Il tuo percorso formativo si è svolto sin qui in modo lineare, “ortodosso”?
Non esattamente. Ho sempre alternato la disciplina delle scuole di formazione agli insegnamenti di una maestra non meno “formativa”: la strada. Ricordo che alle superiori ero solito presentarmi alle lezioni di disegno con le mani già sporche. Di vernice spray.
Da un punto di vista intellettuale quali esempi, e quali esperienze, hanno contribuito alla tua crescita?
Ho letto tutto Bret Easton Ellis. Meno di zero è il libro che preferisco. E ammiro il nostro Tondelli. Se parliamo di artisti visivi faccio volentieri un paio di nomi: Manfredi Beninati e David Hockney. Recentemente ho avuto il piacere di pranzare proprio con Hockney, che mi ha travolto con la sua freschezza di pensiero. Ma è una domanda alla quale risponderei ogni giorno in modo diverso…
Com’è andata Gentlemen, la tua recente personale da Pantaleone?
Ha riassunto gran parte del mio lavoro dell’ultimo anno, e per me le cose recenti sono sempre le migliori.
I tuoi ritratti risultano nel contempo monumentali e segreti, per non dire intimisti. Si può parlare di un’intenzionalità parodistica a proposito di questi personaggi? Oppure selezioni i soggetti che più si adattano alla formalizzazione di uno schema?
Provo a insinuare il dubbio laddove si riscontrano potenza, fermezza e glorificazione. Mi interessano i gesti e gli atteggiamenti sentimentali perché, da questo punto di vista, si collocano agli antipodi.
Secondo te anche attraverso il disegno, medium “sottile” per antonomasia, è possibile osare obiettivi massimalisti? Oppure a disegno e pittura corrispondono tonalità e ambiti diversi?
Fondamentalmente il disegno è linea. E l’elemento lineare ha a che fare concettualmente con l’infinito. Quella “retta infinita” di cui sentiamo parlare fin dalle scuole elementari non è forse una linea? E immaginarla non è forse un’esperienza “sublime”, incommensurabile? Io disegno con costanza dall’età di due anni. E penso sinceramente che anche attraverso un semplice disegno sia possibile restituire alla realtà elementi non chiaramente leggibili.
Dove mi metti sto, come si suol dire. Al momento non ho nemmeno uno studio. E non ho grandi pretese. Mi è sufficiente la piccola living room di Londra in cui dormo e lavoro. Anzi, ora che ci penso sono in arretrato con l’affitto…
Ha nuovamente senso parlare di genius loci? Nel panorama della produzione artistica attuale rilevi degli elementi che contraddistinguono un’identità schiettamente italiana?
Lo confesso: questa cosa dell’identità nazionale non riesco mai a focalizzarla. Più ci penso, più mi vengono in mente banalità come la pizza, il pallone e la pastasciutta. Ok, a volte tendo decisamente al trash…
Allora prova a sbilanciarti: c’è qualcosa che proprio non tolleri?
Gli attacchi di panico (degli altri), i seni rifatti e le lunghe interviste. E una certa retorica romanticheggiante a proposito dell’artista inquieto e solitario. Per quanto mi riguarda è vero il contrario: più si è e meglio si sta, anche tra artisti.
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Niente da dire su Benny(essendo anche io di Marsala e apprezzandolo come artista!),però vorrei sottolineare che Marsala si trova in provincia di Trapani non di Palermo!Grazie
http://www.fpac.it/site/chirco