Categorie: parola d'artista

Sogni o sei desto? Cristiano Pintaldi è sveglissimo, anzi lucido!

di - 10 Giugno 2011
Cristiano Pintaldi è giovanissimo (classe 1970), vanta già una certa notorietà, anche all’estero, soprattutto a Londra dove è attivissimo. E’ un profondo indagatore della realtà, anzi delle realtà, quella reale e quella virtuale. Pintaldi, pur essendo nato in una famiglia di pubblicitari, non lavora con slogan o spots, ma si interessa di tutte le immagini che passano attraverso un monitor, capaci oggi di raggiungere chiunque e dovunque, per diletto o dovere. Come afferma lucidamente l’artista, “di questi tempi, è ciò che ci accomuna tutti.”

Queste immagini sono ripresentate da Pintaldi attraverso una tecnica pittorica, alquanto complessa, basata sullo studio del colore “pixelato”.

Pintaldi elabora una sua visione artistica ed esistenziale basata sull’idea che il mondo personale e soggettivo di ogni singolo, diverso individuo sia come un sogno che può diventare oggettivo con le immagini mediatiche che, tuttavia, restano sempre sogni, lucidi, fatti di luce (elemento che tra l’altro si accorda pienamente con il lavoro curatoriale di Bice Curiger in questa 54esima mostra d’arte internazionale nella Laguna più chiacchierata che mai). 

Le immagini che Pintaldi seleziona sono sì fatte di luce ma diventano attraverso una complessa rielaborazione, delle immagini tangibili che conservano un senso quasi di mistero.“Le mie opere  – dichiara Pintaldi – ripropongono immagini che mi hanno colpito in qualche modo. Le prelevo dal mondo del web, dalla televisione; sono immagini mediatiche che provengono dagli schermi, e non vogliono essere una critica esplicita, ma sono in qualche modo rappresentative della realtà nella quale viviamo. Mentre l’immagine del reale è più difficile da oggettivare, la realtà virtuale è oggettiva perché ognuno di noi ha il suo punto di vista irriproducibile, è simile ma non identico. Il nostro mondo esiste in quanto ripreso dai nostri occhi e sensi, ma è più difficile da condividere; invece il mondo virtuale è condivisibile perché l’immagine dello schermo è uguale per tutti. Per realizzarla non uso un processo meccanico come quello usato dagli artisti definiti pop ma è complicatissimo, e implica uno studio del colore, una vibrazione inibita del colore nelle sue infinite combinazioni.”

Uno studio ricercato, dunque, che, non necessita di assistenti perchè è l’artista stesso a realizzare le sue opere mediante una retina traforata:“una sorta di stencil – spiega Pintaldi – che viene solitamente usato per le scritte, costruita attraverso un procedimento tecnologico e che solitamente si stacca e si butta via, riproduce la forma dei pixels e ci disegno su, parte da un vuoto.”

Il vuoto è per Pintaldi un materiale anche concettuale, l’unica tecnologia di cui si serve. “Le opere che sono in mostra in Lucid Dreams hanno qualcosa di simbolico in sé. Rappresentano il potere. La figura del Papa incarna un potere esplicito. Il proprietario della Banca mondiale, Robert Zoellick, invece non lo riconosce quasi nessuno eppure detiene il potere economico dell’intero globo, una sorta di imperatore, altro che democrazia! Le maschere sono un rimando esplicito al film di Kubrick, Eyes Wide Shut, un riferimento ad un potere più velato, mascherato appunto. Anche se la personale comprende opere realizzate nell’arco di una decina d’anni, quindi l’origine e la scelta delle immagini è variata nel tempo. L’immagine del vulcano è rappresentativa invece della forza della natura che due anni fa ha mostruosamente sconvolto non tanto il paesaggio, quanto il sistema dei trasporti aerei europei, che ovviamente contiene in sé un lato estetico perché è un’immagine dall’impatto davvero molto forte ma affascinante”.

Pintaldi non snobba affatto la televisione come tanti che oggi si lamentano di ciò che propone il panorama nazionale, anzi: “certo che la guardo la tv, ma ormai guardo più che altro quella inglese o comunque sono io a costruirmela ritrovandomi i filmati su Youtube e altri canali interessanti. Le polemiche lasciano il tempo che trovano perché la televisione si basa sulle scelte di chi la guarda. Amo molto i documentari perché soprattutto quelli realizzati bene, ti permettono di entrare dentro qualcosa che non conoscevi”.

