Questa definizione trova riscontro in ciò che viene scritto sul tuo conto? Chi segue la tua produzione?
Uno informato sui fatti è Marco Tagliafierro. Ad ogni modo l’interpretazione del mio lavoro non è qualcosa che io possa o voglia controllare. Una volta un’impiegata di un’azienda finanziaria, guardando Defragmented Portrait 3, un dipinto in 3d, mi disse che ci vedeva… una fotocopiatrice. Non me la sono presa: se uno non ha i mezzi per capire alcune cose, evidentemente ne capirà altre; d’altronde io non capisco niente di finanza.
Come sei diventato un artista?
Non ho mai fatto altro, da bambino stavo in casa a disegnare invece di uscire a giocare a pallone. Ho continuato e spero di andare avanti per il resto della mia vita, tutto qui… Mi sono formato all’Istituto d’Arte a Imperia e all’Accademia a Bologna. Poi sono arrivati i centri sociali, importanti soprattutto per la musica. Dopo l’Accademia ho deciso di smettere di studiare: invecchiare a scuola sottrae tempo.
Come vivi il rapporto con galleristi e tuttofare dell’arte?
Con nervosismo. Sono uno abbastanza preciso e vorrei che lo fossero altrettanto le persone con cui lavoro. Hai presente come lavora uno come Paolo Zani? Ecco, quello è il mio modello di riferimento. Vorrei che tutto funzionasse come un orologio, che non si ripetessero mai gli stessi errori una seconda volta.
Che mi dici di Manuela Klerkx?
È un punk con l’energia di un camionista in un corpo da pin-up. Mi piace il suo stile, ha una volontà irruenta e la carica giusta. Detto questo, i conti si fanno sempre alla fine. L’importante è essere liberi di scegliere con chi lavorare. E se non rendo, mi aspetto di essere cacciato a calci.
Pregi e difetti del tuo carattere?
Un pregio è che sono timido e che non lecco culi; un difetto che sono onesto e mi spacco il culo. Ho problemi da risolvere e questo non mi lascia abbastanza tempo per godermi la vita. Nella vita quotidiana sono piuttosto egoista, anche se tendo a non accorgermene. A volte posso risultare avaro di sentimenti. Non, però, come un vecchio senza cuore, piuttosto come un dottore nei confronti di un paziente.
Arte e attualità socio-politica possono guardarsi dritte negli occhi?
Non c’è mai stata alternativa. L’arte è un fenomeno espressivo che si lega ad un contesto culturale specifico, anche geografico, e produrre un oggetto estetico è sempre un atto anche politico. Forse in Italia questo si percepisce meno. D’altronde la classe politica non è in grado di capire l’arte contemporanea. Il disastro Sgarbi/Moratti ne è la prova. La classe politica è una categoria sociale ignorante eletta da una popolazione che tuttora obbedisce in gran parte ai dettami della religione, della superstizione, della pubblicità e dei favoritismi. Io non so nemmeno dove cazzo è Ceppaloni, eppure guarda cosa è successo…
Tu dove lavori?
A Cortemaggiore, tra Parma, Piacenza e Cremona, nell’ex sartoria di mio nonno. I miei progetti nascono sullo stesso tavolo dove lui confezionava vestiti. Questo mi gratifica molto: se ne è andato da poco ed era come un padre per me. È un’unica stanza: ci ho costruito una specie di cucina e ho messo in comunicazione il piano superiore, dove dormo. Ho anche un cortile e un’altra area dove testo i materiali pericolosi, oltre a una piccola stanza dove suono e registro. Generalmente quando sono a casa faccio vita di studio ventiquattro ore al giorno, anche se poi le idee migliori vengono quando sono in giro. Di una cosa sono assolutamente certo: la zona in cui sono cresciuto ha influito sul mio modo di intendere l’utilizzo del colore, perché tra l’Emilia e Sanremo ho visto molto grigio e molti colori, anche se poi la differenza l’ha fatta il grigio. Purtroppo ci sto sempre meno, tra poco mi trasferirò all’estero.
Quale, finora, la tua mostra più riuscita?
Difficile rispondere. Negli ultimi due anni ho spinto il lavoro in diverse direzioni e sono vari gli aspetti della pittura che ho approfondito, al punto che non sono più sicuro di poter parlare di pittura. Non penso alla mostra più “riuscita”, ma alla più importante per la crescita del lavoro: Netmage 05, dove grazie ad contesto più sperimentale ho potuto tirare una riga su quello che rischiavo di essere ed ho iniziato a spingere sull’acceleratore. Lì ho capito che sperimentazione e interdisciplinarietà sono componenti irrinunciabili dell’arte. Ho maturato la convinzione che disegnare un font, esibirsi su un palco o dipingere un quadro hanno lo stesso valore.
Chi ha delle possibilità di emergere su scala internazionale?
Qualche possibilità ce l’ha il mio amico Luca Trevisani, se non torna in Italia.
Chi è sopravvalutato?
Francesco Vezzoli, che per me è un enigma. Ma forse i miei difetti sono le sue qualità.
articoli correlati
Simone Tosca a Cortocircuito a Novara
exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di pericle guaglianone
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 49. Te l’eri perso? Abbonati!
[exibart]
Fino al 2 giugno 2025 il Forte di Bard dedica una mostra a Emilio Vedova, maestro indiscusso della pittura italiana…
Dopo otto anni di lavori, quel percorso lungo un chilometro che collega gli Uffizi a Palazzo Pitti torna ad essere…
Re Lear è morto a Mosca, Re Chicchinella, Lo cunto de li cunti: tanti gli spettacoli che hanno spiccato per…
Dai film cult alle ultime uscite del 2024. Una selezione di titoli estremamente vari, accomunati soltanto da case d'asta, vendite,…
Dai costumi e scene per balletto di Yves Saint Laurent, all’evoluzione del colore rosso esplorato attraverso tessuti e documenti storici:…
Sulle note di All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey o di Last Christmas, ma anche dell’intramontabile…