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STUDIO VISIT Il giardino segreto di Lupo Borgonovo
parola d'artista
L’incontro con l’artista nel suo ambiente di lavoro. Un’esperienza che spesso è fonte di arricchimento anche per il curatore. Che in questo caso ci conduce per mano in un luogo attraversato da una sottile magia…
mi introduce in un delicato mondo sospeso che ricorda un giardino zen, dove la natura si carica di energie intime e silenziose. Un tavolo accoglie le forme raccolte in luoghi insoliti, ognuno carico di storie e memorie personali: una conchiglia esotica, una foglia secca, semi di piante tropicali, sassi e pietre. Lupo le tocca con tenerezza, attento a cogliere ogni segnale proveniente dalle loro superfici, e mi chiede di condividere le sensazioni tattili, che accompagna con parole scelte con cura. In una libreria vicino al tavolo sono allineati alcuni libri: romanzi, saggi di storia dell’arte, poesie. «Amo i libri, ma li compro sempre di seconda mano, in alcune librerie che conosco o nei mercatini». Ha lavorato al bookshop dell’Hangar Bicocca, scambiamo qualche parola sulla nuova direttrice, Chiara Bertola, e sulle attività dello spazio. Mi racconta della sua esperienza a Brera, i rapporti con insegnanti come Laura Cherubini , che ama personalizzare con racconti appassionanti le esperienze con gli artisti, o Alberto Garutti, che raccomanda agli studenti del suo corso di mantenere sempre una distanza dall’opera. «Ho voluto eliminarla per entrare fisicamente dentro il lavoro, tentare di avere un rapporto tattile con l’opera basato sulla simpatia con i materiali, un concetto di cui parlava Luciano Fabro». Lupo si esprime con proprietà di linguaggio senza risultare affettato o saccente, arrotonda le parole con una leggera enfasi , quasi volesse trasformarle in oggetti , sferici e perfetti. «Cerco di toccare alcuni materiali in modo intimo e profondo, come il bronzo, che mi ha portato a contatto con una tradizione nobile e antica condotta dagli artigiani che lo lavorano». La sua vita, così come la sua ricerca, sembra dominata da un’attenzione non maniacale, ma necessaria. «Mi sono trovato in un mondo di tecniche di lavorazione molto particolari e ai loro processi, che si tramandano prevalentemente per via orale, che mi hanno portato a conoscere aspetti laterali e trasversali, utili per cercare di relazionarmi con un materiale solenne e monumentale ma in maniera emotiva e diretta, legata al mio corpo, in una scala intima e discreta».
studio visit è una rubrica curata da ludovico pratesi
[exibart]
A costo di sembrare cinico di fronte a tanto amore, mi sembra interessante l’attrazione quasi maniacale che la generazione di Lupo Borgonuovo ha nei confronti dei mercatini dell’usato e di tutto ciò che è arcaico e materico: giovani mantenuti e sopraffatti da un paese per vecchi che sentono questa attrazione morbosa per una retorica arcaica. Di cosa vive Lupo Borgonuovo? Possiede quella casa? I suoi genitori la possiedono? O paga un affitto? Sono cose importanti quanto le pareti di stoffa “alla giapponese”.
Sembra che la nonni genitori foundation paghi per il silenzio e l’arrendevolezza di questi giovani:” vi manteniamo ma state buoni a sorseggiare the, girare per i mercatini e riflettere sulla materia”. E dalle opere emerge chiaramente questa arrendevolezza fine a se stessa.