I tuoi primi lavori sono stati i “Fattoidi”, finti reperti, come l’acqua dell’eterna giovinezza o l’elisir della generosità: il tuo interesse era per i meccanismi di costruzione di una realtà parallela?
I “Fattoidi” nascono dal mio amore per la scienza (ho studiato chimica farmaceutica) e dalla mia passione per il museo, uno luogo ‘forte’ del nostro tempo. Mi interessa la questione del display museale, che determina il potere del museo, inteso come potere del contesto sul testo. Talvolta i musei presentano -in buona fede- dei falsi, ma l’istituzione museale garantisce la loro autenticità. Tutto ciò si abbina al fatto che sono sempre stato un divoratore di fantascienza: così sono nati i miei falsi museali, i “Fattoidi”. Ciò che accade nei musei –il prevalere del contesto sul testo, quindi sull’opera- accade anche nell’arte contemporanea. Questo affascinante meccanismo mi ha convinto che valeva la pena fare l’artista: l’arte è uno splendido pretesto per far incontrare e socializzare persone che hanno interessi forti in comune, e che grazie all’arte li possono condividere.
Nel 1997 hai vissuto una situazione in qualche modo simile a quella di Cattelan quest’anno… Creasti “Italiani brava gente”, un “videogioco d’artista” in cui sarcasticamente si vinceva affondando navi di emigranti. I mass media lo presero alla lettera e lo stigmatizzarono, omettendo che si trattava dell’opera di un artista. Quali credi siano i meccanismi che creano una situazione del genere?
La situazione fu tragicomica: fui anche costretto a dormire fuori casa perché in televisione dissero che ero ricercato dalla polizia… I media ripresero la notizia non perché fossero interessati ai risvolti artistici –anche discutibili, ma perché si creò una sinergia fra due notizie, il mio videogame citato in un giornale locale e la situazione d’emergenza dell’immigrazione. Anche nel caso di Cattelan ciò che ha fatto parlare i media non è stata l’opera scioccante, ma l’evento di cronaca del signore che si è ferito per staccare le sculture dall’albero. Al di là di queste “storture” dell’informazione, però, spetta agli artisti ottenere l’attenzione sincera, slegata dalla cronaca, dei mass media… Se gli artisti contemporanei producono opere che ragionano sui massimi sistemi scadendo nella retorica non si può pretendere che i media diano loro attenzione. I media non vanno demonizzati: creano un mondo parallelo al nostro. Il problema è studiarne le regole e capire come funziona.
A chi consiglieresti di munirsi delle tue “armi da borsetta” (armi abbellite da tessuti rosa o brillantini, ndr)?
A tutti quei personaggi che lavorano alla produzione estetica nell’ambito del grande “fashion system”. Per “fashion system” non intendo la moda, che ne è solo un aspetto, ma il sistema mondiale che produce l’immagine: la pubblicità, la moda, il design, e anche aspetti più banali come le vetrine (che influenzano grandemente l’arte contemporanea). L’arte contemporanea, per questo sistema enorme, è come un parente mal tollerato… Ciò che mi ha spinto a utilizzare le armi nelle mie opere è il fatto che esse erano l’unico oggetto puro, incontaminato. Tutto il resto è firmato, sottoposto a design, persino il profilattico, i servizi igienici, tutto. E’ difficile trovare un riparo dalla pervasività di questo sistema. Il problema oggi non è la politica, ma l’estetica; sbaglia chi dice che il mondo dev’essere salvato dal bello o che ci vuole più attenzione all’estetica. Paradossalmente ci vuole meno estetica, siamo inquinati dall’”estetically correct”. Dunque ho iniziato a “vestire” questi oggetti contaminandoli, togliendo loro purezza e riportandoli all’interno della ragionevolezza estetica del mondo attuale. In seconda battuta ho prodotto le armi in ceramica, anche nell’ottica del “big game” odierno di ibridazione che unisce cultura alta e bassa, utilizzando un’arte decorativa come la ceramica.
