Perché dipingere?
“Laura, cosa vuoi fare da grande?”, mi chiese un giorno la mamma di fronte alle amiche. Risposi “la Pittrice!”, con la maiuscola.
Bisogna fare attenzione a fare progetti, perché poi si realizzano…
Proprio così: il mio sogno si è avverato. Mi è sempre piaciuto disegnare.
La tua formazione?
Parte dall’Accademia, dai rapporti umani che si sono creati là. Ma quello che era e che è tuttora l’arte contemporanea l’ho imparato fuori, insieme ad amici che condividevano la mia stessa voglia di capire e conoscere.
C’è dell’altro?
Sì, è stato molto importante internet: ha arricchito notevolmente il mio bagaglio visivo.
Cosa racconta il tuo lavoro?
Faccio attenzione ai cambiamenti che avvengono intorno a me, soprattutto agli interventi che l’uomo effettua nei confronti della natura, quelli che nel tempo andranno perduti.
Quali gli artisti che ti hanno influenzato?
Peter Blake, Marlen Dumas, Elizabeth Peyton, Jenni Saville, Peter Doig, Kiki Smith, Laura Owens, Sophie Calle, Lucy e Jorge Orta. Ma non ho amato nessuno, a dire il vero, in modo maniacale.
Pregi e difetti…
Mi fido ciecamente delle persone, e questo è un difetto. Il pregio è che una sconfitta mi dà una nuova carica.
Persone importanti, per il tuo lavoro?
Molti artisti col tempo si sono rivelati veri amici. Cito Andrea, Raffaella e Manuele, le persone con le quali il dialogo è sempre aperto e costruttivo.
E i galleristi?
Non molto tempo fa ho preso la mia prima fregatura. Mi riferisco ad una galleria milanese che credeva che io facessi l’artista per gioco, probabilmente perché è così che considerava il suo stesso lavoro. Con il senno di poi sono contenta che sia andata così. Ho imparato che non bisogna avere fretta e fare per fare: si rischia soltanto di bruciarsi.
E ora?
Ora ho iniziato a lavorare con Alberto Peola e le prospettive mi sembrano molto buone, mi piace come lavora e apprezzo gli artisti della sua galleria.
Soddisfatta di quello che si scrive sul tuo conto?
Sì, quelli con cui lavoro hanno colto il senso del mio lavoro. Sono anche soddisfatta del rapporto umano che si è stabilito con alcuni di loro.
Una pittrice non può non avere uno studio come si deve…
Sì, è così. E’ uno studio accogliente, che parla di me. Quando non ho voglia di dipingere (capita anche questo) mi metto a fare qualche lavoretto: una nuova mensola, stucco, do il bianco (ebbene sì, mi sto preparando al famigerato “piano B”). Insomma, è un luogo dove posso anche vivere.
Che mi dici di Torino?
La ringrazio, Torino. Solo qui puoi trovare certe opportunità. Sono torinese d’adozione ormai da dieci anni. E’ inutile descrivere il clima artistico che si respira qui, è evidente a tutti che stiamo parlando della capitale dell’arte contemporanea in Italia. Tutto è a portata di mano: gallerie, locali, natura. Penso proprio che resterà il mio punto di riferimento anche quando dovessi decidere di lavorare all’estero.
La tua mostra migliore?
Penso che la mostra più bella debba ancora arrivare. Ci sono state molte collettive, tappe importanti dove potersi confrontare: esperienze significative come Nuovi Arrivi a Torino, Fuoriuso a Pescara, Allarmi a Como.
Tra i giovani artisti italiani chi secondo te ha delle chance per emergere sulla scena internazionale?
Direi Claudia Losi. Nella sua semplicità un’artista formidabile. Poi Andrea Caretto e Raffaella Spagna, il cui lavoro non rimarrà a lungo solo in Italia. Nomi che dimostrano come non sempre bisogna conoscere “qualcuno” o avere un cognome che sembri straniero.
Come dovrebbe essere un cognome che funziona?
Un cognome magari veneto, che finisca con la N o la D. Ho provato con Pugnon, ma non suona bene.
exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di pericle guaglianone
Bio: Laura Pugno nasce a Borgosesia nel 1975, vive e lavora a Torino. Personali: Maivista, Machè, Torino, a cura dell’Associazione Arte.atalante (2003); Progetto Ulrich (Manuele Cerutti e Laura Pugno), Villa Capriglio, Torino, a cura di L. Perlo (2002). Collettive, eventi: Altri fantasmi, Ermanno Tedeschi Gallery, Gagliardi Art System / Gallery e Galleria In Arco, Torino, a cura di L. Carcano e N. Mangione (cat.); Genius Loci 2, Real Parco di Racconigi, a cura di G. Curto; Corridoio dell’arte, Palazzo della Provincia, Torino, Palazzo della Triennale, Milano a cura di G. Serusi e G. Fasolino (2005). Allarmi, Caserma De Cristoforis, Como, a cura di I. Quadroni, N. Mangione, A. Trabucco, I. Zucca Alessandrelli; Storytelling, Fuoriuso, Ferrotel Pescara, a cura di L. Beatrice; Convergenze04, Fondazione Pistoletto, Biella, a cura di O. Gambari (2004). Nuovi Arrivi 03, Borderline, Galleria San Filippo, Torino, a cura di G. Curto; Fresco and salty, galleria Margaris, Amfilohia, Museum of Contemporary Art in Thessaloniki, Grecia, a cura di Sania Papa; No parachute, Artandgallery, Milano, a cura di Manuela Gandini (2003). Menotrenta, Museo Civico A. Olmo, Savigliano, a cura di T. Conti. Primo premio concorso nazionale; 1. Bienal Internacional Douro a Alijo Portogallo, a cura di Nuno Canelas (cat.); Sassi Vivaci, Barge –CN-, a cura di O. Gambari, L. Parola, L. Perlo (2002). Quotidiana 01, Padova, a cura di V. Baradel, G. Bartorelli, S. Schiavon (2001).
[exibart]
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ma nessuno commenta la pugnetta.........strano
io sono Dia ?
che brutt sti lavori.
a me piace, sarà che amo doig.