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exibinterviste – la giovane arte Matteo Fato
parola d'artista
L’Accademia di Belle Arti di Urbino e la pittura calligrafica cinese. Un incontro nero su bianco tra occidente e oriente. La libertà irrevocabile del segno, tra senso della linea e rigore del linguaggio codificato…
Com’è andata la tua personale da Cesare Manzo?
Sono molto soddisfatto. Ho avuto la possibilità di preparare tutto nei dettagli, insieme a Simone Ciglia e Roberta Tagliabue, due giovani curatori abruzzesi. Ho presentato una serie di lavori a china su carta, nati dallo studio della pittura calligrafica cinese e delle tecniche che essa utilizza. Il titolo scelto, vero e proprio crocevia semantico, è stato In China. Sono soddisfatto anche perché il lavoro, pur avendo richiesto una lunga e faticosa fase di pensiero, nell’atto della realizzazione è venuto fuori molto spontaneamente.
Il disegno è tornato alla ribalta. Il tuo lavoro, oltre che praticarlo, sembra indagarne in profondità l’orizzonte di senso…
Il disegno l’ho sempre amato, fin da piccolo. Forse perché nel disegno tutto è possibile, puoi dare e togliere luce a quello che vuoi. In effetti parlerei, nel mio caso, di un linguaggio fatto di pensieri tradotti in segno.
L’arte da quando?
Ho preso coscienza di me stesso appena arrivato all’Accademia (a Urbino), nel momento in cui ho tracciato il primo segno su di un foglio. Averla frequentata è stato fondamentale, anche solo per il fatto di essere uscito dall’ambiente in cui sono cresciuto.
E adesso?
Sono diventato quello che sono sempre stato, un pittore, e cerco di esserlo anche quando utilizzo supporti privi di materia come il video. Da circa un anno sto cercando di vivere del mio lavoro. Non è certo facile, come puoi ben immaginare, per questioni economiche. Ma sono convinto che il mondo ad un certo punto non possa fare a meno di notarti.
Da chi sei stato influenzato?
Ultimamente mi sono dedicato, come ti dicevo, allo studio della pittura calligrafica cinese. La trovo molto affascinante per il rapporto che trasmette nella gestione dei vuoti e dei pieni. Comunque le influenze maggiori vengono dalle persone con cui sono a stretto rapporto, e che nella maggior parte dei casi condividono i miei interessi.
Pregi e difetti? O, se preferisci, difetti e pregi…
Metto tutto me stesso nel lavoro. Il mio più grande difetto, del quale ho preso da poco consapevolezza, è l’essere troppo concentrato su me stesso. Chissà, forse è inevitabile visto ciò che faccio. Questo difetto ha purtroppo influenzato anche la mia vita personale, anche se ora credo di aver raggiunto una certa armonia. Un pregio è l’ottimismo, che ho ereditato da mio padre.
Vai d’accordo con chi si occupa della promozione commerciale del tuo lavoro?
Cerco di vivere questo tipo di rapporti sempre con serenità. Anche se a volte avere punti di vista differenti è inevitabile, come sempre accade quando si parla del “vile-ma-purtroppo-indispensabile-denaro”.
L’hai trovato uno studio abbastanza grande, che faccia al caso tuo?
Non ancora. Il mio studio è una stanza dell’appartamento in cui vivo. È un po’ il luogo in cui mi fermo a riflettere. Non è grandissimo, ma per ora mi accontento, nell’attesa di riuscire un giorno ad avere uno studio molto, molto grande. Sono abbastanza preciso ed ordinato (più nel lavoro che nella vita), solo nel momento in cui inizio a dipingere la stanza diventa quasi impraticabile. Poi metto tutto a posto. Forse perché ogni nuovo lavoro rappresenta un nuovo inizio.
Qualcuno che vuoi ringraziare?
La persona più importante per il mio lavoro e per la mia vita, un angelo di nome Elena.
Finora chi ha interpretato meglio ciò che fai?
La persona che più stimo e che fra tutti mi conosce meglio, Tullio Ponziani, un caro amico.
Pescara, la città in cui vivi, influisce in qualche modo con la tua produzione?
No, direi che non influisce affatto col mio proposito attuale di tradurre in segno i miei pensieri. A Pescara ci vivo e ci sono nato, ma non nego di essere attratto dall’idea di provare a vivere e lavorare all’estero.
exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di pericle guaglianone
bio: Matteo Fato è nato a Pescara, dove lavora, nel 1979. Personali: Matteo Fato – In China, Galleria Cesare Manzo, Pescara; Matteo Fato. Autoritratto (1), Galleria Silvy Bassanese, Biella; The Beginnings. Different Approaches to the Drawing. Matteo Fato / Seda Ozen Kasa Gallery, Istanbul (2006); Lui, Lei e l’Arte, Pio Monti, Roma (2003); Francesca De Rubeis / Matteo Fato, Galleria Cesare Manzo, Pescara; I Pesci Abboccano se non amano, Galleria Marconi, Cupra Marittima (2002). Tra le collettive: Fuori Uso 2006 – Are you experienced?, ex Cofa, Pescara; L’immagine sottile, Galleria Comunale di Monfalcone; Back to folk, Daniele Ugolini, Firenze (2006); Jianghu mobile video exhibition SPEAKEASY, strade di Kunming, Yunnan, Cina (2005)
[exibart]