Le fotografie, i video e le installazioni sono i mezzi con i quali costruisci la tua ricerca: raccontaci come li usi, come viene realizzata tecnicamente una tua opera.
Per le fotografie uso una macchina fotografica normalissima e a volte anche quelle usa e getta. Come fonte di luce mi basta una lampada da tavolo e, talvolta, se devo bruciare alcune parti dell’immagine uso il flash. Lavoro in maniera molto rapida, di getto. Una volta catturata l’immagine non faccio secondi passaggi, non uso il computer, non voglio perdere la realtà delle cose.
Il mondo è qui nel mio studio, non ho bisogno di andare chissà dove.
Quali sono i temi che prediligi?
L’ambiguità degli oggetti comuni, che non ha nulla a che vedere con la quotidianità che anzi mi rompe le palle. Quello che mi interessa è trasformare, mettere in discussione le semplici cose che usiamo tutti i giorni e dar loro un senso, forzarle. Cerco di cogliere la linea sottile tra l’oggetto così come è e quello che potrebbe essere, lo trasformo ma non voglio perderlo: questa è una forchetta, ma quando la vedi grande un metro e mezzo ti aggredisce! Le fiamme del fornello della mia cucina a gas possono diventare dischi volanti…
Come hai iniziato la tua attività artistica? Quali sono le persone che più hanno creduto nel tuo lavoro?
La prima mostra l’ho organizzata da solo, in un bar di fronte all’ufficio delle Poste di San Giovanni. La scelta non era casuale, speravo nella visita di qualche critico che avesse voglia di un caffè dopo aver imbucato le sue lettere: è lì che ho venduto la mia prima opera. Ho poi lavorato con l’Associazione Futuro di Ludovico Pratesi e Costantino D’Orazio e come assistente di Alison Jacques per l’archivio dell’Accademia Britannica.
Con Alessandra Galletta nel 1999 ho realizzato un progetto per la mostra La Casa che si è tenuta a Roma nell’abitazione di Mauro Nicoletti. E con Mauro Nicoletti e Alice Bulgari del Magazzino dell’Arte Moderna ho fatto nel 2001 la mia prima mostra personale curata da Augusto Pieroni.
Qual è il tuo rapporto con il mercato? Come ti poni nei confronti dell’unicità dell’opera d’arte?
Di ogni mia opera, in genere fotografie, realizzo tre esemplari di diverso formato, di ogni formato produco tre versioni, tre pezzi unici dei quali il più grande è di un metro per un metro e mezzo. Chiaramente il loro valore cambia a secondo della grandezza. Comunque io non tratto mai direttamente con i collezionisti e delego questi rapporti ai galleristi con cui collaboro.
Qual è il tuo prossimo impegno?
Sto preparando una mostra che farò presto nella galleria Roberto Giusti (ex Galleria Menphis) in via Dell’Orso a Roma. Sarà un lavoro nel lavoro, in quanto abbandono momentaneamente gli oggetti comuni per forzare opere di altri artisti e designer
come Enzo Cucchi, Ettore Sottsass, Mimmo Paladino, Barbara Radice, Johanna Grawunder, su cui intervengo trasformandole, rielaborandole e facendole definitivamente mie. Userò anche nuovi materiali e nuove tecniche, ma non posso dirti di più in quanto è una ricerca che è tuttora in corso.
Andrea Malizia è nato a Recanati nel 1973. Vive e lavora a Roma nella sua casa-studio nel popoloso quartiere dell’Alberone. Tra le sue mostre più importanti, 2001 Magazzino d’Arte Moderna, a cura di Augusto Pieroni, 2002 Antologia Romana, Galleria Bagnai, Siena, a cura di Daniela Bigi.
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E' straordinario vedere come riporti la normalità, bravo continua così....
Voglio farvi i miei complimenti! Mi sembra un modo semplice ed interessante per conoscere i
nuovi artisti.Tornerò sul sito.
Un saluto e a presto!
Edoardo Scarselli
"Parleranno in molti" scriveva "La Repubblica" più di un anno fa.
Così sembra. Bravo Andrea!
Ho sempre pensato che per comprendere un'opera d'arte fosse necessario conoscere il pensiero dell'artista.
Le vostre bellissime interviste, anche quest'ultima ad Andrea Malizia, me lo confermano. Grazie
Daniela
Ho sempre creduto in quello che facevi ... ANDREA SEI GRANDE!
Samy.