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exibinterviste la giovane arte – Giusi Pallara
parola d'artista
Appena venticinquenne, Giusi Pallara è praticamente un artista emergente. Exibart l’ha scovata a Lecce ed ora vi propone un’interessante chiacchierata sul suo lavoro…
di Paola Capata
Giusi Pallara, classe 77. Anche tu una giovanissima che si sta affacciando nel mondo dell’arte. Parliamo della tua formazione, del tuo metodo di lavoro. Quali sono le tecniche che prediligi?
Ho studiato prima a Bologna e poi a Lecce. Ho iniziato fotografando ritratti ed oggetti banali. Ambienti, luoghi della mia non infanzia, passata a girovagare con mio padre nei luoghi più malfamati del Salento. A volte mi lasciava alle due, le tre del pomeriggio da sola in macchina e tornava quando ormai era buio ed io nell’attesa, non potendo fare altro, osservavo tutto ciò che era fuori dall’auto. Il finestrino è stato il mio primo schermo cinematografico. Sono tornata in quei luoghi ed in altri simili per documentare, archiviare le luci, le ambigue atmosfere di quelle giornate. Ho scattato centinaia di fotografie: lo stesso agglomerato, la vertigine dei ponti…Il mio metodo è in continua evoluzione: preparo diversi studi pittorici e questa è la fase preliminare, serve a chiarire la composizione. La fotografia viene dopo. Per i nudi, dopo aver conosciuto le bambine, passo dei lunghi pomeriggi con loro, perché abbiamo bisogno di conoscerci. Questo può durare anche dei mesi. Il lavoro fotografico avviene spontaneamente, in un secondo momento. Non vi è nulla di costruito, di artificiale, tutto il mio lavoro è il racconto di una vita.
A proposito dei tuoi giganteschi nudi di bimbe proiettati sui muri. A prima vista sembrano dolci ed innocenti…ma un dettaglio nella posa o nello sguardo sembra rivelare una maliziosità sottile e quasi inquietante. Cosa rappresentano questi volti? Sono ritratti d’infanzia tout court o nascondono ulteriori significati?
Trasumanar e Organizzar e Nude sono due progetti pensati e realizzati nel corso di diversi anni, a partire dalla lettura di Holderlin, Celan e Gide per arrivare a Pasolini. Le sue riflessioni sul rapporto tra sacralità e potere sono state decisive per il mio lavoro. Soprattutto per i nudi di bambine.
Sia la prima serie che la seconda, hanno suscitato negli spettatori sentimenti contrastanti. La maggior parte di essi ha fatto subito riferimento alla pedofilia. Non escludo una lettura di questo tipo, infatti ciò che tu cogli d’inquietante è chiaramente leggibile. Ma non è l’unica via interpretativa. Metto semplicemente in scena, non solo ciò che fa parte della bambina, ma ciò che mi coinvolge. La sfocatura dell’immagine, ad esempio, offre alla bambina un’ambigua libertà di movimento, di azione, per mostrarsi nuda in un gioco.
Landscape, letteralmente Paesaggio. Ciò che si rileva osservando i primi è un’attenzione per le linee, le simmetrie, per il luogo in se stesso, privo di qualsiasi presenza umana. Dalla connotazione fisica passi però pian piano ad immagini dai contorni evanescenti, particolari di finestrini o ripiani che sono, in se stessi, già paesaggi di pure linee. Fino ad arrivare all’astrattismo quasi puro con i Blue Landscape. Parlami di questo tema, della sua evoluzione nella tua ricerca. Perché fare paesaggio “oggi”?
I Landscape sono vertigine, nausea, astrattismo, disorientamento, J.G. Ballare, Kafka, variazioni minime, simmetrie. I Landscape sono la collisione tra lo spazio abitato dall’uomo e lo spazio interiore. Nei Blue Landscape il primo è relegato dal secondo in un triangolo ai margini dell’immagine. Un blu violento schiaccia la città. L’annulla, fino a scomparire. Il blu si fa paesaggio, ostinato, assoluto.
Contorni sfumati, imprecisi, i Passage sembrano immagini scattate da un’auto in corsa. La progressiva rarefazione del paesaggio che si ha in questa serie di opere è una naturale conseguenza dell’astrattismo dei Landscape
I Landscape hanno avuto dei tempi molto lunghi. I Passage, invece, raccontano il mio sfrecciare giornaliero. Sono veloci, istantanei e schizofrenici. Ogni giorno, in tutto il mondo, milioni di persone attraversano il paesaggio velocemente. A volte facendo poca attenzione allo spazio attraversato. Entrambe le serie sono però intese come il reportage di paesaggi e passaggi “universali”. Immagini di una familiarità vertiginosa ed ossessiva.
