Due parole non fumose sul tuo lavoro?I miei lavori video e film sono ritratti di sentimenti profondi, sempre in bilico tra realtà e messa in scena. È una ricerca intimista, un
Bildungsroman stratificato da immagini in movimento, che nasce dall’esigenza di condividere emozioni ed esperienze singolari. Fonti d’ispirazione per il mio lavoro sono la fisiognomica, la tragedia antica e il cinema postmoderno. È una ricerca per un Nuovo Romanticismo, Bellezza e Verità.
Quando hai cominciato a fare sul serio?Nel momento in cui è nata la consapevolezza e la necessità di condividere il mio sguardo con gli altri.
In concreto? Percorso canonico?Direi di no. Ho una formazione classica, teatrale e cinematografica. Dopo una laurea in Drammaturgia e gli studi di regia all’Accademia d’Arte Drammatica a Milano, la città in cui son nato, son partito per Londra, dove ho iniziato a girare i primi video, nei quali ho messo a fuoco il mio immaginario e un linguaggio personale per comunicarlo.
Quali gli artisti che hai amato?Caravaggio, i Preraffaeliti e la Nouvelle Vague del cinema francese, Robert Wilson, Derek Jarman, Rainer Werner Fassbinder, Elizabeth Peyton, Doug Aitken, Sophie Calle, Eija-Liisa Ahtila, Sam Taylor-Wood…
Pregi e difetti del tuo carattere?Sono profondamente romantico e idealista.
Una persona che devi ringraziare?Caroline Corbetta, che ha curato la mia personale
The Sentimental Glance alla Galleria Maze, a Torino. Il nostro è un percorso intenso, nato da un confronto serrato e sincero, uno scambio continuo e fondamentale per la mia ricerca.
Solo lei?Anche Luca Conzato e Riccardo Ronchi, di Maze. Sono due persone speciali, che stimo molto. Mi hanno permesso di mostrare il mio lavoro nel modo migliore, e sono sempre validi interlocutori per ogni scelta. Mi ritengo davvero fortunato: dialogo e lavoro di squadra sono fondamentali.
La critica cosa pensa di te?Devo ammettere che pochi critici conoscono in modo approfondito il mio lavoro. Alcuni si fermano alla Bellezza, senza comprendere che è assolutamente funzionale alle emozioni. In ogni caso ho letto anche interpretazioni interessanti, che hanno aperto alla mia riflessione nuove prospettive. Utopisticamente desidererei un confronto più denso e meno superficiale.
Hai uno studio?Ho un piccolo studio a Milano, di fronte al parco. È uno spazio/archivio molto luminoso, in cui faccio ricerca, studio e organizzo il lavoro. È uno spazio per pensare più che per produrre, dal momento che i miei film e video si sviluppano sempre in location differenti. Resta comunque il luogo privilegiato per la pre-produzione e la finalizzazione.
Più importante Milano o Torino per il tuo lavoro?Il mio studio è la base da cui parto sempre per cercare nuovi stimoli. Detto questo, penso sia piuttosto significativo il fatto che lavori con una galleria di Torino, città che mi affascina e sorprende in continuazione, e per quanto sia inevitabilmente legato a Milano non ho legami profondi con il suo sistema.
Su cosa stai lavorando?In questo momento sono in Friuli, a Monfalcone, a girare un video commissionato da Andrea Bruciati per le nuove acquisizioni della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea. Dopo un’articolata ricerca sul territorio ho individuato una chiave di lettura insolita che sta rendendo questa esperienza entusiasmante.
Una mostra che non scorderai?La più impegnativa,
The Sentimental Glance, del febbraio scorso, a Torino alla Galleria Maze. È stato uno sforzo notevole raccogliere in un’unica installazione cinque anni di lavoro, un ciclo completo costituito da sei opere tra film e video. Per la prima volta tutti i lavori assieme hanno prodotto una nuova rete di corrispondenze e significati inediti. Questa mostra ha inoltre posto le basi per considerazioni sulla pratica installativa che porterò avanti nelle prossime produzioni.
articoli correlatiLa personale da Maze a Torinoexibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di
pericle guaglianone