Recess began two years ago when I made my home in the southwest United
States. Like much of the American West, my city relies on a continuous import
of vital resources (food, water, medical supplies). This is unsustainable and
inherently dangerous. Living in one of the most well-armed, well-fortified
cities in the modern world, I am terrified by the fragile and untenable nature
of my existence. I live 20 miles from our country’s largest stockpile of
nuclear weapons. My home is surrounded by thousands of miles of scarcely
populated desert, in a harsh and unforgiving climate that yields few natural
resources. A threat, or end to those precious shipments, would cause deaths in
the thousands in as little as just a few days.
Crisis preparedness is vital.
Survival is everything. And Recess is my answer, an insurance policy, an
experiment, a test of personal mettle, and an obsession. The project began as a reflection on swimming pool.
Living in the high desert of the central New Mexico, 21.000 gallons of poorly
maintained leisure space sounded like a bad investment of space. After
countless hours of preparation and toil I have secretly converted my swimming
pool into a hidden bunker, serving as my family’s primary food & water
cache. From this I have obtained a list of smaller sculptural works, a live video feed of myself
inhabiting the Recess bunker.
This project is everything I have learned, and continue to learn as I engage my
fears about self-reliance, and as I continue to address the confluence of power
structures throughout history.
Recess è iniziato due
anni fa quando ho costruito la mia casa nel Sudest degli Stati Uniti. Come
molte aree del West americano, la mia città, Albuquerque, ha bisogno di continue importazioni di
risorse vitali (scorte di cibo, acqua, medicinali): questa situazione è
insostenibile, e oltretutto strutturalmente pericolosa. Vivendo in una delle città meglio armate e fortificate del mondo
moderno, sono terrorizzato dalla natura fragile e vulnerabile della mia
esistenza. Vivo a 20 miglia dalla più grande riserva di armi nucleari del mio
Paese. La mia casa è circondata da migliaia di chilometri di deserto scarsamente
popolato, in un clima aspro, ostile, povero di risorse naturali. Una qualsiasi
minaccia, e l’interruzione di quelle preziose spedizioni, causerebbero sicuramente
migliaia di morti in pochi giorni.
Per noi, dunque,
la preparazione a qualunque genere di crisi è vitale. La sopravvivenza è tutto.
E Recess è la mia
risposta: una polizza assicurativa, un esperimento, una prova di coraggio
personale e un’ossessione.
Il progetto è iniziato con una riflessione sulla piscina di casa: vivendo nel
deserto del New Mexico centrale, consideravo 89.000 litri d’acqua per uno
spazio dedicato al tempo libero, per giunta di difficile manutenzione, un
cattivo investimento. Dopo ore di preparazione e fatica, dunque, ho
convertito la mia piscina in un bunker segreto da
utilizzare come riserva d’acqua e di cibi essenziali per la mia famiglia. Da
questo progetto sono nate una serie di lavori scultorei più piccoli, e un live
video che mi mostra mentre abito il bunker di Recess.
Questo progetto è tutto ciò che ho
imparato, e continuo a imparare, nell’affrontare le mie paure riguardo
l’auto-sufficienza, mentre continuo a studiare la confluenza delle strutture di
potere nel corso della storia.
MIKE PRATT (Sunderland, 1987)
My methods towards making are
founded on the ideal of wanting to avoid conventional forms of correctness.
These ideals change from day to day, leaving glimpses of its entire
architecture within the surface of the canvas. I’m searching for a final
“statement” to go beyond my “known” aesthetic territory.
I frequently use a layering
system to build up the image; making use of half-tone dots, wet sponges, and
anything else I have at my disposal. Each action obliterates the last until the
“right” gesture has the final say.
I feel the best paintings are
the ones that look unfinished. Whilst painting I tend to choose colors
intuitively and in the moment. I enjoy this aspect because it requires me to
respond to the immediate situation. The purpose dictates the potential values
of what painting is, without ethical or moralistic. It stands as a remark
towards the ambiguities of meaning.
Il mio metodo nei confronti del “fare” si fonda sull’idea
di evitare le forme convenzionalmente corrette. Queste idee cambiano giorno
dopo giorno, rilasciando tracce dell’intera architettura concettuale sulla
superficie della tela. Sono alla ricerca di una “proposizione” finale che mi
consenta di superare il mio territorio estetico “conosciuto”.
Uso di frequente un sistema di stratificazione per
costruire l’immagine, che comprende punti a mezzo tono, spugne bagnate e ogni
altra cosa che ho a disposizione. Ogni azione cancella la precedente, finché il
gesto “giusto” non dice la sua.
Credo che i dipinti migliori siano quelli che appaiono
non-finiti. Mentre dipingo, tendo a scegliere i colori intuitivamente,
improvvisando sul momento. Mi piace questo aspetto, perché esige che io
risponda efficacemente alla situazione immediata. Lo scopo indica i valori
potenziali del dipinto, senza impacci etici o moralistici. Così, il quadro si
qualifica come un’osservazione sulle ambiguità del senso.
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2525
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da martedì a sabato ore 11-18 e su appuntamento
Info: tel. +1 3104533031; fax +1
3104533831; info@markmooregallery.com; www.markmooregallery.com
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da martedì a sabato ore 15.30-19.30
Ingresso
libero
Info:
tel./fax +39 0668210655; info@extraspazio.it; www.extraspazio.it
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Chad Person LIVE performances from his swimming pool bunker all week:
http://chadperson.com/recess/bunkercam.html
Enjoy!