Categorie: parola d'artista

exibinterviste_la giovane arte | Bartolomeo Migliore

di - 26 Novembre 2004

Come sei diventato un artista? Cosa è stato davvero determinante? In questo momento della tua vita stai facendo quello che hai effettivamente scelto o fai questo lavoro per cause fortuite?
Le cause sono sempre un intreccio di situazioni, a volte anche fortuite, ma l’interesse per il “visivo” c’è sempre stato. Determinante per me più di ogni altra cosa, la visita a Berlino a fine anni Ottanta, il muro con il suo linguaggio ha stimolato l’uso della parola come soggetto nel mio lavoro. Perseverare in questo lavoro significa necessariamente averlo scelto.

Solitamente spetta ai critici sintetizzare e descrivere la ricerca di un artista. Se dovessi invece sinteticamente, in tre righe, definire la tua arte come faresti?
Crossover.

Un tuo pregio e un tuo difetto…
Penso di essere abbastanza preciso nell’ambito lavorativo e di farlo in modo sereno. Un difetto è che sono un artista tardivo, come formazione, anche rispetto alla mia generazione. Ma forse un po’ di maturità non guasta.

E nella vita?
Idem. Penso che in fondo il lavoro di un artista comunque rispecchia la sua vita e le sue esperienze. E viceversa.

Una persona davvero importante attualmente per il tuo lavoro?
Me, myself and I.


Sei soddisfatto di come viene interpretato un tuo lavoro? Chi l’ha interpretato meglio e chi invece ha preso una cantonata? Che rapporto hai con i critici e con la stampa?

Il rapporto che ho con la stampa e con i critici è normalissimo, penso che nessuno abbia interpretatoli mio lavoro in modo scorretto, anche perché quando se ne scrive ci sono molti argomenti che possono aiutare a sviluppare il testo. Si può parlare di grafica, ci si può collegare ai graffiti sui muri o alle fanzine, alla musica, dalla quale estrapolo spessissimo parole e frasi, ai simboli e loghi che ultimamente uso, ai colori…

Nella tua ricerca è presente una attenzione particolare per il mondo della musica. Ce ne parli?
La musica è sempre di più una questione generazionale, una passione che ho sempre avuto, ho vissuto l’avvento del punk e del dark in modo intenso. Ed ho notato come certi gruppi anche vecchi di 30 anni come i Velvet Underground abbiano influenzato tutti questi anni. Le distorsioni di una chitarra elettrica hanno per me, nel loro suono, tutto ciò che trovi nella vita quotidiana.

Che rapporto hai col luogo in cui lavori…
Lo studio ha una aurea di sacralità, è dove realizzo tutto ciò che è stato imput ed idea. Passo molto tempo nel mio studio, per lavorare, leggere… è il luogo ideale per fermarsi e riflettere.


Quale è la mostra più bella che hai fatto e perché?

Forse Sonics del 2002 alla galleria Pack, molto intensa perché ha richiesto più di 20 giorni di installazione, molto impegno ed ho avuto la possibilità di focalizzare dei punti importanti del mio lavoro in quel momento. Gli ampi spazi della struttura hanno permesso una realizzazione completa di quel progetto.

Quanto influisce la città in cui vivi con la tua produzione? E’ indifferente? Preferisci girare di città in città o lavorare sempre nel solito posto?
E’ indifferente, ma non cambierei Torino con nessun altra città italiana. E’ la città che mi ha formato. Tuttavia dei periodi di lavoro in altre sedi potrebbero stimolare nuove aperture. Non credo che si tratti di una preferenza cambiare città, ma di una esigenza a seconda di come si sviluppa il lavoro e in quale luogo.


La politica culturale italiana e il sistema privato dell’arte. Per un giovane artista cosa significa rimanere in Italia, produrre, investire, costruire qui?
Significa rimanere nel più bel paese Europeo per paesaggio, per varietà di architettura, per storia ed eventi che lo hanno contaminato. Significa anche lavorare con molto stress, con fatica, ma questo accade in qualsiasi altro lavoro…

bio
Bartolomeo Migliore è nato a Santena, Torino, il 6 novembre 1960. Vive a Torino.
Tra le mostre personali più recenti 2004 still WORD, Galleria Michela Rizzo,Venezia still LIFE Lindig in Paludetto, Nurnberg (Germania) 2002 sonic death (my nigger soul), Galleria Pack, Milano life’s not a language, 41artecontemporanea,Torino 2001 taste ,galeria Esther Montoriol,Barcelona (Spagna). Tra le collettive: 2004 allarmi ,Caserma De Cristoforis,Como dinamiche evolutive , a cura di Gianluca Marziani, testo di Valentina Tanni,Galleria Pack,Milano il disegno è l’inizio di tutto, a cura di Luca Beatrice, Galerie Mudima 2, Berlin (Germania) the black album, a cura di Luca Beatrice, Antonio Colombo artecontemporanea, Milano 2003 young italian menome, a cura di Gianluca Marziani,The Buia Gallery,New York (U.S.A.) la pittura come concetto, a cura di Luca Beatrice, Palazzo Ducale, Massa melting pop, a cura di Gianluca Marziani, Palazzo delle Papesse, Siena

intrevista a cura di massimiliano tonelli

[exibart]









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