Categorie: parola d'artista

assolo show | Ali Bailey / Balaji Ponna

di - 29 Aprile 2010
ALI BAILEY (Bedford, 1982)

Throughout
my practice I have been interested in producing work that deals with the
balance between what is real and what is the copy or “Fiction”. There has also
been a nascent sub-theme that engages a melancholy marked by failure, chance or
loss. A destabilizing tension or push-pull between poles, described by the use
of “made” elements versus “found” materials and shifting relationships
between object and display sets up a questioning of how meaning is defined.

A recent
body of work incorporated realistic re-creations of objects that were
collective symbols of loss, such as an old tree stump carved with rants, loves
and personal poetics. These sculptures existed holistically, creating a
dialogue with other works that were assemblages of found objects that were more
obtuse in meaning and incorporated chance. This tension pushed me towards a new
body of work that involves a more abstract language whose forms have a
relationship to minimalism while addressing the ready-made with the use of
commercial products and advertisements.

Now that
I am directly using elements of commercial culture within my work, the
underlining feelings of loss transgress to include a dialogue that probes
beyond personal experience and into the broader, more complex relationship that
one has with a capitalist society and objects at large. In one piece a tall
tiered framework becomes an elaborate device to hold a can of coca-cola,
another holds a felt blanket. This oscillation between the real and the
uncanny, the staged and the incidental, and the object and the pedestal points
toward a struggle to understand these interventions and to contemplate their use
and value as art objects.

Nella
mia attività sono sempre stato interessato a produrre un lavoro giocato
sull’equilibrio tra ciò che è reale e ciò che è copia o “Fiction”. C’è anche un
sottotema emergente che persegue una malinconia segnata dal fallimento, dal
caso o dalla perdita: una tensione destabilizzante e ambivalente tra poli
opposti, descritta attraverso l’utilizzo di elementi “fatti” e di altri
“trovati”; inoltre, le relazioni mutevoli che si stabiliscono tra oggetto e
allestimento mettono in discussione la definizione del significato di un’opera.

Il mio
lavoro più recente comprende una realistica ri-creazione di oggetti intesi come
simboli collettivi della perdita, come un vecchio ceppo d’albero inciso con
frasi, poetiche romantiche e personali. Queste sculture esistono olisticamente,
creando un dialogo con altri miei lavori, assemblaggi di oggetti trovati, che
erano più ottusi nel significato e che incorporavano il caso. Questa tensione
mi ha spinto ad affrontare anche una nuova ricerca, che coinvolge un linguaggio
più astratto, le cui forme hanno un rapporto con il minimalismo, pur
affrontando il ready made attraverso l’uso di prodotti commerciali e advertisement.

Ora
che sto usando direttamente elementi della cultura commerciale all’interno del
mio lavoro, trasgredisco in parte all’evidenza del senso di abbandono per
accogliere un dialogo che sonda, al di là dell’esperienza personale, il più
vasto e complesso rapporto con la società capitalista e con gli oggetti in
generale. Un’alta e
stratificata armatura diviene, nella mia opera, un elaborato dispositivo per
reggere una lattina di Coca-Cola oppure per contenere una coperta di feltro. E
questa oscillazione tra il reale e il favoloso, tra l’artificioso e
l’incidentale, tra l’oggetto e il piedistallo, ha come obiettivo la comprensione
di questi interventi, e la contemplazione del loro uso e del loro valore come
opere d’arte.

BALAJI PONNA (Bhimavaram, 1980)

My work it’s a matter of playing with certain notions
that the society and people carry. My present series of work is about that, but
executed in a humorous mode. The visuals emerging out is been symbolically
woven, which is meant to signify the blindness of the beliefs that the people
carry with their notions. I tried to build compatibility between my language
and the ideas that circulated around it,here title becomes one of the
primary constitutional and conceptual elements of any work. The visual and its
verbal supplement are simultaneously conceived. this makes the process more
interesting and challenging.