Ho avuto modo di vedere i tuoi lavori in due mostre leccesi. Che programmi hai per il futuro? Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
Un certo numero di fotografie della serie Nude sono state definite oscene. Non so quanto tempo mi ci vorrà prima di riuscire ad esporle. Ciò mi crea non poche preoccupazioni, tra cui quella della necessità di continuare a svolgere liberamente il mio lavoro
altrove.
Bio
Giusi Pallara è nata nel 1977 a Lecce, dove sta per diplomarsi all’Accademia di Belle Arti. Ha all’attivo diverse mostre nel contesto pugliese tra cui segnaliamo le collettive Arte in Scena presso i Cantieri Teatrali Koreja, Lecce e Inedito-confluenze parallele al Parco Mele Bono, Lecce, entrambe del 2002.
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paola capata
Exibinterviste-la giovane arte è un progetto editoriale a cura di paola capata
[exibart]
Scusa ma dove andava tuo papà?
Cara Giusi,
i tuoi lavori mi turbano perchè vi “sento” uno studio sofferto.
arrestate lei e tutti i relativi suoi prima che sia troppo tardi.
Ciao Giusi,
non sono in grado di commentare il tuo lavoro, avendo visto solo le poche immagini dell’articolo. Però vorrei dirti una cosa.
L’infanzia è sacra, intoccabile, sotto tutti i punti di vista. Un adulto conscio delle proprie scelte deve essere in grado di capirlo. Tu come artista sei liberissima di esprimerti come meglio credi. Ciononostante come artista vivi in una società in cui certe immagini hanno un impatto emotivo forte, sconcertante, perchè rimandano ad una realtà purtroppo tragica, quella della violenza psicologica e fisica sui bambini. Allora io mi chiedo, perchè tu come artista hai scelto di sfidare il buon senso? perchè devi per forza trasmettere sentimenti negativi che coinvolgono delle fanciulle? credo che ti sia sfuggito di mano qualcosa. Rifletti sui messaggi che la gente recepisce e non scatenare scenari osceni per soddisfare le tue perversioni o le tue angosce. Hai una potenziale arma, l’obiettivo. SFRUTTALO e facci vedere chi sei veramente.
L’Arte può essere in grado di suscitare le emozioni più nascoste e potenti, e l’artista è l’unico in grado di esserne il portavoce. L’arte deve avere coraggio, superare i luoghi comuni, a volte-anche- sfidando il buon senso (che è veramente buono?). L’arte è ricerca non sensazionalismo. E nelle opere di questa giovanissima ci vedo ricerca, e non desiderio di stupire puro e semplice. L’arte è veicolo delle proprie sensazioni e dei propri turbamenti e, se è veramente arte, esprimerà prima o poi emozioni universali. In bocca al lupo Giusi, abbi sempre il coraggio delle tue scelte per quanto difficili esse siano.
Ciao Giusi
ho letto l’intervista.E’ sincera e bellissima.
Complimenti per il tuo lavoro.per il tuo coraggio.
Ciao giusi,
non pensare al commento di ELP e co.è un loro problema.continua così.
Le tue immagini sono bellissime.
l’arte è specchio dell’anima quanto della società in cui viviamo, quindi non si può pensare di lanciare dei messaggi molto forti ed inquietanti senza pensare alle conseguenze. Giusi comunque non lavora solo sull’infanzia. resto dell’idea che non si possa prescindere dal messaggio che “l’utente” può recepire in questo particolare caso, quello di un’infanzia vogliamo dire violata? diciamo pure così.
Giusi, buon lavoro, continua la tua ricerca, ma non posso cambiare opinione sulle opere di fanciulle nude. è arte?
Quanto grandi sono le foto? Su quale supporto sono montate? Si possono avere maggiori particolari sulla tecnica (ripresa, sviluppo, stampa)? Sulla questione morale (leggi nudi) non entro, forse sarebbe il caso di vedere qualche opera in più e, tuttavia, mi piace mettere l’accento sullo scatto del finestrino: nella sua banalità e sintesi mi sembra un lavoro esemplare, sia perché, in effetti, rimanda alla scoperta del dettaglio della quotidianità, tipica dell’età infantile, sia perché, dal punto di vista iconografico, è una specie di matrioska, di viaggio dentro il viaggio: la fuga prospettica, quelle specie di binari che corrono paralleli, l’indistinto e piatto paesaggio verde, il confine tra esso e l’interno buio, il dentro e il fuori, il giorno e la notte, e tutto ciò nella più chiara consapevolezza di trovarci di fronte ad un’immagine concreta che ciascuno di noi ha visto migliaia di volte, col volto appoggiato al finestrino e gli occhi che correvano lungo il filo del doppiovetro, un’immagine che, se non fosse per questa consapevolezza, sarebbe del tutto astratta. Scontato? Forse, ma “a me mi piace” quando l’arte è così “facile” e (perché no?) pop.
caro ALF scrivi la tua e-mail.
