
In the painterly translations of woven woodcuts, and the
textile-like appearance of my paintings, I am examining the link between the
visual languages of the avant guarde and traditional folk art, such as in
Soviet stage design, and Northern European historical textile patterns. In
doing so, I seek to draw attention to the manner of construction.
Sono un
collezionista di immagini d’ogni sorta. Rovisto continuamente negli archivi
della cultura visiva comune per estrarre semi da cui far nascere possibilità
pittoriche. Spesso le immagini ottenute grazie alle tecniche di stampa più
antiche, le xilografie ad esempio, sono quelle che mi interessano di più,
poiché la forma e lo stile assai semplice, la riduzione dello spazio a linee
tratteggiate, le rendono molto simili alle moderne immagini digitali.
Il mio studio
potrebbe trovarsi un po’ ovunque. Gli elementi che figurano nelle mie
composizioni pittoriche sono in gran parte estratti dalle riviste e dalle
bibbie che circolano nel mio spazio di lavoro. Cerco di raccogliere immagini da
una gran varietà di fonti ovunque vada. Poi il materiale raccolto diventa il
punto di partenza per le mie invenzioni pittoriche.
La mia pittura è
la traduzione di una trama xilografica e ha la stessa parvenza di una
superficie tessile. Ciò che sto studiando è il legame tra i linguaggi visivi
dell’avanguardia e l’arte popolare tradizionale, come l’esperienza sovietica
nella progettazione, oppure gli storici modelli di produzione tessile del
Nordeuropa. Così facendo, focalizzo l’attenzione sulle varie modalità di
costruzione.
Homstvedt
per gli statement di Art Basel 2008
di marianna agliottone
dal
24 ottobre al 6 dicembre 2010
Alan
Reid
Lisa
Cooley Fine Arts
34,
Orchard Street – 10002 New York
Orario:
da mercoledì a domenica ore 11-18
Ingresso
libero
Info:
tel. +1 2126800564; fax +1 2126800565; frontdesk@lisa-cooley.com; www.lisa-cooley.com
dal 29 ottobre 2010 al 10 gennaio 2011
Håvard Homstvedt – Ripple Sole
Galleria Annarumma404
Via Carlo Poerio, 98 (zona Chiaia) – 80121 Napoli
Orari: da martedì a venerdì ore 16-19.30
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0810322317; info@annarumma404.com;
www.annarumma404.com
[exibart]