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16
luglio 2015
SENTI CHI PARLA
parola d'artista
Al PAV di Torino la mostra “Grow it yourself”. Piero Gilardi ci racconta la sua Ecoagorà
ECOAGORÀ
Oggi la nostra società o meglio il nostro mondo globalizzato è attraversato quotidianamente da una pluralità di conflitti sociali: dalle lotte in difesa del salario e dell’occupazione a quelle contro l’austerità e la distruzione dello stato sociale, propugnata dagli apparati politico-istituzionali al servizio del finanzcapitalismo ultraliberista, dalle mobilitazioni a difesa dei beni comuni a quelle per l’accoglienza dei flussi migratori che sfuggono dalle guerre e dalla miseria abissale del Sud del mondo.
La proposta di Ecoagorà ha al suo centro il dibattito attorno al cambiamento “rivoluzionario” del modello di sviluppo complessivo poiché questa ritengo sia la questione fondamentale della nostra era, alla quale sono più o meno direttamente interconnesse tutte le contraddizioni della odierna crisi geopolitica.
Penso che sia ormai convinzione diffusa nella rete dei movimenti ecologisti che la soluzione reale del collasso ecologico passa attraverso un radicale cambiamento del sistema politico, economico e sociale.
Il dibattito attorno a tale cambiamento si sviluppa attraverso varie direttrici teoriche, tra le quali ritengo che la teoria della decrescita di Serge Latouche sia particolarmente incisiva e in grado di innescare un fecondo dibattito. Nell’impresa culturale di stimolare e nutrire teoricamente le mobilitazioni in atto per tale cambiamento l’arte ha a mio avviso un ruolo importante poiché l’esperienza condivisa della creatività è fondamentale nel dare corpo ad un nuovo immaginario collettivo e plurale che possa “animare” le lotte politiche e i cambiamenti delle mobilità di vita sia collettive che individuali.
L’odierna arte ecologica infatti sviluppa una etica-estetica ambientale che da una parte approfondisce cognitivamente la consapevolezza della crisi ecologica, dall’altra incrementa fattivamente le pratiche sociali alternative e “virtuose” della riconversione ecologica.
L’installazione consiste in un piccolo anfiteatro ottagonale di legno, che può essere collocato sia in spazi interni che esterni. Le gradinate della struttura offrono al pubblico la possibilità di sedersi, in cerchio, per fornire momenti di discussione e di confronto. Nel contempo le gradinate ospitano una serie di oggetti simbolici della riconversione ecologica come, ad esempio, dispositivi per energie rinnovabile per il risparmio energetico, attrezzi per l’agricoltura biologica, cibi e alimenti biologici e manufatti creativi. Le persone del pubblico saranno anche invitate a donare e collocare sulle gradinate dei nuovi e diversi oggetti simbolici.
Piero Gilardi