A presto.
g_p
caro alf
penso tu abbia colto nel segno.
scontato? no, affatto. quante persone si sono ritrovate appoggiate ad un finestrino e si sono rese conto, hanno avuto coscienza di ciò che stavano vedendo? di quanto questo solo attimo potesse avere una sua intrinseca importanza, tale da giustificare una nostra affezione? quante di queste persone hanno pensato di fissare quell’attimo e renderne testimonianza, per quanto possa essere difficile, per quanto possa essere tacciato di banalità?
ma è la cosa più difficile saper guardare il mondo, i luoghi in cui viviamo e le persone che ci circondano, con onestà, cercando in noi stessi quelle sottili corrispondenze che ci legano a piccoli oggetti, piccoli fatti, particolari della quotidianità, senza nascondersi dietro facili perbenismi che istillano dubbi anche sui lavori più “innocenti”.
giusi, il lavoro che stai portando avanti mi interessa molto e mi piacerebbe saperne di più.
Sì, ciò che dici lo condivido. Ma io tengo a sottolineare il “valore aggiunto”, le qualità formali di questo lavoro. Con il neo-concettuale che impera fin troppo in Italia, l’idea che dalla forma possa provenire il concetto è estremamente positiva. Nessuna concessione al mero estetismo mi par di vedere in questa foto; è essenziale, geometrica, sintetica, perfino simbolica. Non è l’unica strada dell’arte contemporanea, ma una delle buone strade. In ogni caso sarebbe interessante vedere altri lavori che confermino questa vena. Vabbé, tanto prima o poi capiterà di incontrarla in qualche mostra o fiera.
Delizia. Le tue opere Giusi sono veramente interessanti, come appare sincera e costruttiva la tua ricerca. Trovo meraviglioso che vi sia una sorta di intimità nel ritrarre i soggetti, l’artista che si esprime eludendo ciò che ha vissuto tende sempre a spaventarmi, quindi ben vengano coloro che sono ancora in grado di raccontare il proprio vissuto, o la propria anima. Le immagini in questo articolo sono poche per poter dre un parere più incisivo, però devo dire che hanno un bell’impatto estetico e denotano una costruzione formale precisa e mirata. Mi interesserebbe sapere che fotografi ti piacciono, o cmq che artisti in genere credi ti abbiano influenzata. Avrei anche il desiderio di sapere più cose circa supporto e misure (come ALF), nonchè di poter vedere altri tuoi lavori. Un grazie per l’attenzione e una domanda a tutti coloro che non tollerano la visione di bimbe nude perkè ipoteticamente amorali (inorridisco di + per le veline!!!): ma vi passa mai per la testa che qualcuno possa essere sincero quando si esprime???
adios Kranix
trovo molto interessante questo lavoro di rivisitazione del passato in chiave contemporanea della tua vita…..quasi del riportare all “realta” immagini e odori e percezioni che hai vissuto e vuoi ricordare e quasi rivivere…..si sono daccordo le persone nn osservano o se meglio vogliamo dire nn percepiscono mai lo spazio che è tra loro e quello che osservano…..nn è importante forse per loro ma nn possiamo porci mille quesiti perchè nn lo sapremo mai….
visto che anche io come te….lo percepisco e lo valuto e cerco di raffigurarlo e renderlo importante e visibile a tutti…
forse mi sono dilungata troppo…cmq complimenti Giusi Pallara…..
spero di vedere presto le foto che hanno censurato……sono sconvolta come nell ‘2002 non riescano ancora a vedere la differenza tra pornografia e arte…..
un grosso in bocca al lupo
ciao barbie_cyber
si avverte la tensione verso un aspetto delle cose che è rimasto taciuto, il bisogno di danneggiare riferimenti rassicuranti e fare spazio a impressioni, sensazioni, vicende minute che sopravvivono al di sotto di una legittimazione ufficiale nella cultura, nell’attenzione umana o nella sensibilità artistica..continua!