È la design week. Un momento dell’anno amato, criticato, snobbato, copiato, ma certamente atteso. Piazza affollata, mercato rionale della comunicazione, delle forme, dell’esserci.
Fedele alla missione di produrre incursioni negli spazi pubblici per disconnettere le persone dal web e riportarle nelle strade, Non Riservato durante il Fuorisalone 2016 presenta Borderlight, un progetto sviluppato con il contributo di Fondazione Cariplo, il supporto del Comune di Milano, la sponsorizzazione tecnica de iGuzzini e, in questa prima tappa, la partnership con Brera Design District.
Borderlight è la voglia di illuminare le zone residuali della città, che prende forma di installazione luminosa e, unendo arte e light design diventa un’opera modulare fatta di luci, rami, ferro e persone che smettono di essere passanti frettolosi di ponti, parcheggi e diventano fruitori, parte attiva, abitanti temporanei.
La prima mossa in questa sorta di Risiko etico della qualità di vita, si concentra sul confine fra zona uno e zona nove di Milano. Il 15 aprile il Ponte delle Gabelle diventa, per qualche ora, palco scenico, teatro.
Anzi no, ritorna piazza pubblica.
A scegliere dove portare la seconda tappa di
Borderlight saranno poi i cittadini, votando i luoghi mappati e candidati da Non Riservato e dalle associazioni che operano sul territorio. Un nuovo punto di confine, diventerà così, luogo di socializzazione. Per tutti gli aggiornamenti basta connettersi al sito
www.nonriservato.net o andare sulla pagina Facebook di Non Riservato.
E il 15 aprile vuole essere un esempio di cosa vuol dire strappare le aree buie della città all’inutilizzo. Una piccola conquista che restituisce spazio al vivere comune.
Perché alle 19 Borderlight si accende e subito prende vita, evadendo dai propri confini grazie a Relè, di Simona da Pozzo (di Ex-Voto Radical Public Culture), una performance partecipata che, partendo dall’installazione, diffonde luci e gesti per metterla con passanti e territorio.
Il relè, in elettronica, è un dispositivo elettrico comandato dalle variazioni di corrente per influenzare le condizioni di un altro circuito. Qui diventa un gruppo di persone di tutte le età che si muove in fila indiana a distanza di dieci metri l’uno dall’altro. I lievi movimenti, semplici e quotidiani, attraversano la fila come una leggera scossa, un telefono senza fili. Una striscia di luce led taglia il volto di ciascuno, illuminandolo.
La fila ridisegna il confine, un percorso che i passanti possono seguire a ritroso.
Chi sono? Cosa stanno facendo? Non resta che chiedere.
Insomma riprendendo la definizione originaria, un dispositivo umano che cerca di influenzare le condizioni di un altro circuito di persone.
Il punto però è questo: come già detto, non si cerca un pubblico, ma abitanti temporanei. In questo senso Relè diventa importante. Si cercano i trenta partecipanti che la facciano vivere. «Non è richiesta nessuna preparazione specifica ma – nelle parole della curatrice – ogni abilità verrà valorizzata, dove possibile. Non avete mai fatto uno sport? Va bene! Siete dei danzatori professionisti? Va bene! Vi vergognate a parlare in pubblico? Va bene! Più saremo vari e più saremo luminosi!».
E il dipinto di questo mercato brulicante diventa più variegato, considerando la giornata nel suo insieme. L’allestimento pubblico di Borderlight inizia dalle 12, mentre de.de.p – design democratico partecipato propone le “esercitazioni visive”, per socializzare sperimentando con e sulla luce: l’arcobaleno e lo spettro solare, la sintesi additiva e sottrattiva dei colori, i dischi di Newton e Maxwell, la miscelazione percettiva.
Si arriva a sera, pronti a disorientare il buio con Relè.
Ma non basta, serve una colonna sonora.
Alle 20.30 alle immagini si unisce il suono. Live in occasione di Borderlight, Matteo Bennici violoncellista, bassista, compositore e sound designer, con il suo ultimo lavoro Solum.
Dopo Shestaya, in cui sonorizza dal vivo i film di Dziga Vertov – lavoro degno di nota per sensibilità artistica, tecnica compositiva e arrangiamenti in tempo reale, Matteo Bennici (Squarcicatrici, Tsigoti, Motociclica Tellacci e molti altri), suona il suo nuovo repertorio solista per violoncello ed elettronica, fatto di geografie sonore cinematografiche e tribali.
Certo, sembrano tutti piccoli gesti, sembra intrattenimento e forse, a qualcuno, persino perdita di tempo, ma in tempi di individualismo dilagante e disorientamento da abbandono in una società schizofrenica, troppo impegnata ad agitarsi, tutto questo diventa àncora, stimolo e condivisione reale, non da click.
Insomma, per una volta, sembra che finire sotto un ponte non sia l’ipotesi peggiore.
Non Riservato è un neonato network per la socializzazione creativa negli spazi pubblici di Milano che mette in rete, al momento, 25 associazioni