Quale è l’ultimo libro che avete letto?
Abbiamo appena terminato Gelo di Thomas Bernhard (uno scrittore definito da Italo Calvino, ai tempi, “genio vivente della letteratura austriaca e non solo”) e Paura di volare di Erica Jong, affascinante per l’intensità della storia e del linguaggio utilizzato. Talvolta ci piace leggere gli stessi libri per averne una visione di confronto.
Che musica ascoltate?
In questo ci troviamo molto d’accordo. Il genere musicale varia spesso in base ai momenti. In questo periodo siamo affascinati dalla musica francese anni Trenta e successivi: Charles Trenet ed Edith Piaf in particolare. Apprezziamo anche l’estro del compositore contemporaneo Ludovico Einaudi e della “cantantessa” catanese, per sua stessa precisazione, Carmen Consoli.
Quali sono le cinque città che consigliereste di visitare e perché?
Ogni città ha il suo fascino ma dovendo fare una scelta andiamo a sensazione e tra queste: Alessandria d’Egitto perché lì percepisci il reale spirito egiziano. La gente locale è molto affabile e ha una particolare simpatia per gli italiani; infatti sono molti i centri di studio del nostro idioma presenti in città; Istanbul perché, per noi, rappresenta l’esatto mix tra storia antica e contemporanea; Londra, non proprio cheap e artisticamente una tra le città europee più snob; la Sicilia (in generale), anzitutto, per la cucina e per il suo mare. Poi consiglieremmo Siracusa, in particolare Ortigia, per l’architettura della città, e il quartiere di Ibla a Ragusa. Nel mese di ottobre questa parte della città viene “invasa” da decine di artisti di strada, in occasione della manifestazione di Ibla Buskers, che la rendono surreale, portandola indietro nel tempo. Infine, più che una città, consiglieremmo di visitare la regione della Transilvania in Romania: le foreste che la ricoprono sono selvagge, fitte, misteriose e intense (ovviamente, con un salto al castello del conte Vlad).
I luoghi che vi hanno particolarmente affascinato?
Due su tutti: il Cairo, verso le Piramidi, dove l’espansione urbanistica è a ridosso della zona archeologica con evidenti contraddizioni, e Belgrado, con i suoi ex palazzi del potere bombardati e lasciati ancora lì sventrati dopo la guerra.
Quali sono gli artisti del passato di cui nutrite un particolare interesse?
Molti. In particolare Mark Rothko, del quale amiamo le campiture di colore. Di questo ci ha colpito anche la produzione iniziale che abbiamo visto a Roma, la primavera scorsa, in una retrospettiva inedita; la bravissima fotografa americana Francesca Woodman, lo scrittore siciliano Giovanni Verga. Infine, se possono definirsi del passato, sono interessantissime le opere di Francis Bacon e i capolavori dei registi Stanley Kubrick e Akira Kurosawa, soprattutto per le prime pellicole, profondamente sperimentali e appassionanti.
E i giovani artisti a cui vi sentite particolarmente vicini, artisticamente parlando?
Stranamente, molti duo. In Italia Masbedo, Ottonella Mocellin/Nicola Pellegrini e il lavoro di un nostro conterraneo Pietro Roccasalva. Inoltre apprezziamo molto la ricerca di Runa Islam e del fotografo americano Ronald Nicolaysen.
Quali sono le mostre che avete visitato che vi hanno particolarmente colpito?
Fare una selezione è complicato, comunque, provando a dirne qualcuna, una mostra di Caravaggio che abbiamo visto a Roma presso le Scuderie del Quirinale qualche anno fa, Marlene Dumas al Museo Montevergini di Siracusa, Marina Abramovic all’Hangar Bicocca di Milano, Damien Hirst a Napoli e recentemente Yan Pei Ming alla Gamec di Bergamo. In Sicilia, per l’eccezionalità dell’evento, l’ultima performance di Vanessa Beecroft a Palermo. In occasione di Start Milano, l’ultima e intensa opera di Paola Pivi e il russo Andrei Molodkin, il cui lavoro, con il petrolio tra scultura in plex che si riempiono e si svuotano con un sistema di pompaggio e le grandi tele, è rozzo e forte nel senso più positivo del termine.
Passiamo al vostro lavoro. Come si lavora in un contesto periferico come quello siciliano, anche se ultimamente Palermo sembra in fermento?
