Prova a raccontarci il tuo lavoro: in tre righe, come definiresti la tua pittura?
Non lo so, non me ne occupo. Io dipingo e basta. Con questo non voglio sottrarmi alla risposta, ma soltanto sottolineare che attraverso la pittura credo di poter esprimere tutto quello che ho da comunicare.
Allora parlaci dei tuoi personaggi. Dove vai a scovarli?
E’ gente comune che vive ai margini. Posso dirti che sono attratto dalle diversità, che mi colpiscono i tratti somatici di gente di paesi diversi. Sono mosso da un bisogno, quello che i miei personaggi siano accomunati dalla necessità di “resistere”. Anche se messi ai margini della società, loro non si lasciano piegare. Mi piace l’idea, dipingendoli, di poterli in qualche modo riscattare dalle sopraffazioni e dalle ingiustizie subite dal “potere”. Di qualunque natura esso sia.
Come sei diventato artista?
E’ una consapevolezza che penso di avere sempre avuto ma che ha preso forma, ovviamente, pian piano. Ho frequentato i primi due anni del Ginnasio, mio padre ci teneva tanto, poi si è capito che non ero fatto per quel tipo di studi. Quindi sono passato al liceo artistico, poi all’Accademia di belle arti. Forse è stato determinante l’incontro con un pittore amico di famiglia.
Un tuo pregio ed un tuo difetto.
Come pregio direi che non amo mettermi al centro dell’attenzione. Il difetto, invece, è di quelli gravi: non curo i pennelli.
Una persona davvero importante attualmente per il tuo lavoro?
Le persone che hanno promosso le mie due personali (The Gallery Apart, al secolo Armando Porcari e Fabrizio Del Signore ndr). Con loro c’è un rapporto di reciproca stima e simpatia, anche perché sanno cosa vuol dire rispettare un artista.
Sei soddisfatto di come viene interpretato un tuo lavoro? Chi l’ha interpretato meglio?
Finora ho apprezzato molto ciò che è stato scritto sul mio conto. Ovviamente non pretendo e, anzi, non voglio che tutti siano della stessa opinione. Comunque chi ha interpretato meglio il mio lavoro è stata Emanuela Nobile Mino.
Un pittore avrà di sicuro uno studio vero e proprio… Ce lo descrivi?
Semplice: cataloghi, stracci, una sedia, la musica. Più le idee e il colore. E, a pensarci, tante altre cose.
Quale è la mostra più bella che hai fatto e perché?
Sono molto soddisfatto della riuscita dell’ultima personale, un’esperienza stimolante e coinvolgente. Ma anche il lavoro sul tema dei cantieri, che fa parte della mostra precedente, è stato sicuramente importante. E’ una tematica a cui ho dedicato molto impegno e interesse e questo, spero, ha lasciato un segno.
Quanto influisce la città in cui vivi con la tua produzione? Roma è “un cadavere che scoppia di salute”, non una città qualsiasi…
Certamente Roma resta la mia città di riferimento. Però l’idea può raggiungerti ovunque. Stimoli, soggetti, tematiche: inutile negarlo, gli spostamenti aiutano.
Tra i giovani artisti italiani chi, secondo te, ha una marcia in più?
Invece che risponderti direttamente ti dico una cosa: sono molti gli artisti che dovrebbero essere semplicemente valutati. E questo lo sanno bene coloro che operano all’interno di accademie e istituti d’arte, i quali spesso non vedono o non vogliono vedere quanto talento, invece, finisca sprecato.
la rubrica ‘exibinterviste’ è a cura di pericle guaglianone
bio: Alessandro Scarabello nasce a Roma nel 1979, dove vive. Si è da poco diplomato presso l’accademia di Belle Arti di Roma. La sua prima mostra personale, ”Strutture metropolitane”, a cura di Massimo Scaringella presso Le Pain Quotidien, Roma, è del 2002. Nel 2003 è stato finalista del IV Premio Cairo ed ha partecipato alla mostra collettiva “Giovane figurazione” presso il Palazzo della Permanente di Milano, a cura di Maurizio Sciaccaluga. Nel 2004 ha preso parte alla mostra collettiva “Architetture”, a cura di Alessandro Riva, presso la libreria Franco Maria Ricci di Milano. Recentissima la personale romana “Lifeinlines”, a cura di Emanuela Nobile Mino, presso Sala 1.
[exibart]
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Mi piace questo pittore, solido e denso, le sue atmosfere da quello che posso vedere sono in bilico tra una fotografia cinematografica contemporanea ed una purezza di forma "fascista" (nel senso pittorico del termine). Vorrei vedere più opere...
è vero ramarro, non è affatto male. caro alessandro, ti va di metterti in contatto con me? scrivimi una mail, per favore. ciao e bravo!