Categorie: parola d'artista

exibinterviste | la giovane arte – Gioacchino Pontrelli

di - 6 Dicembre 2002

Una nota frase di Philip Johnson recita: “Vorrei avere il maggior numero di case possibili”. Forse, anche i tuoi interni nascondono un’idea di desiderio?
No, non credo, altrimenti dovrei desiderare tutto: boschi, montagne, laghi…insomma tutto ciò che attira la mia immaginazione. Per me sono solo immagini; un mondo virtuale da rivirtualizzare a mia volta.

Come nasce un tuo quadro? e come scegli i soggetti che rappresenti attraverso la pittura: penso agli scorci di magnifiche case…
Le case belle e importanti mi interessano perché sono frutto del pensiero dell’uomo, perché sono costruite secondo dei criteri di funzionalità e di estetica, anche se non sempre rappresentano la personalità di chi le vive: a volte sono solo di rappresentanza o l’espressione della creatività dell’architetto.
Le belle case, i musei, i locali pubblici sono l’opposto della natura. E, il mio lavoro nasce proprio lì, nel cercare i punti di contatto, nel rendere il bosco un luogo chiuso…dove la natura diventa preda della nostra esigenza di utilizzare e sfruttare tutto per soddisfare un nostro bisogno, purchè sia una natura controllata che non rechi fastidio e che non sia pericolosa, che non sporchi e senza insetti fastidiosi.

Il bosco, il luogo privato, l’architettura, il design, il colore fluido e il segno preciso. Come si fondono questi elementi?
Per me non sono elementi diversi. Alcuni sono luoghi naturali mentre altri sono costruiti dall’uomo; ma tutti convivono con noi anche se a volte in modo contraddittorio.
Amo le contraddizioni. Ci appartengono, servono a costruire e smantellare un pensiero. Sempre, si può dire tutto e il contrario di tutto allo stesso tempo.

Del tuo lavoro Raffaele Gavarro ha scritto di “Sindrome di Apelle”, dove: ”c’è tutta l’ingenuità della nostra antica aspettativa di possedere il mondo attraverso la sua rappresentazione, piuttosto che di esserne parte”. In questo senso, dipingendo, tu ti appropri degli spazi che rappresenti?
Sì, me ne approprio, li faccio miei, per me diventano luoghi reali e possibili, un mondo mio; anche se non credo si tratti di vero possesso ma appunto di “approprio”. Semplicemente per avvicinarmi di più a un qualcosa che amo profondamente: il mondo, e per arrivare alle parte profonda di quel meccanismo che lo muove.

La tua ultima personale alla Galleria Autori Cambi di Roma ha evidenziato la tua idea di immagine che è superficie e superficialità. Cosa intendi per “distorted superficiality”?
Ritorno a quello che ho appena detto: il mondo che ci circonda è fatto più di immagini che di altro. L’immagine è già una superficie sulla quale a mia volta intervengo. Creo dei falsi piani e false prospettive che al primo impatto sembrano corrette, opero una distorsione guidata dalla mia mente e che mi serve a rendere la superficie più reale per togliere quel sapore d’immagine che rende tutto uguale. Dalla casa all’albero…..

Mi racconti del grande quadro Double Room esposto?
E’ un’idea di spazio, un’immagine che contiene al suo interno un “errore” volontario. Infatti sono due angoli di una stanza uniti, sarebbe difficile viverci…ma non importa. Sembra possibile “desiderabile”, “reale” come tutto ciò che passa sotto i nostri occhi.

Dall’11 Settembre ai fatti di cronaca/politica che si susseguono, da un lato e, il ritorno a un lusso che ricorda vagamente gli anni ’80, dall’altro. Sembra che in entrambi i casi sia l’immagine cruda e violenta o patinata ha scandire la nostra quotidianità. Come ti poni di fronte a questo?
Forse entriamo troppo in un problema politico, che per difendere e rendere credibile il proprio sistema ha bisogno di mostrare un lusso, chiaramente superficiale, per nascondere i punti deboli. Penso che la politica sia importante, sia lo specchio della contemporaneità e che, come tutto il resto, mostri a sua volta un’immagine.
Lavorando su un solo punto, in realtà, lavoro su tutto, anche se non faccio riferimento diretto alla politica, è chiaro che ha una parte notevole all’interno del mio lavoro. Non abbiamo ricevuto nessun segnale diverso da nessuna parte politica nel mondo, sono perfettamente compatte in questo nella loro totalità. La mia non è una scelta politica è un modo naturale di vedere e vivere le cose che, mio malgrado, mi fa prendere una posizione.

Sei nato a Salerno e da qualche anno vivi a Roma, da alcuni mesi si parla di rinascita romana. Cosa ne pensi? Cosa si respira nell’aria?
A Roma è più di qualche mese che si parla di rinascita e comunque anche qui parliamo di immagine che il sistema dell’arte e il sistema politico mostrano. In realtà tutti i luoghi hanno artisti che fanno una ricerca seria e che per situazioni diverse non hanno l’onore della cronaca; sono solo riflettori che si accendono e si spengono a seconda di interessi vari non ultimi quelli economici. Comunque è giusto che ci sia questa attenzione, la meritano tutti coloro che a Roma hanno lavorato per questo.

A cosa stai lavorando? hai in programma nuovi progetti o mostre?
Gli ultimi lavori sono orientati quasi esclusivamente sulla natura e sull’esigenza che abbiamo di ricrearla artificialmente – piscine – giardini – …..
A fine novembre ho partecipato ad una mostra collettiva a Carbognano, vicino Roma.
Sono stato presente ad Artissima e in seguito lo sarò a Miami.

Cosa ti piacerebbe vedere? Stai pensando ad un viaggio?
Vorrei vedere qualcosa che mi sorprenda, qualcosa di inaspettato; ma soprattutto con Elena andremo in America con tappa a New-York, durata: tempo indeterminato.

bio
Gioacchino Pontrelli è nato a Salerno, vive e lavora a Roma.
Tra le sue mostre personali: Distorted superficialità, Galleria Autori Cambi, Roma, 2002; Vaneggio, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano, 2000; Serie Analogica, Studio Ercolani, Bologna, 2000. Ha partecipato anche a numerose collettive, tra le altre: Archivio Attivo, Chiesa di S.Maria, Carbognano 2002, 301.302 kmq, Galleria Alessandro Bagnai, Firenze, 2002; Cantieri romani, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, 2001; Senza mani! Provos e le biciclette bianche, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano, 2001; FUTURAMA, Arte in Italia, Centro per l’Arte Contemporanea L. Pecci, Prato, 2000.
gallerie di riferimento: Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano; Galleria Autori Cambi, Roma; Alessandro Bagnai, Siena

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michela arfiero

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