Categorie: parola d'artista

exibinterivste – la giovane arte | Carlo de Meo

di - 23 Gennaio 2004

Come sei diventato un artista? Cosa è stato davvero determinante? In questo momento della tua vita stai facendo quello che hai effettivamente scelto o fai questo lavoro per cause fortuite?
Come si può rispondere a questa domanda… un dentista avrebbe detto Studiando, ma io, perso tra coincidenze e casualità, cosa dico se l’unica costante è il guardare…? Guardando l’orizzonte e vederlo dritto dopo che il maestro lo aveva descritto curvo? (troppo sensoriale). Guardando tre pietre in fila all’interno dell’ombra di un ulivo? (troppo alienato). O guardando l’impronta dei serpenti-bicicletta sulla spiaggia? (troppo visionario).
Sono diventato un artista cercando di Rivedere. Ecco cosa potrei dire, sperando che questo banalissimo ‘rivedere’ renda l’idea di un processo di cui non ricordo l’inizio. E così, ora, continuo a fare quello che ho sempre fatto non sapendo neanche se l’ho scelto o no.

Solitamente spetta ai critici sintetizzare e descrivere la ricerca di un artista. Se dovessi farlo tu…?
Scriverei IN-CURIO-SITO… e poi continuerei -è il ‘subitodopo’ di una percezione visionaria, di un pensiero instabile, in-curio-sito, che è nel luogo del Curio (Cm – n.a. 96), della radioattività.- e concluderei con: un’insieme di coincidenze e di anagrammi riordinati e risolti.

Un tuo pregio e un tuo difetto nell’ambito dell’arte…
Parliamo prima del difetto. Sono incapace nell’intrapprendere e poi nell’intrattenere pubbliche relazioni, sono incapace di propormi e di costruire una mia immagine pubblica, in poche parole, sono incapace di promuovermi.
Passiamo ora al pregio. Sono un visionario dalla percezione veloce ed alterata, sono incoerente e incostante, sono svincolato e irrazionale con una grande capacità di razionalizzare tutto questo.

E nella vita?
Il mio grande difetto è che sono troppo preso da me (senso etico).
Il mio grande pregio è che sono troppo preso da me (senso pratico).

Una persona davvero importante attualmente per il tuo lavoro?
Il collezionista deliziato dal mio lavoro.

Sei soddisfatto di come viene interpretato un tuo lavoro? Chi l’ha interpretato meglio e chi invece ha preso una cantonata?
– Mi ha sempre divertito, ed è sempre bella, l’interpretazione, letta o sentita, che gli altri fanno di una mia scultura così da accrescerne il suo aspetto visionario. Diverso è se parliamo di ‘lettura’ dell’opera. Non sono molti (tra gli addettiailavori) quelli che hanno colto il fattore scatenante o l’azione formatrice di una mia opera. Tra questi pochi potrei citare Andrea Bellini con il suo “…riferimento ad una sorta di circolarità del procedimento costruttivo…” o un certo ‘Drago’ (mi scuso per il ‘certo’ ma non conoscendolo ho solo riportato la firma dell’articolo) quando afferma, tra le altre cose, “…dallo sfruttare quelli che sono i difetti…”. Per le cantonate faccio riferimento a tutti quelli che, in occasione della mostra Exit, hanno associato le mie ‘1/2 sfere’ (1999) ad alcuni noti lavori di Merz… la ‘calotta’ è una forma molto comune, si studia anche alle medie, dopo il cubo, la sfera, il parallelepipedo, la piramide e il cono c’è la calotta.

Che rapporto hai con i critici e con la stampa?
Credo di aver già risposto nel settore “difetti & pregi”; sono pochi, saltuari e faticosi.

Che rapporto hai col luogo in cui lavori. Parlaci del tuo studio…
Il mio studio è come un arcipelago in un mare di quotidianità: un ex vano caldaia come deposito, una stanza nel mio appartamento, altre due con bagno sul terrazzo, un pezzo di cantina per i vecchi lavori e un bello spiazzo coperto in giardino. Ma preferirei parlare del mare che è di fronte o delle montagne alle spalle, dei gatti che lo abitano o di mio figlio che non vede l’ora di metterci il naso.

Quale è la mostra più bella che hai fatto e perché?
Se per voi è lo stesso, preferirei parlare della scultura più bella che ho fatto (in questi ultimi anni): ALc’è (basta bussare).
E’ un’opera completa e circolare. Nasce da un insieme di coincidenze e si sviluppa in un assurdo linguistico. E’ visionaria: una camera da letto (la mia), perfettamente riprodotta in scala, con una figura zoomorfica (alce) seduta, alle sei del mattino, sul letto… immobile come uno stoccafisso di terza categoria, a guardare con occhiospento un fuori che si illumina di calore. La notte era passata e un ultimo brivido gli increspò la pelle elettrizzandogli i corti peli della schiena. Sette giorni di immobilità claustrofobica lo avevano ormai ingessato e incattivito, i pensieri gli si erano dilatati nella testa e comprimevano quell’interno cefalico; con quelle articolazioni irrigidite non sarebbe riuscito neanche a … e neanche ci pensava più a mouversi di lì. Otto anni di attesa per l’età giusta, come gli altri, i maschi cornuti che più sono grandicornuti e più grandimpettiti.
La mattina diventò pomeriggio che diventò sera. La notte il sangue pulsò più forte e ancora più forti pulsarono i pensieri e … slup, lui sentì, in un’implosione emotiva, il doppio risucchio che aspirava, all’interno del suo corpo, le estremità degli arti anteriori. La scossa percorse le spalle, salì nel collo e tuonò nelle orecchie fino alla fronte con il primo bernoccolo di sinistra per poi contarne altri nove, dieci protuberanze su due cornoni da far invidia … Al è ancora lì, ALc’è, è nella sua tana, immobile come uno stoccafisso di seconda categoria, a guardare un fuori che si riillumina di calore mentre vaga tra i molti luoghi che il suo pensiero tattile ha generato.

Quanto influisce la città in cui vivi con la tua produzione? E’ indifferente? Preferisci girare di città in città o lavorare sempre nel solito posto?
Vivo bene nel mio paese da mille anime e questo fa bene alla produzione ma è anche vero che in provincia succede poco (quando succede). Comunque stiamo parlando di produzione e questa, anche se amo molto girare, anche se sono costretto molto a girare, è un’attività che mi piace svolgere nel solito posto.

Ormai consacrati Cattelan e Beecroft, tra i giovani artisti italiani chi secondo te ha delle chance per emergere sulla scena internazionale? Chi invece è sopravvalutato?
Faccio un’analisi politica veloce: uno, due, tre… Gabellone. Altrimenti mi perdo tra i nomi di decine di ottimi artisti. Mentre Tuttofuoco lo metterei volentieri tra i sopravvalutati.

La politica culturale italiana e il sistema privato dell’arte. Per un giovane artista cosa significa rimanere in Italia, produrre, investire, costruire qui?
Mi piacerebbe fare la stessa domanda a un lituano o a uno svizzero, a un belga, un coreano, un palestinese, un turco, un somalo, un cileno, un australiano… significa stare nel proprio paese e, se ci si riesce, in contatto con il mondo.

massimiliano tonelli

[exibart]

Visualizza commenti

  • Artista bravo, intelligente, acuto,opere e operare intrigante, ottima intervista.

  • Mi spiace ma devo difendere RABARAMA, l'opera lassù in alto mi sembra una specie di copia delle sue idee...

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