Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
11
aprile 2014
Senti chi parla
parola d'artista
Dopo cinque mesi di lavoro e di incontri con un gruppo di cittadini di Parma, inaugura oggi il progetto di Sabrina Mezzaqui Appello ai Meditanti. Ce lo racconta una delle due curatrici, Cristiana Colli
Il giorno è il mercoledì, il luogo è il Salone Neoclassico del complesso monumentale della Pilotta di Parma, la cassetta degli attrezzi è fatta di colla, taglierino, pennello, tavoletta, ago e filo. Dal 19 novembre 2013 ogni mercoledì dalle 15 alle 18 persone (dipende da impegni e contingenze) si sono ritrovate e hanno lavorato insieme, sedute intorno a un tavolo, ognuno con la sua originale e personale pratica meditativa in un’intimità per così dire pubblica, tra riflessione e azione. Il lavoro, minuzioso e preciso, è scandito da un ritmo fatto di condivisione e responsabilità individuale. La gran parte di loro non si conosceva prima, vengono da storie e luoghi diversi ma vanno nella stessa direzione, sono una comunità temporanea che ha deciso di accogliere l’invito ai Meditanti di Sabrina Mezzaqui.
Così la Pilotta – un’avanguardia già dal ‘700 con la scelta museografica di dar vita a una Collezione, fino al passato recente con il restauro e la riconfigurazione architettonica del manufatto – si conferma centro di riflessione e costruzione identitaria, cuore urbano della città, cittadella della cultura e naturale crocevia di comunità nel quale sono sedimentate esperienze e dialoghi che rappresentano nuclei concreti di appartenenza – dal Teatro Farnese alla Biblioteca Palatina, dalla Galleria Nazionale al Museo Archeologico all’Università. Il committente è la Soprintendenza per i Beni Artistici Storici ed Etnoantropologici di Parma e Piacenza – con il sostegno della Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero – che ha posto al centro l’idea di comunità e le sue metamorfosi.
Dopo una prima fase di discussione concettuale e teorica ha preso il via la costruzione insieme dell’opera che al termine del processo andrà ad arricchire le collezioni permanenti della Galleria Nazionale. L’origine è il libro – un tracciante formale, visivo e concettuale – con un testo simbolo dell’umanità che mantiene intatta e attuale la forza visionaria e l’impegno etico, Teoria e pratica della non-violenza del Mahatma Gandhi. Con paziente determinazione il gruppo di lavoro – che da oggi, 11 aprile, è operativo in mostra – settimana dopo settimana realizza, per il tramite di un’opera, un progetto comune, nato da un invito, dalla combinazione di reti di relazione e di quel passaparola che ha dato vita, tra le mura possenti del palazzo, ad una comunità temporanea che in questo ha trovato il senso di una propria appartenenza.
La modalità con cui Mezzaqui ha scelto di condurre il lavoro come processo di stratificazione implica scambio di materiali, reading, letture e un andirivieni di persone che vogliono conoscere, partecipare, vedere.
Mentre l’opera prosegue la sua costruzione, in Pilotta si apre oggi, 11 aprile, la mostra, un percorso condiviso con me e Mariella Utili, l’altra curatrice del progetto. Installazioni, opere grafiche, light box, opere su tessuto e su carta dialogano nell’antica Rocchetta viscontea con i capolavori di Correggio e Parmigianino, mentre nel Teatro Farnese risuonano le parole di Mariangela Gualtieri – un baricentro poetico costante di questi mesi, che non casualmente apre la mostra con l’opera Pane. Sono fili sottili quelli che collegano libro e parola, memorie di luogo e immanenze, esperienze, depositi e comunità creative, culturali e disciplinari che animano la struttura, un luogo di luoghi, un museo di musei. Una fortezza permeabile non solo per gli attraversamenti della sua struttura monumentale, ma per l’accoglienza gentile; non solo per gli affacci multiculturali e multidisciplinari, ma per i due verbi che ha deciso di declinare al futuro: custodire e costruire.