27 giugno 2011

Ruiu e le chiocciole

 
Animalisti, giornalisti, vegetariani e i luoghi comuni sull’arte contemporanea...

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“Liberate le chiocciole, questa non è arte”: così  titola un articolo uscito sul Gazzettino il 15 giugno a proposito dell’ Opera  “@”  che ho  presentato in occasione dell’ultima Biennale di Venezia nella mostra “Pino  Pascali, ritorno a Venezia” . L’opera consiste in 100 chiocciole della specie Theba pisana, ospitate in una teca e organizzate in fila in modo da formare il simbolo grafico della  @.

Quando ho sistemato le chiocciole il primo giorno erano ancora in letargo, ma nei giorni successivi alcune di queste, destandosi, hanno rotto la formazione spostandosi in un altro punto della teca, per poi tornare in “letargo” (in realtà si tratta del fenomeno dell’ESTIVAZIONE che riguarda il comportamento di alcuni organismi che vivono in habitat desertici, come la theba  pisana: quando questi si trovano, ad esempio in estate, in condizioni climatiche avverse, entrano in estivazione, anche per mesi,  in attesa di un clima più favorevole). Il mio intento era di coniugare, per poi mettere in contrasto, il modo, sempre più veloce , attraverso il quale l’uomo si sposta con i propri segni e il tempo della natura, che segue  dinamiche  diverse  delle quali  non  vogliamo,  né sappiamo,  più leggere  il  senso .

Ma credo di  essere  andato troppo in là,  rispetto a quanto sia in grado di capire Cristina Romieri, dell’Associazione  italiana vegetariani, che prontamente  etichettandomi come un insensibile carnefice mi ha segnalato alle autorità (Polizia Municipale, Assessore Comunale all’Ambiente, Servizio veterinario delle ULSS 12) alle quali, io che conosco e rispetto gli animali, ho consegnato la scheda dell’opera, dove, si spiega cosa sia il fenomeno dell’estivazione, e che le chiocciole sarebbero state liberate l’8 Agosto,  chiudendo così il caso.

Ma resta ancora qualcosa in sospeso…

E’ possibile denigrare il Sapere, l’Arte, in nome di una convinzione che anche se trascinata da un impeto di superficie, va contro chi, in fondo, sta dalla stessa parte? O si  tratta piuttosto di una ottusa avversione all’arte contemporanea, impacchettata da una costellazione di luoghi comuni?

massimo ruiu

[exibart]

2 Commenti

  1. Centrato un problema apparentemente marginale ma invece importante e che ha a che vedere con la censura sotto altre spoglie.
    Potrei citare il caso del “muro di bistecche” di Robert Gligorov che fu cassato (pur già previsto) nella sua personale al PAC di Milano qualche mese fa e malgrado fosse stato già presentato a Firenze qualche tempo prima senza alcuna polemica (sarà per un’antica consuetudine locale alla gustosa costata?). Per la censura la direzione si è avvalsa dell’aiuto dell’ineffabile Garante per la tutela degli animali (un ufficio del tutto inutile – ma dispendioso – insediato sotto la giunta Moratti che ben poco servì alo scopo, essendo già operativi altri organi competenti) che, invece di preoccuparsi di questioni importanti come l’abbandono, le mutilazioni, i maltrattamenti, le importazioni illegali di animali da compagnia in condizioni terribili e di frodo, pensa che sia doveroso impedire l’esposizione di un presunto altare alla dignità offesa del manzo. E ce la fa. L’opera non fu presentata.
    Nella Biennale di quest’anno stanno partendo i primi segnali degli animalisti che protestano per i poveri piccioni impagliati (già impagliati da quel dì e pluripubblicati!) di Cattelan e si chiedono perché si sia permesso un simile scempio scordando che è opera già biennalesca, già antica, già storicizzata.
    Nei paesi anglosassoni non pare che gli squali a fette di Hirst provochino altrettanto sdegno. Sarà perché gli inglesi sono assidui cacciatori e non sentono una commozione così potente verso la bestia in formalina?
    A me pare che gli ambiti di competenza si vadano pericolosamente mischiando sulla base di emozioni superficiali e poco strutturate che però vengono poi abilmente cavalcate, come sempre accade, da altri.
    Perché nessuno protesta allora per l’uso di cadaveri veri acconciati in posa di cinquecentesco Compianto all’interno del (brutto) Museo della Mafia regalatoci da Sgarbi sempre in Biennale? Evidentmente l’uomo ha meno dignità del’animale? E anche per me vale ciò che dice Ruiu (colpevole di nulla..): anch’io amo gli animali in ogni foggia, specie e razza possibile e a loro riconosco SEMPRE maggior saggezza di comportamento rispetto alla sconsiderata e incivile agitazione umana per il nulla.
    Poiché trattasi d’arte bisognerebbe abbandonare il dito puntato sul particolare che muove la “pancia” e affinare la vista (ie. la cultura) sulla qualità dell’opera, talché si possa dire che i piccioni di Cattelan non piacciono non perché sono povere bestie sacrificate sull’altare dell’ego, ma perché (a chi intende sia così) non piacciono davvero. Punto.

  2. E’ vero, il primo cretino che si alza dice : “questa non è arte”, come se sapesse di cosa sta parlando. Mi piacerebbe sapere cosa è arte per questa gente. E mi piacerebbe sapere cosa penserebbero gli scienziati se gli esperti d’arte si mettessero a pontificare di scienza come fanno gli ignoranti con l’arte.

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