Prima di allora cosa hai combinato?
Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti, con un intermezzo ad Architettura. Ma già durante l’infanzia passavo ore a disegnare. Per anni mi sono chiesto che fine avessero fatto i miei disegni di bambino, che mia madre datava e conservava con cura. Quando infine li ho ritrovati -erano stati affidati ad una mia zia, pseudo psicologa dell’infanzia-, con un certo stupore mi sono reso conto che già all’età di sei anni ero interessato all’apnea e alla pesca subacquea, tuttora mie grandi passioni.
Hai sempre lavorato a Napoli?
Per un anno ho lavorato in Austria, facendo l’assistente all’artista Paul Renner. L’intero 2007 l’ho trascorso negli Stati Uniti, tra San Francisco, New York e Los Angeles, grazie ad una borsa di studio della Rotary Foundation.
Impressioni a caldo dagli States?
La realtà americana è decisamente diversa da quella europea. Infatti, se da un lato c’è una grande libertà di espressione che si manifesta in tutti i campi, dalla moda al cibo, al vivere quotidiano, dall’altro è in vigore un sistema di regole così rigido che può apparire assurdo. Ad esempio, ricordo di essere stato multato perché attraversavo la strada mentre scattava il giallo, da tre poliziotti in bicicletta. Per recuperare i soldi ho dovuto trascorrere una mattinata in tribunale, con tanto di giudice e testimoni. La corte fu inflessibile: “Ci dispiace, ma Lei ha violato la legge americana e quindi è stato punito!”.
Lavori in casa o hai già uno studio?
Il luogo in cui lavoro (e vivo) è un appartamento in un palazzo del centro di Napoli, ampio e luminoso. Credo che non mi abituerò mai al rumore del traffico! Condivido lo spazio con alcuni studenti stranieri e con gli artisti che spesso passano a trovarmi. Una cosa che mi piace fare è organizzare cene ed invitare amici, artisti, curatori. In queste occasioni il vino fa la sua parte: lo testimoniano alcune foto comparse addirittura in “fotofinish”, su Exibart.onpaper…
Vai d’accordo con la tua città?
Da qualche anno Napoli mi va stretta, non riesco a trarne stimoli significativi. Si tratta di una città ricca di energie, contraddizioni ed assurdità, ma in questo momento sento il bisogno di immergermi in realtà e situazioni sociali diverse. Mi piacerebbe seguire un Master of Fine Arts di due anni in Europa o all’estero, concentrarmi sul lavoro in un clima di ricerca e di continuo confronto con altri artisti. Le nostre Accademie sono scadenti; credo che il confronto con giovani artisti formatisi a Londra, Berlino o New York ponga gli italiani in una condizione di netto svantaggio.
Te la senti di descrivere brevemente il tuo lavoro?
Il mio lavoro trae spunto dalla natura e dal rapporto che l’essere umano ha con essa; dal senso di smarrimento che caratterizza la condizione psicologica nell’epoca contemporanea; da come la tecnologia sia diventata parte integrante del territorio e dal fatto che la scienza abbia cambiato il nostro stile di vita. Non saprei definire ulteriormente, né vorrei che si potesse descrivere la mia ricerca secondo parametri chiari di lettura.
Una persona particolarmente importante in questo momento?
Umberto Di Marino. Sono molto contento del suo operato, sia in termini di promozione che come riscontro commerciale. È un uomo che fa il suo lavoro con competenza ed entusiasmo, col quale è possibile stabilire un fervido rapporto intellettuale, discutendo di contenuti oltre che di mercato. In più è stato il primo a credere in me. Un’altra persona cui devo moltissimo è Pasquale Coppola Puteolano, un mio professore e grandissimo amico, grazie al quale ho acquisito, negli anni, l’amore per i materiali e la sperimentazione.
Quali i tratti principali del tuo carattere?
Ho un grandissimo entusiasmo ed una pessima cognizione del tempo. In generale sono una persona molto ansiosa.
In che rapporto sei con i curatori e con la stampa?
Ottimo, specie con alcuni coetanei con i quali sto crescendo in una sorta di viaggio parallelo. Mi riferisco a Marianna Agliottone, Eugenio Viola, Gigiotto Del Vecchio, Luigi Giovinazzo e Francesca Boenzi. Mi dispiace soltanto, adesso che il mio lavoro sta subendo dei cambiamenti formali e concettuali, dover rilevare che la lettura critica del mio lavoro resta spesso legata a modalità e tematiche che ho abbandonato.
Quale mostra ricordi con particolare affetto?
Green line, da Umberto Di Marino, nel 2005. È stata la mia prima personale, la prima occasione in cui ho avuto modo di confrontarmi con un intero spazio espositivo: presentavo un progetto in cui un grosso wall-drawing, diversi disegni ed alcune installazioni dialogavano ed interagivano tra loro.
Su quali artisti scommetteresti, tra quelli attualmente sulla scena?
Paolo Chiasera, Luca Francesconi, Pasquale Pennacchio e Marisa Argentato. Artisti che, a mio giudizio, fanno un lavoro colto e di respiro internazionale.
exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di pericle guaglianone
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 50. Te l’eri perso? Abbonati!
[exibart]
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federico , che bello leggerti!
leggere è bello..l'amicizia è una bella cosa...ma ci vorrebbero anche dei contenuti interessanti...aaaaaaa.....mio Dio...
non trovo le giuste parole per dirlo, che bravo mi sembra scontato.. Sono una puntina invidiosa! Sapessi esprimermi io attraverso l'arte come fai tu!
Mi fa piacere vedere con quanta dedizione hai compilato la tua pagina web! Ci hai permesso di condividere con te una passione che sboccia in pochi...quando ti ho letto ho capito quanto sei sensibile come persona e come artista.
Ognuno dei disegni che hai pubblicato è una finestra sul mondo come lo vedono i tuoi occhi, basta guardarli per trovarci un pezzetto di te!
Francesca
Non vedo tutta questa bravura in te.... Non piacciono affatto le tue opere....
forse per questo non sei molto famoso.... X quanto riguarda l'intervista...si belle parole... ma non servono quelle nel mondo dell'arte.....
Ciao
Ciao Francesco,
anche io sn stata un'alunna del prof coppola, comnque ti volevo fare dei sinceri complimenti,i tuoi lavori sono davvero staordinari!
Molto interessanti i tuoi lavori.