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exibinterviste – la giovane arte Teodoro Lupo
parola d'artista
La fotografia come intervento deduttivo. Senza dimenticare il problema della bellezza. L’amore per Berlino, un pc sempre connesso e lo zaino sempre pronto. La solidità dell’artista che si dichiara autodidatta…
Come molti vivi a Berlino. Ce ne parli?
Sono arrivato qui cinque anni fa, e ancora non ne parlava nessuno. La mia Berlino coincide in minima parte con quella nota, dell’elettronica o delle gallerie. È soprattutto una città ampia e spaziosa, rilassata e confortevole ed è questo che ha aiutato il mio lavoro.
In che senso?
Ho imparato qui a “pulire” le mie immagini e ad andare ancora più a fondo alle cose. Per quanto mi piaccia viaggiare, guardare e capire altri luoghi, Berlino è e sarà ancora a lungo il mio principale campo di giochi. E quando non lo sarà più le rimarrò comunque debitore.
Quale la tua mostra migliore?
La personale alla Jarach Gallery, da poco conclusa. Sono stati due mesi di preparazione impegnativi ma ho avuto la fortuna di lavorare con persone attente e disponibili. Si è rivelato un ottimo coronamento dopo il lungo lavoro sui notturni della mia serie Von hier an blind. Penso all’allestimento e alle luci, ma anche al catalogo.
Riavvolgiamo il nastro. Parlaci degli inizi…
Ho avuto una famiglia molto interessata all’arte, e questo avrà pur avuto il suo peso. Comunque è successo tutto nel ’98: sono andato a vedere una collettiva di fotografia a Modena e tornando a casa in treno ho pensato: questo è quello che voglio fare. È stato un chiarimento tra me e me, da allora mi sono impegnato in questa direzione e in null’altro.
La tua formazione?
Liceo scientifico e laurea in Conservazione dei Beni Culturali. E poi viaggi, molti libri e mostre, tutto ciò di cui abbisogna il repertorio dell’artista autodidatta.
I tuoi riferimenti? Amori o soltanto influenze?
Tanti. Più amori che influenze. Eccone alcuni: Kasimir Malevich, Piet Mondrian e Alberto Burri, Peter Handke, Hugo Pratt e Andrei Tarkowskij, Luigi Ghirri, Guido Guidi e Stephen Shore.
Due parole sulla sua ricerca?
Sono un fotografo e mi interrogo sull’atto del vedere; quindi meno immaginare e più dedurre. Senza dimenticare la bellezza. Alla Hamburger Bahnhof di Berlino c’è un’opera che recita “l’arte deve avere il coraggio di essere brutta”, possibilmente io invece la vorrei anche bella.
Qualche dato caratteriale, come artista e come uomo?
Sono esigente nei confronti miei e di chi mi sta attorno. Questo mi porta da un lato ad essere rompipalle con gli altri e a considerare il mio lavoro sempre perfettibile e non degno di essere mostrato, dall’altro è la spinta al continuo miglioramento. Inoltre credo di essere generoso.
Un pensierino politico?
Credo che il pre-pensionamento della quasi totalità dei dirigenti con più di quarantacinque anni mi regalerebbe una buona giornata.
Una persona cui devi molto?
Ale, il mio coinquilino, confronto e aiuto quotidiano. Cosa farei senza di lui?
Fa il gallerista?
Naa… Ma anche in quel senso sono stato fortunato: fin qui il mio rapporto coi galleristi è addirittura piacevole.
E la critica?
Ho apprezzato molto il testo che Antonello Frongia ha scritto per Von hier an blind e il lavoro di Daniele de Luigi. Sul mio conto cantonate non ce ne sono state, ma non ho mai avuto modo di avere un testo davvero originale, che mi dica qualcosa che ancora non so e che mi interessi.
Sei tipo da studio?
Niente studio ma una stanza non troppo grande, con un letto, i libri importanti, una scrivania con un pc sempre connesso, uno zaino sempre pronto con la macchina fotografica e le pellicole in frigo.
Artisti per cui fai il tifo?
Auguro di ottenere tutto quello che meritano a Giorgio Barrera e Claudio Gobbi per quel che riguarda la fotografia e anche a Rebecca Agnes e Laurina Paperina.
Artisti che detesti?
Ho dei problemi a ricordare nomi, se ci riesco è solo per gli artisti che mi piacciono.
exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di pericle guaglianone
bio: Teodoro Lupo è nato nel 1975 a Treviso, vive a Berlino. Nel 2003 si laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Udine con la tesi La Mission Photographique de la DATAR. Una committenza pubblica europea per la fotografia di paesaggio contemporanea, relatrice Roberta Valtorta. Personali: Von hier an blind, Kernot Art Gallery, Parigi (in programmazine per novembre 2007); Von hier an blind, Jarach Gallery, Venezia (2007); Berlinbrussels (con Gian Luca Eulisse), Spazio Antonino Paraggi, Treviso (2006). Tra le collettive: PRE/VIEW, Jarach Gallery, Venezia; Nuovi Segnali, Palazzo Liviano, Padova; Il viaggio, Galleria San Fedele, Milano (2006); Radici d’acqua, Chiostri di San Domenico, Reggio Emilia (2005); Portfolio Junge Fotografie in Italien, Kunsthaus Tacheles, Berlino (2004); Portfolio Giovane Fotografia in Italia/Modena per la Fotografia, Galleria Civica, Modena; 11° Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Elios Park, Atene (2003).
[exibart]