Della scena contemporanea a Roma, la sua città d’orgine, è entusiasta anche se ammette: “in Italia quando costruiamo anche la cosa più figa, invece di essere solidali, la attacchiamo; se abbiamo musei da archi-star, strabelli in cui però è difficile attaccare a muro, basta optare su opere site specific. Ad ogni modo se io da straniero vengo in Italia, spero di vedere qualcosa di italiano, però non un quadretto,  anche se realizzato da un grande nome internazionale, anche fosse il più noto. Abbiamo cose eccezionali, ospitiamo la fiera d’arte più importante al mondo, come quella di Venezia o per il design, il Salone del mobile del Milano; ce l’abbiamo noi e basta. Le nostre gallerie tuttavia non possono competere con quelle all’estero, perché il loro fatturato è di gran lunga superiore, ma è una situazione in fermento”.

Su ciò che ha visto o vorrebbe vedere della Biennale, Pintaldi risponde: “beh a dire la verità, per via dei tempi strettissimi del lavoro preparativo alla mostra Lucid Dream, ho visto ancora poco, ma penso che mi farò un giretto, che sarà abbastanza lungo per la verità. Ho visto e mi è piaciuto molto Boltanski al Padiglione Francese. Il padiglione svizzero e tedesco non mi sono piaciuti, quello coreano e americano invece si.  Considerando che siamo un paese da serie b o c ed ospitiamo la mostra più importante del mondo, è un paradosso comunque, non ti puoi aspettare un’ accozzaglia di gente che prima vanno affermando certi diritti come Dario Fo e poi razzolano male.  Poi non puoi invitare tuo cugino, è illegale. Il padiglione Italia è da rianimare. Sgarbi non crede in niente, ed è peggio perché se fai una cosa sbagliata non credendoci proprio, è peggio, è un tradimento assurdo. E’ uno che lotta per affermare cose, poi si trova fuori. Cattelan è la tomba del padiglione centrale. Non so, ho trovato la Biennale un po’ moscetta, anche la scelta di mettere dei quadri antichi, anche se di un artista eccezionale, non ti possono far schifo i quadri in sé, perché sono di un artista eccezionale. Ma poi l’idea di appendere 5 quadretti minori appena fatti, anche se di un artista famoso, uno sopra l’altro che mi significa, non capisco. Cattelan è stato pessimo, ha sterminato dei piccioni; crea con la vita questi prodotti che secondo lui vogliono avere una valenza artistica “ma non potevi usà quelli finti??” Era anche già stata fatta, è un lavoro concettuale che perde il punto di vista etico”.

E delle illuminazioni della Biennale? “Sì “illuminante”, ma Kapoor con la sua “colonna d fumo”. E’ un po’ come chiedersi se l’arte è fumo o arrosto. Invece, è proprio fumo. Se ti viene un brutto quadro, è venuto male, ma con un tubo gigante, manometti qualcosa e ci spendi,  investi e  poi che fai? Le opere sbagliate creano simboli sbagliati ed  è sbagliato investire su opere sbagliate. Kapoor lo sceglierei per casa mia perché mi piace, non avrei motivo di parlar male su cose che amo. E’  importante che ci sia un senso generale. Conoscendo il sistema ti rendi conto che l’artista in fondo è diventato una macchina dei soldi e si perde il valore etico e concettuale….

Tornando a Lucid Dreams, Pintaldi ci spiega cosa gli è piaciuto del luogo espositivo e dell’allestimento: “Sicuramente l’impatto è forte perché ci sono grandi quadri e lo spazio è giusto per questi tipi di lavori e che tra l’altro ospita per la prima volta un evento correlato alla Biennale. San Pietro poi non è proprio un’isola ma lo è, ed era la basilica simbolica più importante prima che lo diventasse San Marco ed è la prima volta che ospita una mostra”.

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a cura di gemma pranzitelli



dal 4 giugno –al 31 ottobre 2011

Cristiano Pintaldi: Lucid Dreams

a cura di Achille Bonito Oliva

Evento collaterale della 54. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia

Castello, 40 – zona Arsenale – San Pietro di Castello

rganizzata dall’associazione culturale Opera Rebis, organizzazione non-profit romana che sostiene e promuove progetti artistici contemporanei in spazi non convenzionali privilegiando un approccio etico all’arte, ed è realizzata grazie al sostegno di BONATO Milano 1960.

Catalogo: pubblicazione monografica sull’opera di Cristiano Pintaldi edita da Silvana Editoriale

[exibart]

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