For example, Nobody dare to ask that lazy minister…,
this work is about the inability of the Indian mass to voice its protest
against the evident corruption and bureaucratic slag ness of the political
order. By using a common everyday incident of a cow restricting the smooth
unhindered movement of the any being, an attempt is made to comment on the
possibility of a protest from the unexpected quarters of the society and is
also a critique on the so called educated intelligentsia who remain passive
observers of injustice. It’s to read the possibility of resistance from an
unintended natural act where the trespassing of the cow hinders the traffic of
any passerby here the intended minister. It is also to bring the peculiar
cultural context of India where these animals can freely trespass into our
civilized all human surrounding of the urban India.


Whoever says “this land belongs to me”…
This work is about the maddening craze over ownership of land property. With
land being the most reliable source of investment nowadays the race to colonize
land and acquire ownership has become the norm of every middleclass dream of
growing higher up the class ladder. When such is the case with the privileged
the slum dwellers are relegated in the no mans land and always in the
insecurity of displacement.

La mia ricerca gioca con certe nozioni che la società e la
gente si portano dietro – il tutto eseguito in modo ironico. I materiali visivi
che vengono fuori dal mio lavoro danno vita a una trama simbolica, elaborata
per rappresentare la cecità di certe credenze che la gente alimenta con le
proprie convinzioni. Ho cercato di creare una compatibilità tra il mio
linguaggio e le idee che circolano attorno a esso: infatti, il titolo è uno dei
principali elementi costitutivi e concettuali di ogni opera. Il visivo e il suo complemento
verbale sono concepiti simultaneamente, rendendo il processo più interessante e
stimolante.

Per esempio, Nobody dare to ask that lazy minister… è
un lavoro sull’incapacità delle masse indiane di dar voce alla loro protesta
contro l’evidente corruzione dell’ordine burocratico e politico. La
rappresentazione di un normale episodio di vita quotidiana (una mucca
che ostacola ogni possibilità di movimento) diventa un tentativo di commentare
la possibilità stessa di una protesta da parte di settori inaspettati della
società, e al tempo stesso una critica alla cosiddetta intellighentsia, che rimane osservatrice passiva
dell’ingiustizia. La possibilità della resistenza risiede qui in un atto
naturale – l’attraversamento da parte della mucca impedisce il transito del
passante, inteso qui come ministro. Nell’opera, inoltre, è facilmente intuibile
il riferimento al peculiare contesto culturale dell’India, dove questi animali,
cioè le mucche sacre, possono liberamente presenziare nella civilizzata area
urbana.


Whoever
says “this land belongs to me”…
è invece un’opera sulla mania morbosa della proprietà
terriera. La terra è la fonte più affidabile di investimento oggi, e la gara
per la colonizzazione delle terre e l’acquisizione delle proprietà è diventata
la regola per ogni rappresentante della classe media con il sogno di
saliresuungradinopiù
altodellagerarchiasociale. Mentre le classi che vivono nelle
zone più degradate e senza casa sono costrette a rimanere nella terra di
nessuno e a vivere nella costante insicurezza del trasferimento forzato.

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La seconda coppia di assolo show
L’esordio della rubrica online

asSOLOshow è una
rubrica diretta da marianna agliottone

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 65. Te l’eri perso? Abbonati!


dal 26 marzo all’otto maggio 2010
Ali
Bailey – It’s the Real Thing

Andrew Rafacz
Gallery
835
W. Washington Blvd. – 60607 Chicago

Orario:
da martedì a venerdì ore 11-18; sabato ore 11-17

Ingresso
libero

Info:
tel. +1 3124049188; mail@andrewrafacz.com; www.andrewrafacz.com

dal
27 marzo al 15 maggio 2010

Balaji
Ponna

Studio La Città

Lungadige
Galtarossa, 21 – 37122 Verona

Orario:
da martedì a sabato ore 9-13 e 15.30-19.30

Ingresso
libero

Info:
tel. +39 045597549; fax +39 045597028; lacitta@studiolacitta.it; www.studiolacitta.it

[exibart]


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