A sangue freddo di Truman Capote, Lamento di Portnoy di Philip Roth.
Che musica ascoltate?
Rino Gaetano e i Radiohead.
Città che consigliereste di visitare e perché.
Città del Messico, perché adoriamo le megalopoli
tropicali.
I luoghi che vi hanno particolarmente affascinato.
La Tour Eiffel.
Le pellicole che avete amato di piĂą.
Amarcord, Pulp Fiction.
Le mostre visitate che vi hanno lasciato un segno.
La Planète des signes, curata da Guillaume Désanges, Sol
LeWitt, curata da
Rudolf Stingel.
Gli artisti del passato per i quali nutrite interesse.
Andy Warhol, Bruce Nauman.
E i giovani a cui vi sentite vicini, artisticamente parlando?
Samuel Richardot, per la serietĂ della ricerca.
La prima curiositĂ : il vostro nome.
Non vogliamo identificarci come coppia e quindi abbiamo
dato un nome al progetto di ricerca comune. Richard Sympson era uno pseudonimo
a disposizione.
Che formazione avete?
Cosimo è diplomato in Pittura presso l’Accademia di Belle
Arti di Brera. Marco è laureato in Fisica Teorica presso l’Università Statale
di Milano-Bicocca. Ci siamo conosciuti frequentando un corso professionale di
fotografia presso il Centro Riccardo Bauer di Milano
Avete seguito la residenza della Dena Foundation a Parigi. Cosa
ricordate di quell’esperienza?
Ha rappresentato una grande opportunitĂ . In
particolare ci ha permesso di dedicare tutto il nostro tempo alla ricerca
artistica e di entrare in contatto con il panorama artistico-critico di Parigi.
Questi spazi di confronto e discussione sono stati decisamente fondamentali per
la nostra ricerca. Su un piano personale, di quell’esperienza ricordiamo quanto
si possa vivere meglio all’estero.
Vi recate sul luogo di delitti efferati, fatti di cronaca che hanno
avuto una particolare risonanza mediatica. Registrate con la fotografia i segni
lasciati dalle comunitĂ locali, usando la tecnica del palmo a palmo. In cosa
consiste?
Il processo Palmo a Palmo è composto da una serie di
passaggi. Individuiamo il luogo utilizzando tutte le informazioni che riusciamo
a reperire. Arrivati sul luogo scattiamo centinaia di foto zenitali mappandolo
palmo a palmo. Questo significa posizionare la fotocamera sempre nello stesso
identico modo e obbligarla a registrare sempre le stesse identiche cose. Non
c’è nessuna possibilità di compiacimento. Utilizziamo la macchina fotografica
come se fosse uno scanner perché l’unica cosa che ci interessa è “scandire” il
nostro soggetto. Successivamente procediamo con il montaggio digitale dei vari
scatti “ricostruendo palmo a palmo la scena del delitto”. Utilizzare questo
processo ci permette di realizzare immagini descrittive e non rappresentative
del luogo. Rifiutando l’unico punto di vista proprio della macchina fotografica
manteniamo tutti gli elementi sullo stesso piano, evitando di dare una
struttura gerarchica. In questo modo non imponiamo allo spettatore alcuna
interpretazione, evitando così ogni tipo di “stereotipizzazione” dell’immagine.
Realizzare una scansione dei luoghi a qualche settimana di distanza dall’evento
ci permette di documentare quello che piĂą ci interessa, ossia i segni, le tracce,
i feticci depositati sul luogo dalle comunitĂ emotive che si generano, anche in
virtù della manipolazione mediatica degli eventi. L’immagine viene stampata in
scala 1:1 rispetto al reale.
Quelle fotografie, una volta esposte, dopo un lavoro lungo e complesso,
le distruggete. A rimanere è il file digitale. C’è un legame col fatto che, una
volta spenti i riflettori dei media, molti casi finiscono nel dimenticatoio?
Parleremmo piĂą di un gesto iconoclasta. Ogni
interpretazione metaforica è a disposizione di chi legge il lavoro.
Siete maniaci del dettaglio, della resa formale. Forse perché
entrambi provenite dal mondo della fotografia professionale. Nel lavoro Il
vuoto al centro
utilizzate delle ghirlande di cui fotografate piccole porzioni di fiori per poi
accorparle di nuovo. Quanto è importante la tecnica per voi?
La nostra preparazione tecnica è sicuramente importante,
ma quello che ci interessa raggiungere nei nostri lavori è un’aderenza tra
forma e contenuto. Ogni contenuto crediamo abbia una forma specifica. Nei
nostri lavori fotografici il linguaggio è importante quanto i soggetti.
Utilizzare amatorialmente un linguaggio è una modalità che non condividiamo e
che anzi troviamo facile e “politicamente”
pericolosa. Così come nella Serie Palmo Palmo, utilizziamo lo stesso processo
anche nel progetto Il Vuoto al Centro. Anche in questo progetto utilizziamo la fotografia per
descrivere. Nella nostra ricerca ci confrontiamo con il “luogo comune”. Nella Serie
Palmo a Palmo si
considera il “luogo comune” nell’accezione didascalico-giornalistica, nel
progetto Il Vuoto al Centro, invece, il “luogo comune” lo affrontiamo nell’accezione
semiotica. In particolare, abbiamo scelto un topos della natura morta, la
ghirlanda floreale, come esempio di sconfinamento dello spazio rappresentativo.
La cornice è inglobata dallo spazio quadro. Le sette immagini che compongono il
progetto sono sette tra le variazioni possibili del segno ghirlanda floreale.
Esporrete in una mostra itinerante un progetto che parte dal video,
sulle insegne luminose di farmacie parigine. Di cosa si tratta?
In occasione della mostra Beyond The Dust – Artists’
Documents Today presenteremo un progetto dal
titolo Variazioni su un segno. Il progetto prevede tre diversi lavori che saranno
presentati nei tre appuntamenti della mostra. Il soggetto del lavoro è il segno
croce. Individuato nell’insegna farmaceutica, cerchiamo di comprovare la
coesistenza in essa dei tre diversi tipi di segno: indice, icona, simbolo. Nel
video, che sarĂ presentato a Milano, trattiamo il segno-icona documentando le
variazioni di giochi ottici di diverse insegne farmaceutiche parigine. Le opere
che presenteremo a Middelburg e Parigi faranno riferimento rispettivamente a
segno-simbolo e segno-indice.
Il Centre National des Arts Plastiques di Parigi vi ha
chiesto di realizzare un libro d’artista. Qualche anticipazione?
Per la mostra Beyond The Dust –
Artists’ Docuemnts Today il Cnap ha indetto un bando tra gli artisti per la realizzazione di
un libro d’artista con la funzione di opera-catalogo che entrerà a far parte
della loro collezione. Il nostro progetto, che ha incontrato il favore della
commissione, si struttura sulla doppia accezione di campionario-archivio. Da un
lato si realizza un libro che permette a ogni artista di descrivere in modo
autonomo il proprio contributo alla mostra; dall’altro la struttura mobile,
grazie alle cerniere zip di cui è dotata ogni pagina, permette di parcellizzare
i singoli contributi e di raggrupparli in striscia secondo criteri mobili
aperti a qualsiasi intervento esterno.
Richard
Sympson a Monfalcone
talent hunter è una rubrica diretta da daniele
perra
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 68. Te l’eri
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[exibart]
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