C’è lo zampino di New York in tutto questo?
Abito e lavoro a New York da cinque anni. Non credo che avrei fatto quello che sto facendo se non fossi qui. Questa città ha avuto ed ha un’influenza enorme sul mio modo di vivere, sentire e pensare. New York è tanto difficile e dura, quanto incredibilmente dolce e rassicurante. E non ti chiede niente se non di essere te stesso. Amo le sue infinite contraddizioni: tutto qui è allo stesso tempo impossibile e realizzabile. È impegnativa, tanto, e non puoi fermarti un attimo, ma ti mantiene viva e sempre pronta a realizzare progetti. Alla fine tante cose che non credevi possibili in realtà lo sono. In più è un luogo dove avvengono continuamente incontri e situazioni irreali, e tutto fa parte di quel sogno che per me è la fotografia.
In che rapporti sei con galleristi e collezionisti?
Ho cominciato da poco e ho un background completamente diverso da quello del mondo dell’arte. Quindi i galleristi e i collezionisti che seguono il mio lavoro sono per me dei mentor, persone che mi aiutano a capire come “funzionano” sia questo ambiente che le mie stesse immagini.
Come definiresti la tua fotografia?
Impulsiva e come dice una mia carissima amica photo editor, “di pancia”. Se razionalizzo troppo poi non riesco a sentire la storia, ad immergermi nella situazione.
Sei così anche nella vita?
Sono nata e cresciuta insicura, e con l’idea che tutto debba essere perfetto. Non è una caratteristica molto positiva, soprattutto nel mondo dell’arte, ma da un lato ti porta ad essere estremamente critica nei confronti del lavoro che fai, ad avere un’etica molto forte e a lavorare tanto per cercare di rendere vive le idee che hai dentro. E vivo in un mondo di sogni… Una cosa bellissima per la tua arte, non tanto quando ti rendi conto che l’arte non è fatta soltanto di sogni.
La tua formazione?
Ho studiato Lingue e Letterature Straniere tra Bologna, Madison e Parigi. Poi ho deciso di dedicarmi alla politica internazionale, perché ero curiosa di imparare di più su quello che succede nel mondo, tra gli stati e nei vari paesi. Ho fatto un Master in International Relations a Milano, sono andata in Uganda con le Nazioni Unite e subito dopo è arrivata New York, dove sono venuta per un Master in International Affairs alla Columbia University. Per quanto riguarda la fotografia, da sempre il mio piccolo sogno messo da parte, sono abbastanza self-taught.
Continui ad occuparti di ciò che succede nel mondo…
Creare storie legate a temi sociali non è facile, soprattutto se vuoi colpire, far nascere domande ed emozioni, e farne capire il significato a chi le guarda. Secondo me l’arte è uno dei mezzi migliori per rendere più accessibile l’attualità: il fine è trasmettere sensazioni forti, creare empatia e dialogo.
Quali sono stati i tuoi punti di riferimento?
I grandi fotogiornalisti. Come James Nachtway, Paolo Pellegrin, Antonin Kratochvil, Alex Majoli, Jonas Bendiksen. Ma anche fotografi che lavorano in altri ambiti: Philip Lorca diCorcia, Serge Leblon, Anton Corbijn, Alec Soth, Bill Henson, Taryn Simon, Steven Meisels, Stephen Shore.
Di quale mostra vai più orgogliosa?
Di quelle che sto preparando proprio ora a Chelsea. Mi emoziona poter mostrare il mio lavoro in questo quartiere, dove tanti artisti che ho amato hanno esposto le loro immagini.
Vuoi citare o ringraziare qualcuno in particolare?
La mia famiglia, che ha creduto in me prima ancora che lo facessi io. E Daria Bonera, photo editor di Grazia Neri, che ha seguito il mio lavoro da quando ho cominciato e la cui passione per la fotografia è una delle mie fonti di ispirazione.
Un artista che ritieni di dover segnalare?
Carlotta Manaigo, una fotografa il cui lavoro ammiro moltissimo perché sembra uscito da un sogno. E di sogni abbiamo sempre tanto bisogno…
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Un'altra giovane italiana che ha fondato i propri sogni sulla ricchezza di nonni e genitori, Interessante.
Guarda che io non commentavo il lavoro del'artista che non conosco, ma il commento precedente al mio che trovo deprimente.
Il talento di questa ragazza (e il talento in genere) non viene dai soldi... e poi cosa ne sapete voi e come vi permettete di fare i conti in tasca ad un'altra persona? Siete imbarazzanti.
Il lavoro che vedo quì è interessante, poi sarà solo il tempo a mostrarci se questa giovane artista farà strada oppure no. Se continuerà a crescere con umiltà e bravura. Come per tutti gli artisti con o senza soldi che sia.
Aggiungo un'ultima cosa alcuni degli artisti Italiani affermati (anche giovani) già sono benestanti di loro e che vuol dire? La strada percorsa e il loro lavoro non deve essere premiato e considrato perchè hanno famiglie benestanti? Ma siete pazzi?
ma si che bello poter diventare ricchi per raccomandare i nostri figli un giorno e fargli scavalcare qualcun'altro che se lo meriterebbe, e' il mio sogno, mantenerli che so, a New York a scattare due foto, vi prego italiani, condividetelo con me questo grande sogno...
Beh, Marco, che dire... inutile fare gli invidiosi, piuttosto cerchiamo di diventare ricchi anche noi cosi' i nostri figli potranno permettersi i sogni che ci sono stati negati. O no?
Ragazzi...interessate rispetto a quali parametri? Si tratta di reportage che ammicchano all'arte contemporanea.Non mi sembra che si tratti di qualcosa di nuovo. Forse tecnicamente ben fatto. Ma sapete quanti ce ne sono di tecnici a questo mondo? La cosa interessante è che si tratta di una generazione sostenuta da quella precedente senza che questo debba essere giudicato negativo.
L'unica cosa deprimente, caro Giovanni, e' una persona che crede che offrire ai propri figli le migliori chance per coltivare le proprie aspirazioni sia viziarli o raccomandarli a scapito di altri piu' bravi. Manda pure i tuoi figli a lavorare in catena di montaggio a 18 anni allora, in questo modo di sicuro i piu' bravi non lo diventeranno mai, in nessun campo. Ma forse quando maturerai e avrai dei figli la vedrai diversamente.
hai ragione solo su una cosa lisa: la vedrò diversamente.