Pensi che l’arte che si occupa di temi sociali e politici debba seguire gli avvenimenti dell’attualità oppure essere indipendente da questi?
Guardare agli avvenimenti mi sembra un’ingenuità artistica imperdonabile: non c’è niente di più vecchio del giornale del giorno prima. L’”instant art” è un grave pericolo. Diverso – e importante- è allacciarsi alla storia, ai grandi problemi del proprio tempo, con cui l’arte si è sempre confrontata. Parlare in maniera diretta di politica o di temi sociali è artisticamente insignificante e socialmente inutile. Il modo giusto per veicolare messaggi tramite il mezzo artistico è renderli non-messaggi, scegliere la strada dell’ambiguità: i messaggi riusciti sono quelli camuffati, spesso quelli che fingono di veicolare il messaggio opposto.
Come mai secondo te la quasi totalità degli artisti rifiuta di dare a parole una connotazione “sociale” alle proprie opere, nonostante sia lampante il messaggio veicolato da queste?
Perché secondo me nella maggioranza dei casi si tratta solo di tentativi più o meno abili di attirare l’attenzione dei grandi mezzi di comunicazione…
bio. Antonio Riello è nato a Marostica nel 1958 e “passa quasi tutto il suo tempo nei
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stefano castelli
[exibart]
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D'accordo, non si può pretendere da un artista il commento puntuale di quanto
accade giorno per giorno ma se si rifiuta
un impegno su questioni più "dettagliate"
in nome di urgenze "universali" (?) in realtà
ci si riduce all'ovvio:la guerra, la violenza,la fame nel mondo e perché no, anche
l'inquinamento.
Naturalmente si può ironizzare sulle armi
e sulle bombe, ad esempio, come fa Riello, ma l'impressione che se ne ha è quella di un'ironia qualunquistica che lascia il tempo che trova , un'ironia che non và realmenre a fondo ma è di maniera, di abitudine. Non che Cattellan sia più profondo: è più furbo nel rilanciarsi a tutto campo , superando di volta in volta diversi vincoli ma siamo pur sempre sotto il segno
del regressivo complesso dello studente poco brillante che rancoroso sbeffeggia
un pò tutto non impegnandosi su nulla.
In questo, il sistema dell'arte non funziona diversamente dal televisivo Grande Fratello
elevando mediocrità e quotidianità spicciola agli "altari" del successo e della popolarità.
E ora una notizia che ho avuto da una fonte confidenziale: sembrerebbe che la Lecciso, la moglie del cantante Al Bano,
oltre che plenipotenziaria della televisione italiana, sia tra i finanziatori della "cordata"
che stava dietro il recente record di vendita di Cattellan ! Sembrerebbe che ci sia anche lei quindi tra chi ha contribuito a raccogliere la somma percentuale (vero valore dell'opera) sul prezzo dichiarato e spettante ai diritti della casa d'aste !!!
ciao antonio...nn ci siamo mai incontrati... che ne dici di fare prima o poi qualcosa ASSIEME?
A PRESTO ADALBERTO E MARCO
ciao Marco, finalmente grazie a dio esiste un'altra persona che la pensa come me, hai centrato il punto, si cerca di far passare per arte qualsiasi cosa proprio all'insegna del qualunquismo e dell'ignoranza! concordo su tutto ciò che hai scritto, in questo sito convivono persone ed artisti validissimi insieme a purtroppo i cosiddetti "figli di papà" dell'arte che con prodotti scarsi ma grazie a conoscenze altolocate si permettono personali importanti e critici di lusso deprezzando l'arte vera. Non c'è sensibilità verso le cose realmente valide, tutto gira grazie a circuiti pseudo lobbistici e chi veramente merita deve farsi un culo enorme per arrivare! concordo anche su cattelan!
ciao