Hai ragione. La città di Palermo ultimamente è molto attiva, non solo in termini espositivi, ma anche come punto di scambio con critici italiani e internazionali, curiosi di conoscere la realtà isolana. Parte del merito va a Palazzo Riso e al Sacs, curato da Cristiana Perrella, che offre nuove possibilità d’incontro, e inoltre un ruolo non indifferente lo svolge anche Francesco Pantaleone con la sua galleria. Per il resto la Sicilia sembra vivere ancora lunghi momenti di letargo per una cattiva gestione, specialmente in passato, delle risorse patrimoniali e umane. Di contro, lavorare in Sicilia diventa prolifico nel momento della creazione, della riflessione e dello studio per la possibilità d’isolamento che riesce ad offrirti che, se ben “sfruttata”, ne favorisce il processo.
Scultura, installazione, video o fotografia?
Il discorso è complesso e ampio. Alla base di tutto il nostro lavoro c’è il disegno. Il disegno poi diventa pittura, videoanimazione, scotch nero su muro (che applicandolo sulla superficie per noi rappresenta lo “scolpire”). Il disegno si esprime anche nell’intaglio su plastica (o più tecnicamente film di polietilene utilizzato soprattutto per la costruzione di serre per la coltivazione di primizie, con lo scopo di nobilitarlo con motivi barocchi). Ad ogni modo, tutte declinazioni diverse dello stesso approccio al lavoro. Adoriamo il rapporto diretto con la superficie scelta.
Che responsabilità ha oggi un artista?
Pensiamo ne abbia tanta, soprattutto culturale. Sicuramente quella di essere consapevole e presente a se stesso e al proprio tempo, e inoltre, cercare di sorprendere gli altri senza spaventarli.
Qual è il modo migliore per descrivere la vostra ricerca?
Siamo interessati ai comportamenti umani, infatti, i nostri progetti sono il risultato di un’attenta osservazione della realtà che ci circonda: è un modo per trasferire sugli oggetti le nostre idee. Osserviamo le relazioni tra persona e persona, tra noi e gli altri, nel contesto che li circonda, affascinati dai pensieri delle persone osservate durante le fasi di ricerca per i nostri progetti. Guardare attentamente queste azioni, sentendole come proprie, oltre a tranquillizzarci ed emozionarci, non fa altro che farci scoprire noi stessi e consentirci di attribuire ad esse un significato molto più profondo di quello che gli daremmo normalmente. I progetti sono realizzati attraverso l’utilizzo della nostra immagine in rapporto alla tradizione e alla mitologia, durante eventi performativi, intimi, di cui unica espressione finale è la “redazione” attraverso tecniche diverse. In particolare, l’uso della nostra immagine non è un autoritratto, ma la proiezione di un universo emozionale. Ad offrire input stimolanti alla ricerca è anche il nostro contesto territoriale, in tutte le sue dimensioni. Il registro privilegiato è quello ironico-sociale, con l’intento di restituire molteplici immagini collaterali, talvolta contraddittorie, di abitudini ripetitive e meccaniche. Immagini che, grazie alla sottile mediazione ironica, mutano fino ad assumere carattere di riti grotteschi e paradossali.
Che formazione avete?
La nostra formazione è molto diversa: studi classici e linguistici alle superiori e successivamente abbiamo frequentato, rispettivamente, l’Accademia di Belle Arti e la Facoltà di Giurisprudenza nella città di Catania. Fondamentale per la nostra crescita sono state e saranno le continue e disparate letture oltre che frequenti viaggi.
Quanto la preparazione accademica influenza il percorso artistico individuale?
Poco purtroppo, specialmente a Catania, ed è un vero peccato! Più che la formazione accademica, al di fuori del contesto universitario, hanno influito gli incontri e le possibilità di scambio con personalità interessanti.
Avete fatto qualche residenza?
Purtroppo ancora no. Ovviamente stiamo cercando di farne qualcuna. Fino ad oggi abbiamo frequentato molti workshop, anche internazionali. Il più lungo in Egitto, ad Alessandria, della durata di un mese, un interessante meeting di quaranta persone, tra artisti visuali e scrittori, provenienti da tutto il mondo.
Pensate di rimanere in Sicilia nei prossimi anni?
Vorremmo! Ci pensiamo, ma in certi momenti è un po’ difficile specialmente per dei giovani artisti. Diversi artisti stranieri hanno scelto la Sicilia come base di riferimento per la qualità e il costo della vita. Per noi è ancora presto per una scelta definitiva in questo senso. Attualmente viviamo in Sicilia. Per il resto siamo spesso in viaggio, con il nostro computer portatile in spalla, cercando di ritagliare quanti più momenti di scambio possibile.
Progetti futuri?
Stiamo riflettendo su come suggerire modalità diverse di osservazione del quotidiano attraverso un progetto che speriamo di potere mostrare presto. Per il resto pensiamo e ripensiamo, almeno ci proviamo seriamente, in continuazione, cercando di fare funzionare “gli ingranaggi”, oliandoli spesso.
a cura di daniele perra
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BAAHH... !!
livello decisamente basso